- Registrato
- 6 Agosto 2012
- Messaggi
- 37,696
- Reaction score
- 6,721
Come riporta Repubblica è vicino l'accordo di Recovery Fund al Consiglio. Si tratta di 750 miliardi, 390 miliardi di sussidi e 360 di prestiti. All'Italia andranno 209 i miliardi composti da 82 mld in sussidi e 127 mld in prestiti. I Paesi cosiddetti frugali sono pronti a dire sì alla bozza.
Repubblica usa toni meno trionfalistici: è pronta l'intesa sugli aiuti. Per l'Italia previsti 208 miliadi, ma col freno. Il nostro paese sarà sorvegliato speciale. Ci sarà un meccanismo di controllo. Un gruppo qualificato di paesi potrà bloccare le somme erogate se ne viene contestato l'uso.
La soluzione prevede che quando un governo proporrà il suo Piano nazionale di riforme, precondizione per accedere al Recovery, la Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo in base al tasso di rispetto di politiche verdi, digitali e delle raccomandazioni Ue 2019-2020: per l’Italia riforme di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità. Su richiesta di Rutte, contrastata invano da Conte, il giudizio di Bruxelles sarà però votato anche dai ministri a maggioranza qualificata: un gruppo di paesi che rap-presenta il 35% della popolazione potrebbe bloccarlo. Rutte è inoltre riuscito a imporre un “Super freno d’emergenza” per i successivi esborsi dei soldi. Significa che le singole decisioni sui pagamenti della Commissione dovranno essere confermate dagli sherpa dei ministeri delle Finanze della zona euro (Efc) «per consenso»: qualcosa meno di un diritto di veto. Inoltre «se uno o più governi» dovessero vedere «serie deviazioni dai target», potranno chiedere che la situazione di un singolo Paese venga discussa dai leader al successivo Consiglio europeo, con la Commissione che dovrà bloccare i paga-menti. I leader dovranno risolvere la faccenda «in modo decisivo», compariva nell’ultima bozza. Una formulazione volutamente ambigua del processo politico sulle riforme che dava modo a Rutte di interpretarlo come diritto di veto ma sostituito all’una di notte nell’ultimo incontro con Conte, Merkel e Macron con la formula «in modo esaustivo». Tutto il processo potrà durare al massimo tre mesi, al termine dei quali sarà la Commissione ad avere l’ultima parola sui fondi, scartando la richiesta olandese di lasciare la decisione finale ai governi. La procedura potrebbe quanto meno rallentare l’arrivo dei soldi ed esporre il governo a forti condizionamenti politici delle altre capitali. La coppia franco-tedesca ha invece difeso Conte dal taglio dei soldi, con gli stessi nordici che hanno lottato contro i sussidi ma non hanno mai cercato di intaccare l’assegno per l’Italia. Nella notte è stato superato anche lo scontro tra Macron e Rutte, convinti di vincolare i fondi al rispetto dello stato di diritto, e Orbàn e Morawiecki con una soluzione smussata
Repubblica usa toni meno trionfalistici: è pronta l'intesa sugli aiuti. Per l'Italia previsti 208 miliadi, ma col freno. Il nostro paese sarà sorvegliato speciale. Ci sarà un meccanismo di controllo. Un gruppo qualificato di paesi potrà bloccare le somme erogate se ne viene contestato l'uso.
La soluzione prevede che quando un governo proporrà il suo Piano nazionale di riforme, precondizione per accedere al Recovery, la Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo in base al tasso di rispetto di politiche verdi, digitali e delle raccomandazioni Ue 2019-2020: per l’Italia riforme di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità. Su richiesta di Rutte, contrastata invano da Conte, il giudizio di Bruxelles sarà però votato anche dai ministri a maggioranza qualificata: un gruppo di paesi che rap-presenta il 35% della popolazione potrebbe bloccarlo. Rutte è inoltre riuscito a imporre un “Super freno d’emergenza” per i successivi esborsi dei soldi. Significa che le singole decisioni sui pagamenti della Commissione dovranno essere confermate dagli sherpa dei ministeri delle Finanze della zona euro (Efc) «per consenso»: qualcosa meno di un diritto di veto. Inoltre «se uno o più governi» dovessero vedere «serie deviazioni dai target», potranno chiedere che la situazione di un singolo Paese venga discussa dai leader al successivo Consiglio europeo, con la Commissione che dovrà bloccare i paga-menti. I leader dovranno risolvere la faccenda «in modo decisivo», compariva nell’ultima bozza. Una formulazione volutamente ambigua del processo politico sulle riforme che dava modo a Rutte di interpretarlo come diritto di veto ma sostituito all’una di notte nell’ultimo incontro con Conte, Merkel e Macron con la formula «in modo esaustivo». Tutto il processo potrà durare al massimo tre mesi, al termine dei quali sarà la Commissione ad avere l’ultima parola sui fondi, scartando la richiesta olandese di lasciare la decisione finale ai governi. La procedura potrebbe quanto meno rallentare l’arrivo dei soldi ed esporre il governo a forti condizionamenti politici delle altre capitali. La coppia franco-tedesca ha invece difeso Conte dal taglio dei soldi, con gli stessi nordici che hanno lottato contro i sussidi ma non hanno mai cercato di intaccare l’assegno per l’Italia. Nella notte è stato superato anche lo scontro tra Macron e Rutte, convinti di vincolare i fondi al rispetto dello stato di diritto, e Orbàn e Morawiecki con una soluzione smussata