Stadio: separazione Milan Inter. San Siro resterà.

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,472
Reaction score
41,545
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
 
Ultima modifica:

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,472
Reaction score
41,545
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,472
Reaction score
41,545
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,472
Reaction score
41,545
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
.
 
Registrato
24 Marzo 2014
Messaggi
21,308
Reaction score
2,436
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
Sulle condizioni "impossibili", mi sembra una cavolata.

Hanno solo lamentato che fossero "onerose".

Riepologhiamole:
1) Aggiungere 40 milioni di oneri da far confluire nel progetto Mosaico che così sarebbe stato totalmente coperto. Le società piangono miseria, ma disponibili a farsene carico.
2) Allontanare il più possibile, compatibilmente con lo scopo dell'opera, lo stadio da via Tesio. Le società faranno "il possibile". Che sia 1m o 6m, quello sarà.
3) Costruire in neutralità carbonica. Le società hanno detto che non è possibile costruire senza produrre Anidride Carbonica, che per soddisfare la richiesta dovranno comprare crediti compensativi (pagare per piantare alberi altrove). Quindi altri oneri. No sono contenti, ma è chiaramente non impossibile. E' questa la cosa "impossibile" citata nell'articolo.
4) Alzare la capienza vicino a 70.000 posti senza alzare lo stadio. Le società hanno detto che la capienza si può aumentare, non sanno ancora se raggiungeranno i 70.000, ma ci si avvicineranno.


Quindi le richieste sono tutt'altro che complicate, costano un pò, punto e basta.

Se la questione del vincolo sarà tolta dal tavolo questo sarà il percorso che sarà finalizzato. Anche perchè farlo a La Maura si scontrerebbe con vincoli ambientali e saremmo da capo a 12.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,472
Reaction score
41,545
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
.
 

Lineker10

Senior Member
Registrato
20 Giugno 2017
Messaggi
31,540
Reaction score
18,254
Sulle condizioni "impossibili", mi sembra una cavolata.

Hanno solo lamentato che fossero "onerose".

Riepologhiamole:
1) Aggiungere 40 milioni di oneri da far confluire nel progetto Mosaico che così sarebbe stato totalmente coperto. Le società piangono miseria, ma disponibili a farsene carico.
2) Allontanare il più possibile, compatibilmente con lo scopo dell'opera, lo stadio da via Tesio. Le società faranno "il possibile". Che sia 1m o 6m, quello sarà.
3) Costruire in neutralità carbonica. Le società hanno detto che non è possibile costruire senza produrre Anidride Carbonica, che per soddisfare la richiesta dovranno comprare crediti compensativi (pagare per piantare alberi altrove). Quindi altri oneri. No sono contenti, ma è chiaramente non impossibile. E' questa la cosa "impossibile" citata nell'articolo.
4) Alzare la capienza vicino a 70.000 posti senza alzare lo stadio. Le società hanno detto che la capienza si può aumentare, non sanno ancora se raggiungeranno i 70.000, ma ci si avvicineranno.


Quindi le richieste sono tutt'altro che complicate, costano un pò, punto e basta.

Se la questione del vincolo sarà tolta dal tavolo questo sarà il percorso che sarà finalizzato. Anche perchè farlo a La Maura si scontrerebbe con vincoli ambientali e saremmo da capo a 12.
Dopo queste 4 ce ne saranno altre 4, in un loop infinito.

E' il paese del ponte sullo stretto, questi progetti servono giusto per il blabla, per me non c'è nulla di concreto e ogni volta verrà sempre trovato un motivo per rimandare.

Giusto una domanda: in tutti questi anni, quali sono stati i progressi su questo progetto? Concreti, intendo.
 
Registrato
11 Aprile 2016
Messaggi
67,424
Reaction score
35,050
Dopo queste 4 ce ne saranno altre 4, in un loop infinito.

E' il paese del ponte sullo stretto, questi progetti servono giusto per il blabla, per me non c'è nulla di concreto e ogni volta verrà sempre trovato un motivo per rimandare.

Giusto una domanda: in tutti questi anni, quali sono stati i progressi su questo progetto? Concreti, intendo.
Amen.
E poi c'è il marmotta che confeziona la cioccolata.
Ma come c si fa ad avere ancora fiducia in questa politica, questo paese, questa burocrazia?
Ma qua siamo ben oltre l'ottimismo..

Prossimo step : marmotta bloccherà i lavori perchè deve costruire coi suoi 4 compari una diga in zona stadio.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,472
Reaction score
41,545
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.
.
 

Marilson

Milano vende moda
Registrato
29 Agosto 2012
Messaggi
8,842
Reaction score
4,454
Corsera: la vicenda del nuovo stadio di Inter e Milan, fin qui trattata come «nuovo San Siro», potrebbe dover cambiare definizione e contorni. Smettere di essere di Inter&Milan assieme, intanto. E magari alla fine non portare più nemmeno alla demolizione di San Siro. Lo dice la logica. Non c’è niente di deciso, nessun passo è stato compiuto, ma il termometro registra un raffreddamento sia del piano così come concepito fin qui (abbattimento del Meazza, costruzione del nuovo impianto «la Cattedrale» nell’area a fianco dentro un progetto di riqualificazione con uffici e aree verdi), sia soprattutto dell’idea che i due club continuino assieme. È la conclusione cui si arriva se si uniscono tutti i puntini. Con ordine.

Perché non più assieme, intanto: l’Inter sta affrontando una fase societaria delicata, che i tifosi del Milan conoscono bene per averla vissuta nel recente passato. La famiglia Zhang ha una statura diversa dal misterioso Yonghong Li, ma sono ben noti la stretta agli investimenti imposta dal governo cinese, il prestito di 275 milioni che va estinto o rinegoziato nel 2024 con il fondo Oaktree (che in caso contrario diventerebbe proprietario, come Elliott col Milan), e anche i rumors provenienti dal mondo della finanza che parlano del mandato affidato a Goldman Sachs per trovare un acquirente, che potrebbe arrivare a breve a conclusione. Comunque vada a finire, non è un’incognita di poco conto che pende sul piano. Ed ecco perché il Milan (con la spinta del nuovo proprietario Gerry Cardinale) è stato, e sarà sempre di più, costretto a prendere in considerazione piani B, C e D, per costruirsi lo stadio da solo, che sia a Sesto, a San Donato o nell’ultima area presa in considerazione, quella dell’ippodromo La Maura, sempre a San Siro, ma che ha l’enorme vantaggio di essere privata. Ai maggiori costi della costruzione dello stadio da soli, vanno scontati i 150 milioni che si risparmierebbero non demolendo il Meazza e non costruendo il sottopasso necessario nel piano originario.

E l’Inter? Se e quando ci sarà, deciderà la nuova proprietà, altrimenti potrebbe intanto restare a San Siro, magari restaurandolo (e magari rinegoziando le condizioni col Comune). A tutto ciò si aggiunge che il progetto del nuovo San Siro (non abbandonato, sia chiaro), non ha la strada spianata. La questione del vincolo, sollevata dal sottosegretario Sgarbi, sembra ormai superata dalle rassicurazioni del ministro Sangiuliano, ma nell’ultima delibera di giunta il Comune ha comunque messo le mani avanti, con una frase che ha destato un minimo di allerta («dare mandato ai competenti Uffici comunali di interpellare tempestivamente gli enti competenti circa la possibilità che lo stadio “Meazza”, in un futuro anche immediato, venga ricondotto alla categoria dei beni pubblici vincolati, dovendosi necessariamente da tale circostanza far discendere la praticabilità dell’iter approvativo»). Solo un’avvertenza, ma non c’è la sensazione che il Comune spinga per la via più breve a realizzare il progetto. Se a ciò si sommano le condizioni aggiuntive chieste ai club (alcune considerate impossibili), ecco che gli ostacoli non mancano. Un accordo con il Comune si può ancora trovare, bisogna vedere se ha ancora senso cercarlo.

Cocirio: Redbird punta su... Elliott QUI -) Cocirio: Redbird punta su... Elliott. Caso unico.

e' il miglior scenario possibile, noi che ci facciamo lo stadio nuovo e mentre lo costruiscono stiamo a San Siro, poi ce ne andiamo e lasciamo i perdenti in uno stadio praticamente inagibile dove non avranno assolutamente i soldi neanche per dare una mano di bianco alle pareti dello spogliatoio. Eccezionale :ave:
 
Alto