Van Basten, Gullit e Rijkaard:"Il nostro Milan, i soprannomi, Silvio...".

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Van Basten, Gullit e Rijkaard a MTV:

Gullit:"Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".

Rijkaard:"Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".

Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".

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Gullit:"Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".

Rijkaard:"Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".

Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".

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Grandi!!!
Vero anche che questi giocatori qui ormai non ci sono più.
Ipotizziamo che pure un nuovo berlusconi malato di milan decida di comprarci e spendere un miliardo di campagna acquisti.
Chi prendi?
300 milioni per Bellingham, 400 milioni per Haaland/Mbappè/Vinicius, 150 milioni per Ruben Dias.
Uno per reparto.

Non avrebbero lontanamente l'impatto che hanno avuto quei 3 la, a una frazione del prezzo.
 

Ringhio8

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Gullit:"Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".

Rijkaard:"Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".

Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".

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Non credo ci sia una parola per descrivere ciò che provo quando li vedo, emozione, nostalgia, brividi, commozione, un mix di sensazioni che ricordano molto il primo amore.
 
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Gullit:"Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".

Rijkaard:"Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".

Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".

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Amici miei, quanto vi voglio bene. Che ricordi! L'impronta di milanismo che voi tre avete lasciato in me non passerà mai. Grazie Frank, Ruud e Marco. Forza Milan!
 

gabri65

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Gullit:"Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".

Rijkaard:"Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".

Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".

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A me 'sta roba invece mette tristezza, perché non so se rivedrò mai più una cosa del genere. Con 'sti strozzini cialtroni sabotatori.

Ma poi ripenso, l'ho vissuto quel Milan. L'ho vissuto con infinito orgoglio e mi sento, in piccolissima parte, di avere in qualche modo contribuito con la mia passione.
 

numero 3

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Quanto erano forti e quanto forti siamo stati in quegli anni? Dominavamo ovunque...Anche Berlusconi nel suo prime metteva tutti in riga.
Anche Agnelli e la sua Juve con un monopolio ventennale ha dovuto chinare la testa.
Più forti delle ingiustizie diceva..ed era vero...
 
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