Piaccia o non piaccia, l’obiettivo del Milan è arrivare almeno tra le prime quattro nella Serie A 2020/2021. Perché è soltanto arrivando tra le prime quattro che poi il percorso di un club entra nel vivo. Il rilancio di un club entra nel vivo.
Noi lo vediamo bene, quando una squadra (ammesso che abbia il bacino d’utenza e il potenziale, perché la Roma ad esempio ha fatto anni e anni in CL e fatturava come un Milan fuori da tutto, ma il Milan il bacino d’utenza ce l’ha, è tra le prime al mondo in quel senso, e il potenziale, sempre in tal senso, è incalcolabile, se torna stabilmente dove deve stare) rientra in un certo “range”, poi lì ogni anno deve migliorarsi per rimanerci. Ed è così, anno dopo anno, e lo vediamo ad esempio sull’altra sponda del Naviglio, laddove prima se la giocavano punto a punto con L’otite e poi da quel fatidico spareggio Champions Lazio-Inter 2-3 (con tanto di pastetta ignobile, da ufficio inchieste, di quel fango di di De Vrij) è cambiato tutto, e la seconda squadra di Milano (al netto dei problemi avuti dalla proprietà che li costringerà a ridimensionare) è entrata in un’altra dimensione.
Piaccia o non piaccia è così.
Non siamo più nel 2001, laddove un Milan sesto in campionato (perché tale fu la posizione del Milan nel campionato 2000/2001) poteva permettersi di rilanciare in Estate prendendo Inzaghi e Rui costa. All’epoca la posizione geopolitica ed economica del calcio italiano era diversa, come diverso era l’impatto dei ricavi Champions, che oggi sono quasi tutto per un club. All’epoca andando in UEFA potevi comunque permetterti Inzaghi e Rui Costa, oggi andando nella UEFA attuale, cioè l’EL, puoi permetterti gli Hauge, i Krunic e i Tonali.
Quindi, e lo dico nella maniera più brutale possibile, se mi ponessero di fronte alla scelta obbligata tra questi due scenari:
1. 6-0 dal Manchester all’andata e 0-6 a San Siro al ritorno per un aggregato di 12-0 nel doppio confronto ma con quarto posto finale.
2. Passaggio del turno col Manchester e arrivo in finale dove perderemo eroicamente 4-3 contro il Tottenham giocando una grandissima partita e arrivando quinti in campionato essendo però quarti fino a 10’ dalla fine (ricorda qualcosa?).
Sceglierei, con la morte nel cuore, lo scenario numero 1. Perché sarebbe l’unico a darci un futuro, piaccia o non piaccia. Se la situazione geopolitica, economica e tutto il resto (impatto dei ricavi Champions sulla competitività delle squadre ecc) fosse quella del 2001 invece preferirei lo scenario numero 2, nonostante tutto.
Piaccia o non piaccia, il nostro futuro passa dal ritorno stabile in CL (che non dà 100 milioni, a meno che tu non la vinca, ma l’anno scorso -non so quest’anno-, nel 2019/2020, la seconda squadra di Milano incassò 48 milioni di euro per arrivare terza nel girone di Champions, e la Juventus dal 2012, che fatturava 200 milioni di euro come noi ora , è arrivata a fatturare quasi 600 milioni nel 2017).
Proprio perché siamo nel 2021, e non nel 2001. E il mondo del 2021 è diverso (purtroppo) da quello del 2001.
E con futuro intendo un futuro nel quale finire anche solo una stagione con zeru tituli potrà e dovrà essere considerato un fallimento, dove la NORMA dovrà essere giocare per VINCERE, e non per vincere l’Europa League, ma per vincere scudetti e Champions League. Perché si, oggi, anno 2020/2021, il nostro scudetto è il quarto posto, ma il fatto che il quarto posto finale sarebbe come uno scudetto per noi non è né potrà essere la nostra dimensione naturale, ma è la naturale conseguenza di un Medioevo calcistico SENZA PRECEDENTI (gli anni 1979-1986 sono stati peggiori solo per le due B, altrimenti questi sarebbero stati perfino peggio) nel quale siamo stati sprofondati dallo stesso che, dopo averci fatto diventare il club numero 1 al mondo, ci ha detronizzati.
Futuro, quello detto sopra, che però potrà cominciare a venire costruito solo tornando in Champions e rimanendoci.
Poi chiaro che spero di arrivare quarto e vincere l’EL (se vincessimo l’EL potremmo anche arrivare quinti perché andremmo in CL lo stesso, a dire il vero
), o ancora meglio di vincere lo scudetto (la matematica ancora non ci condanna). O perché no, vincere l’uno e l’altro, scudetto ed Europa League. Ma so bene quale sia il nostro obiettivo più realistico (che non centrare sarebbe un suicidio totale, oltre che una compromissione del nostro futuro del prossimo lustro) e allo stesso tempo il più vitale, un vero spartiacque tra “vivere o morire”.