Super Champions dal 2027? Serie A a rischio.

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CorSera: nonostante il fallimento del progetto Superlega nel 2021, la società che lo gestisce, A22, ha riavviato un dialogo "costruttivo" con l'UEFA con l'obiettivo di evolvere il modello della Champions League.
Le due parti si sono incontrate più volte per discutere un nuovo format che entrerebbe in vigore dal 2027, alla scadenza dell'attuale contratto TV. Il presunto nuovo modello prevedrebbe:
  1. Due fasce da 18 squadre, con le prime otto della fascia con il ranking UEFA più alto che si qualificherebbero direttamente agli ottavi.
  2. La trasmissione dei diritti TV non ai broadcaster tradizionali, ma su "Unify", una piattaforma streaming dedicata. Ciò ridurrebbe i costi per gli spettatori, aumentando al contempo gli introiti pubblicitari.
Questa proposta, se attuata, causerebbe l'impoverimento delle leghe domestiche e aprirebbe una forbice di guadagno insostenibile tra i club partecipanti alla Champions e quelli esclusi, distruggendo l'equilibrio competitivo dei campionati.
L'Associazione delle Leghe Europee (a cui si è rivolto diplomaticamente il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli) e molti club temono che questa evoluzione persegua gli interessi di una ristretta élite. L'ECA (ora EFC), pur contando oltre 750 affiliate, è finanziata dalla UEFA e sembra tutelare maggiormente le prime venti società.

Contro i progetti secessionisti è intervenuto il Parlamento Europeo, che ha approvato una risoluzione storica ribadendo la ferma opposizione a esperimenti orientati al profitto che minacciano il modello sportivo europeo, il quale si basa su "equità, competizione aperta, merito sportivo e solidarietà".

Il presidente UEFA, Aleksander Čeferin, ha commentato: "L’Europa difende il suo modello calcistico, che è al servizio della società nel suo complesso e non solo del profitto di pochi". L'articolo conclude esortando l'UEFA a dimostrare, con i fatti e non solo con le parole, questa difesa.

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CorSera: nonostante il fallimento del progetto Superlega nel 2021, la società che lo gestisce, A22, ha riavviato un dialogo "costruttivo" con l'UEFA con l'obiettivo di evolvere il modello della Champions League.
Le due parti si sono incontrate più volte per discutere un nuovo format che entrerebbe in vigore dal 2027, alla scadenza dell'attuale contratto TV. Il presunto nuovo modello prevedrebbe:
  1. Due fasce da 18 squadre, con le prime otto della fascia con il ranking UEFA più alto che si qualificherebbero direttamente agli ottavi.
  2. La trasmissione dei diritti TV non ai broadcaster tradizionali, ma su "Unify", una piattaforma streaming dedicata. Ciò ridurrebbe i costi per gli spettatori, aumentando al contempo gli introiti pubblicitari.
Questa proposta, se attuata, causerebbe l'impoverimento delle leghe domestiche e aprirebbe una forbice di guadagno insostenibile tra i club partecipanti alla Champions e quelli esclusi, distruggendo l'equilibrio competitivo dei campionati.
L'Associazione delle Leghe Europee (a cui si è rivolto diplomaticamente il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli) e molti club temono che questa evoluzione persegua gli interessi di una ristretta élite. L'ECA (ora EFC), pur contando oltre 750 affiliate, è finanziata dalla UEFA e sembra tutelare maggiormente le prime venti società.

Contro i progetti secessionisti è intervenuto il Parlamento Europeo, che ha approvato una risoluzione storica ribadendo la ferma opposizione a esperimenti orientati al profitto che minacciano il modello sportivo europeo, il quale si basa su "equità, competizione aperta, merito sportivo e solidarietà".

Il presidente UEFA, Aleksander Čeferin, ha commentato: "L’Europa difende il suo modello calcistico, che è al servizio della società nel suo complesso e non solo del profitto di pochi". L'articolo conclude esortando l'UEFA a dimostrare, con i fatti e non solo con le parole, questa difesa.

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Dirò un'assurdità ma la distribuzione dei ricavi la farei in base ai risultati raggiunti solo in parte.
Mettiamo che in base al percorso ottenuto ad una squadra spettino 100 milioni. La metà può tenerseli, l'altra metà andrebbe distribuita alle squadre partecipanti al proprio campionato nazionale in parti uguali, anzi magari qualcosa anche per la B.
 
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