A me spaventavano due cose:
- il ritardo eccessivo con cui ha raggiunto la quadra tattica l'anno scorso e solo con l'arrivo di Ibra
- il suo storico e la sua carriera con sali e scendi tra serie di vittorie consecutive e crolli improvvisi
Sul primo punto, il passaggio tardivo al 4231 (su cui ero un po' ossessionato ormai da mesi) gli stava per costare il posto come ben sappiamo, ma una volta sdoganato Ibra al centro del sistema e messi finalmente Bennacer e Kessie al loro posto, lui ha fatto crescere il modello di gioco ed i suoi interpreti senza renderlo prevedibile.
Si può dire tutto quello che si vuole su come ci è arrivato (Ibra, la pausa, gli stadi vuoti, ancora Ibra, il virus, il gruppo saldato contro il tedesco, sempre Ibra), ma il campo parla per lui.
Sul secondo punto ero francamente terrorizzato, perché davvero c'erano tutti gli ingredienti anche qui per ripetere la sua ennesima seconda stagione negativa in una squadra dopo il primo anno scintillante.
Ed allora mi affidavo all'unico mio garante: Paolo Maldini.
Il modo in cui Paolo, ricevuta la conferma come dirigente, rispose ai cronisti alla domanda sulla conseguente conferma di Pioli con un inequivocabile "beh, direi!", mi ha fatto capire tante cose e mi ha tranquillizzato.
Se Maldini è così deciso ed entusiasta, vuol dire che ha qualcosa in più di una percezione, ma la certezza che il gruppo è saldissimo e che Pioli non è solo un traghettatore o un "normalizzatore" magari aziendalista, ma uomo da sistema valorizzatore.
Paolo, per quanto scottato da Giampaolo, non considererà mai come allenatore del Millan uno pragmatico che mette il risultato davanti a tutto o che cambia modulo ogni settimana, ma ha bisogno di un allenatore che crei comunque l'identità tramite spirito propositivo.
In quel momento, da scettico, mi sono detto: "vuoi vedere che Pioli ha davvero quel qualcosa da Milan?"
Non mi sbilancio ancora del tutto, ma il campo dà sempre più peso a quel "beh direi!" di Paolo.