San Siro: Milan e Inter fredde. Sala le convoca. La concessione...

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La GDS in edicola conferma tutte le news e le dichiarazioni di Sala che abbiamo riportato ieri sul nuovo San Siro e aggiunge: scatto in profondità di Beppe Sala, Milan e Inter però alzano la bandierina: è fuorigioco. Una metafora calcistica, parlando di San Siro, è sempre ben spesa. Perché così è andata. Il punto di partenza è la commissione consiliare del Comune di Mila- no durante la quale ieri è stato presentato il progetto di ristrutturazione dello stadio Meazza firmato dall’architetto Giulio Fenyves, dello studio Arco Associati. Progetto che prevede la costruzione di un quarto anello, la possibilità dei club di continuare a giocare a San Siro durante i lavori, una capienza da 70 mila spettatori più altri 5 mila con postazioni interne, per un costo complessivo stimato in 300 milioni di euro. Ma, al netto dei particolari del progetto, sono le parole del sindaco Sala a scatenare il dibattito. Ovvero la possibilità di concedere ai club il diritto di superficie per «un lunghissimo periodo»: «Siamo aperti a tutte le soluzioni. La prima, realizziamo noi i lavori. La seconda, partecipiamo ai lavori in partnership con le squadre. E poi c’è una terza che a noi sembra la più sensata: cedere in diritto di superficie lo stadio, a lunghissimo termine. Questa via darebbe ai club la possibilità di mettere lo stadio nello stato patrimoniale. E poi, immaginando un periodo di concessione di 90 anni, vorrebbe dire abbattere la quota che dovrebbero versare al Comune». E ancora, altri passaggi importanti: «Siamo qua per spingere le squadre a ripensare un’ultima volta al valore del rimanere nella città di Milano. Da un lato i club stanno toccando con mano le difficoltà ad andare in altri comuni, dall’altro hanno situazioni economiche difficili - ha aggiunto il sindaco -. In questa situazione è possibile che ci ripensino. Ora il primo passo sarà quello di scrivere innanzitutto al Milan e per conoscenza all’Inter, visto che ci sono stati degli atti formali su San Donato, per chiedere se sono ancora interessati a San Siro. Poi vorrei convocare le squadre, per capire se vogliono ancora avere un tavolo comune oppure no».

Il Milan, come immaginabile, non si scalda. Il progetto per il nuovo stadio a San Donato è molto avviato - la Giunta ha approvato, presto partirà l’accordo di programma - e il primo investimento da 40 milioni è già realtà. Non solo, il sindaco di San Donato ha appena annunciato sei incontri a febbraio per informare i cittadini e le istituzioni. Il Milan insomma resta concentrato su quell’opzione e non esprime un giudizio sulla nuova ipotesi progettuale, che non ha visto da vicino. L’impressione netta però è che il margine di manovra sia minimo, quasi nullo. Certo, il Milan non si sottrarrà alle risposte che il Comune sollecita, anche se ritiene di doverle dare assieme all’Inter, con cui il progetto “nuovo San Siro” era stato sviluppato.

La freddezza del Milan è quella dell’Inter. La società nerazzurra non esprime giudizi nel merito sul progetto di ristrutturazione semplicemente perché non è mai stata coinvolta. Come a dire: ci fosse stata davvero una volontà di andare a fondo, magari il Comune avrebbe convocato prima i due club. Peraltro, è pressoché impossibile che la società di Zhang prenda in considerazione l’ipotesi San Siro da sola, senza il Milan, pur con l’offerta del diritto di superficie citata da Sala. A meno che il Milan non torni sui suoi passi — scenario impensabile a oggi -, l’Inter andrà dunque avanti con l’idea Assago-Rozzano, area per la quale vanta un diritto di esclusiva fino al 30 aprile

CorSera: Inter e Milan potrebbero diventare proprietari del Meazza. O meglio, questo è quello che ha proposto loro ieri il sindaco Beppe Sala nel- l’illustrare il progetto di riqualificazione dello stadio a cura dello studio Arco Associati e dell’architetto Giulio Fenyves e che prevede un quarto anello — inserito tra il primo e il secondo — oltre a una più ampia copertura per ridurre l’impatto acustico. Ma come potrebbero i due club entrare in possesso di un bene che al momento è di pro- prietà del Comune di Milano? Attraverso il diritto di superficie. «Il valore patrimoniale dello stadio è di 100 milioni di euro ma voglio ribadire che non significa che le squadre ci devono dare questo. Il valore è figlio di un contratto in essere, se facessimo un investimento che cambia il valore potremmo chiedere in parte che ci sia anche una funzione pubblica. In vari modi si può valutare una riduzione del prezzo. In caso di diritto di superficie a lunghissimo termine la cifra che le squadre dovrebbero pagare in un anno sarebbe molto più limitata. L’affitto concordato dura fino a giugno 2030, quindi si può ragionare anche su questo periodo». Per Sala, ci sono tre opzioni sul tavolo per far sì che i club restino a Milano: «La prima ipotesi è che realizziamo noi i lavori, concordando con le squadre quello che c’è da fare. La seconda è che potremmo partecipare ai lavori con le società e trovare una forma di partnership». La terza, quella «più sensata», prevede di «cedere il diritto di superficie dello stadio alle squadre a lunghissimo termine. Pensiamo che sia la più interessante, perché a nessuno sfugge il fatto che per i club avere lo stadio nel loro patrimonio è un fatto importante». E peraltro questo consentirebbe uno svolgimento dei lavori più rapido, perché li farebbero due società private. Nei prossimi giorni Inter e Milan — che ieri non erano stati invitati alla presentazione in Comune del progetto di ristrutturazione — saranno convocate dal sindaco. Che aspetta da loro una risposta definitiva sul piano A (demolizione del Meazza e costruzione di un nuovo impianto). «L’ultima interlocuzione risale a settembre — ha detto —. A questo punto le squadre devono essere nelle condizioni di rispondere alla nostra missiva». E sul progetto del Milan a San Donato, Sala si chiede se «si debba intendere come una rinuncia al progetto che i club hanno presentato nel 2019 per la realizzazione di un nuovo stadio».

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CorSera: Inter e Milan potrebbero diventare proprietari del Meazza. O meglio, questo è quello che ha proposto loro ieri il sindaco Beppe Sala nel- l’illustrare il progetto di riqualificazione dello stadio a cura dello studio Arco Associati e dell’architetto Giulio Fenyves e che prevede un quarto anello — inserito tra il primo e il secondo — oltre a una più ampia copertura per ridurre l’impatto acustico. Ma come potrebbero i due club entrare in possesso di un bene che al momento è di pro- prietà del Comune di Milano? Attraverso il diritto di superficie. «Il valore patrimoniale dello stadio è di 100 milioni di euro ma voglio ribadire che non significa che le squadre ci devono dare questo. Il valore è figlio di un contratto in essere, se facessimo un investimento che cambia il valore potremmo chiedere in parte che ci sia anche una funzione pubblica. In vari modi si può valutare una riduzione del prezzo. In caso di diritto di superficie a lunghissimo termine la cifra che le squadre dovrebbero pagare in un anno sarebbe molto più limitata. L’affitto concordato dura fino a giugno 2030, quindi si può ragionare anche su questo periodo». Per Sala, ci sono tre opzioni sul tavolo per far sì che i club restino a Milano: «La prima ipotesi è che realizziamo noi i lavori, concordando con le squadre quello che c’è da fare. La seconda è che potremmo partecipare ai lavori con le società e trovare una forma di partnership». La terza, quella «più sensata», prevede di «cedere il diritto di superficie dello stadio alle squadre a lunghissimo termine. Pensiamo che sia la più interessante, perché a nessuno sfugge il fatto che per i club avere lo stadio nel loro patrimonio è un fatto importante». E peraltro questo consentirebbe uno svolgimento dei lavori più rapido, perché li farebbero due società private. Nei prossimi giorni Inter e Milan — che ieri non erano stati invitati alla presentazione in Comune del progetto di ristrutturazione — saranno convocate dal sindaco. Che aspetta da loro una risposta definitiva sul piano A (demolizione del Meazza e costruzione di un nuovo impianto). «L’ultima interlocuzione risale a settembre — ha detto —. A questo punto le squadre devono essere nelle condizioni di rispondere alla nostra missiva». E sul progetto del Milan a San Donato, Sala si chiede se «si debba intendere come una rinuncia al progetto che i club hanno presentato nel 2019 per la realizzazione di un nuovo stadio».
 

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Il Milan, come immaginabile, non si scalda. Il progetto per il nuovo stadio a San Donato è molto avviato - la Giunta ha approvato, presto partirà l’accordo di programma - e il primo investimento da 40 milioni è già realtà. Non solo, il sindaco di San Donato ha appena annunciato sei incontri a febbraio per informare i cittadini e le istituzioni. Il Milan insomma resta concentrato su quell’opzione e non esprime un giudizio sulla nuova ipotesi progettuale, che non ha visto da vicino. L’impressione netta però è che il margine di manovra sia minimo, quasi nullo. Certo, il Milan non si sottrarrà alle risposte che il Comune sollecita, anche se ritiene di doverle dare assieme all’Inter, con cui il progetto “nuovo San Siro” era stato sviluppato.

La freddezza del Milan è quella dell’Inter. La società nerazzurra non esprime giudizi nel merito sul progetto di ristrutturazione semplicemente perché non è mai stata coinvolta. Come a dire: ci fosse stata davvero una volontà di andare a fondo, magari il Comune avrebbe convocato prima i due club. Peraltro, è pressoché impossibile che la società di Zhang prenda in considerazione l’ipotesi San Siro da sola, senza il Milan, pur con l’offerta del diritto di superficie citata da Sala. A meno che il Milan non torni sui suoi passi — scenario impensabile a oggi -, l’Inter andrà dunque avanti con l’idea Assago-Rozzano, area per la quale vanta un diritto di esclusiva fino al 30 aprile

CorSera: Inter e Milan potrebbero diventare proprietari del Meazza. O meglio, questo è quello che ha proposto loro ieri il sindaco Beppe Sala nel- l’illustrare il progetto di riqualificazione dello stadio a cura dello studio Arco Associati e dell’architetto Giulio Fenyves e che prevede un quarto anello — inserito tra il primo e il secondo — oltre a una più ampia copertura per ridurre l’impatto acustico. Ma come potrebbero i due club entrare in possesso di un bene che al momento è di pro- prietà del Comune di Milano? Attraverso il diritto di superficie. «Il valore patrimoniale dello stadio è di 100 milioni di euro ma voglio ribadire che non significa che le squadre ci devono dare questo. Il valore è figlio di un contratto in essere, se facessimo un investimento che cambia il valore potremmo chiedere in parte che ci sia anche una funzione pubblica. In vari modi si può valutare una riduzione del prezzo. In caso di diritto di superficie a lunghissimo termine la cifra che le squadre dovrebbero pagare in un anno sarebbe molto più limitata. L’affitto concordato dura fino a giugno 2030, quindi si può ragionare anche su questo periodo». Per Sala, ci sono tre opzioni sul tavolo per far sì che i club restino a Milano: «La prima ipotesi è che realizziamo noi i lavori, concordando con le squadre quello che c’è da fare. La seconda è che potremmo partecipare ai lavori con le società e trovare una forma di partnership». La terza, quella «più sensata», prevede di «cedere il diritto di superficie dello stadio alle squadre a lunghissimo termine. Pensiamo che sia la più interessante, perché a nessuno sfugge il fatto che per i club avere lo stadio nel loro patrimonio è un fatto importante». E peraltro questo consentirebbe uno svolgimento dei lavori più rapido, perché li farebbero due società private. Nei prossimi giorni Inter e Milan — che ieri non erano stati invitati alla presentazione in Comune del progetto di ristrutturazione — saranno convocate dal sindaco. Che aspetta da loro una risposta definitiva sul piano A (demolizione del Meazza e costruzione di un nuovo impianto). «L’ultima interlocuzione risale a settembre — ha detto —. A questo punto le squadre devono essere nelle condizioni di rispondere alla nostra missiva». E sul progetto del Milan a San Donato, Sala si chiede se «si debba intendere come una rinuncia al progetto che i club hanno presentato nel 2019 per la realizzazione di un nuovo stadio».

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Il Milan, come immaginabile, non si scalda. Il progetto per il nuovo stadio a San Donato è molto avviato - la Giunta ha approvato, presto partirà l’accordo di programma - e il primo investimento da 40 milioni è già realtà. Non solo, il sindaco di San Donato ha appena annunciato sei incontri a febbraio per informare i cittadini e le istituzioni. Il Milan insomma resta concentrato su quell’opzione e non esprime un giudizio sulla nuova ipotesi progettuale, che non ha visto da vicino. L’impressione netta però è che il margine di manovra sia minimo, quasi nullo. Certo, il Milan non si sottrarrà alle risposte che il Comune sollecita, anche se ritiene di doverle dare assieme all’Inter, con cui il progetto “nuovo San Siro” era stato sviluppato.

La freddezza del Milan è quella dell’Inter. La società nerazzurra non esprime giudizi nel merito sul progetto di ristrutturazione semplicemente perché non è mai stata coinvolta. Come a dire: ci fosse stata davvero una volontà di andare a fondo, magari il Comune avrebbe convocato prima i due club. Peraltro, è pressoché impossibile che la società di Zhang prenda in considerazione l’ipotesi San Siro da sola, senza il Milan, pur con l’offerta del diritto di superficie citata da Sala. A meno che il Milan non torni sui suoi passi — scenario impensabile a oggi -, l’Inter andrà dunque avanti con l’idea Assago-Rozzano, area per la quale vanta un diritto di esclusiva fino al 30 aprile

CorSera: Inter e Milan potrebbero diventare proprietari del Meazza. O meglio, questo è quello che ha proposto loro ieri il sindaco Beppe Sala nel- l’illustrare il progetto di riqualificazione dello stadio a cura dello studio Arco Associati e dell’architetto Giulio Fenyves e che prevede un quarto anello — inserito tra il primo e il secondo — oltre a una più ampia copertura per ridurre l’impatto acustico. Ma come potrebbero i due club entrare in possesso di un bene che al momento è di pro- prietà del Comune di Milano? Attraverso il diritto di superficie. «Il valore patrimoniale dello stadio è di 100 milioni di euro ma voglio ribadire che non significa che le squadre ci devono dare questo. Il valore è figlio di un contratto in essere, se facessimo un investimento che cambia il valore potremmo chiedere in parte che ci sia anche una funzione pubblica. In vari modi si può valutare una riduzione del prezzo. In caso di diritto di superficie a lunghissimo termine la cifra che le squadre dovrebbero pagare in un anno sarebbe molto più limitata. L’affitto concordato dura fino a giugno 2030, quindi si può ragionare anche su questo periodo». Per Sala, ci sono tre opzioni sul tavolo per far sì che i club restino a Milano: «La prima ipotesi è che realizziamo noi i lavori, concordando con le squadre quello che c’è da fare. La seconda è che potremmo partecipare ai lavori con le società e trovare una forma di partnership». La terza, quella «più sensata», prevede di «cedere il diritto di superficie dello stadio alle squadre a lunghissimo termine. Pensiamo che sia la più interessante, perché a nessuno sfugge il fatto che per i club avere lo stadio nel loro patrimonio è un fatto importante». E peraltro questo consentirebbe uno svolgimento dei lavori più rapido, perché li farebbero due società private. Nei prossimi giorni Inter e Milan — che ieri non erano stati invitati alla presentazione in Comune del progetto di ristrutturazione — saranno convocate dal sindaco. Che aspetta da loro una risposta definitiva sul piano A (demolizione del Meazza e costruzione di un nuovo impianto). «L’ultima interlocuzione risale a settembre — ha detto —. A questo punto le squadre devono essere nelle condizioni di rispondere alla nostra missiva». E sul progetto del Milan a San Donato, Sala si chiede se «si debba intendere come una rinuncia al progetto che i club hanno presentato nel 2019 per la realizzazione di un nuovo stadio».

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Il Milan, come immaginabile, non si scalda. Il progetto per il nuovo stadio a San Donato è molto avviato - la Giunta ha approvato, presto partirà l’accordo di programma - e il primo investimento da 40 milioni è già realtà. Non solo, il sindaco di San Donato ha appena annunciato sei incontri a febbraio per informare i cittadini e le istituzioni. Il Milan insomma resta concentrato su quell’opzione e non esprime un giudizio sulla nuova ipotesi progettuale, che non ha visto da vicino. L’impressione netta però è che il margine di manovra sia minimo, quasi nullo. Certo, il Milan non si sottrarrà alle risposte che il Comune sollecita, anche se ritiene di doverle dare assieme all’Inter, con cui il progetto “nuovo San Siro” era stato sviluppato.

La freddezza del Milan è quella dell’Inter. La società nerazzurra non esprime giudizi nel merito sul progetto di ristrutturazione semplicemente perché non è mai stata coinvolta. Come a dire: ci fosse stata davvero una volontà di andare a fondo, magari il Comune avrebbe convocato prima i due club. Peraltro, è pressoché impossibile che la società di Zhang prenda in considerazione l’ipotesi San Siro da sola, senza il Milan, pur con l’offerta del diritto di superficie citata da Sala. A meno che il Milan non torni sui suoi passi — scenario impensabile a oggi -, l’Inter andrà dunque avanti con l’idea Assago-Rozzano, area per la quale vanta un diritto di esclusiva fino al 30 aprile

CorSera: Inter e Milan potrebbero diventare proprietari del Meazza. O meglio, questo è quello che ha proposto loro ieri il sindaco Beppe Sala nel- l’illustrare il progetto di riqualificazione dello stadio a cura dello studio Arco Associati e dell’architetto Giulio Fenyves e che prevede un quarto anello — inserito tra il primo e il secondo — oltre a una più ampia copertura per ridurre l’impatto acustico. Ma come potrebbero i due club entrare in possesso di un bene che al momento è di pro- prietà del Comune di Milano? Attraverso il diritto di superficie. «Il valore patrimoniale dello stadio è di 100 milioni di euro ma voglio ribadire che non significa che le squadre ci devono dare questo. Il valore è figlio di un contratto in essere, se facessimo un investimento che cambia il valore potremmo chiedere in parte che ci sia anche una funzione pubblica. In vari modi si può valutare una riduzione del prezzo. In caso di diritto di superficie a lunghissimo termine la cifra che le squadre dovrebbero pagare in un anno sarebbe molto più limitata. L’affitto concordato dura fino a giugno 2030, quindi si può ragionare anche su questo periodo». Per Sala, ci sono tre opzioni sul tavolo per far sì che i club restino a Milano: «La prima ipotesi è che realizziamo noi i lavori, concordando con le squadre quello che c’è da fare. La seconda è che potremmo partecipare ai lavori con le società e trovare una forma di partnership». La terza, quella «più sensata», prevede di «cedere il diritto di superficie dello stadio alle squadre a lunghissimo termine. Pensiamo che sia la più interessante, perché a nessuno sfugge il fatto che per i club avere lo stadio nel loro patrimonio è un fatto importante». E peraltro questo consentirebbe uno svolgimento dei lavori più rapido, perché li farebbero due società private. Nei prossimi giorni Inter e Milan — che ieri non erano stati invitati alla presentazione in Comune del progetto di ristrutturazione — saranno convocate dal sindaco. Che aspetta da loro una risposta definitiva sul piano A (demolizione del Meazza e costruzione di un nuovo impianto). «L’ultima interlocuzione risale a settembre — ha detto —. A questo punto le squadre devono essere nelle condizioni di rispondere alla nostra missiva». E sul progetto del Milan a San Donato, Sala si chiede se «si debba intendere come una rinuncia al progetto che i club hanno presentato nel 2019 per la realizzazione di un nuovo stadio».

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Li ha convocati per pregarmi piangendo e inginocchiandosi per non farli andare via da Milano
 

Maravich49

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Mail di Sala e ogni mail del comune di Milano dovrebbero finire in SPAM direttamente.
 

7AlePato7

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La GDS in edicola conferma tutte le news e le dichiarazioni di Sala che abbiamo riportato ieri sul nuovo San Siro e aggiunge: scatto in profondità di Beppe Sala, Milan e Inter però alzano la bandierina: è fuorigioco. Una metafora calcistica, parlando di San Siro, è sempre ben spesa. Perché così è andata. Il punto di partenza è la commissione consiliare del Comune di Mila- no durante la quale ieri è stato presentato il progetto di ristrutturazione dello stadio Meazza firmato dall’architetto Giulio Fenyves, dello studio Arco Associati. Progetto che prevede la costruzione di un quarto anello, la possibilità dei club di continuare a giocare a San Siro durante i lavori, una capienza da 70 mila spettatori più altri 5 mila con postazioni interne, per un costo complessivo stimato in 300 milioni di euro. Ma, al netto dei particolari del progetto, sono le parole del sindaco Sala a scatenare il dibattito. Ovvero la possibilità di concedere ai club il diritto di superficie per «un lunghissimo periodo»: «Siamo aperti a tutte le soluzioni. La prima, realizziamo noi i lavori. La seconda, partecipiamo ai lavori in partnership con le squadre. E poi c’è una terza che a noi sembra la più sensata: cedere in diritto di superficie lo stadio, a lunghissimo termine. Questa via darebbe ai club la possibilità di mettere lo stadio nello stato patrimoniale. E poi, immaginando un periodo di concessione di 90 anni, vorrebbe dire abbattere la quota che dovrebbero versare al Comune». E ancora, altri passaggi importanti: «Siamo qua per spingere le squadre a ripensare un’ultima volta al valore del rimanere nella città di Milano. Da un lato i club stanno toccando con mano le difficoltà ad andare in altri comuni, dall’altro hanno situazioni economiche difficili - ha aggiunto il sindaco -. In questa situazione è possibile che ci ripensino. Ora il primo passo sarà quello di scrivere innanzitutto al Milan e per conoscenza all’Inter, visto che ci sono stati degli atti formali su San Donato, per chiedere se sono ancora interessati a San Siro. Poi vorrei convocare le squadre, per capire se vogliono ancora avere un tavolo comune oppure no».

Il Milan, come immaginabile, non si scalda. Il progetto per il nuovo stadio a San Donato è molto avviato - la Giunta ha approvato, presto partirà l’accordo di programma - e il primo investimento da 40 milioni è già realtà. Non solo, il sindaco di San Donato ha appena annunciato sei incontri a febbraio per informare i cittadini e le istituzioni. Il Milan insomma resta concentrato su quell’opzione e non esprime un giudizio sulla nuova ipotesi progettuale, che non ha visto da vicino. L’impressione netta però è che il margine di manovra sia minimo, quasi nullo. Certo, il Milan non si sottrarrà alle risposte che il Comune sollecita, anche se ritiene di doverle dare assieme all’Inter, con cui il progetto “nuovo San Siro” era stato sviluppato.

La freddezza del Milan è quella dell’Inter. La società nerazzurra non esprime giudizi nel merito sul progetto di ristrutturazione semplicemente perché non è mai stata coinvolta. Come a dire: ci fosse stata davvero una volontà di andare a fondo, magari il Comune avrebbe convocato prima i due club. Peraltro, è pressoché impossibile che la società di Zhang prenda in considerazione l’ipotesi San Siro da sola, senza il Milan, pur con l’offerta del diritto di superficie citata da Sala. A meno che il Milan non torni sui suoi passi — scenario impensabile a oggi -, l’Inter andrà dunque avanti con l’idea Assago-Rozzano, area per la quale vanta un diritto di esclusiva fino al 30 aprile

CorSera: Inter e Milan potrebbero diventare proprietari del Meazza. O meglio, questo è quello che ha proposto loro ieri il sindaco Beppe Sala nel- l’illustrare il progetto di riqualificazione dello stadio a cura dello studio Arco Associati e dell’architetto Giulio Fenyves e che prevede un quarto anello — inserito tra il primo e il secondo — oltre a una più ampia copertura per ridurre l’impatto acustico. Ma come potrebbero i due club entrare in possesso di un bene che al momento è di pro- prietà del Comune di Milano? Attraverso il diritto di superficie. «Il valore patrimoniale dello stadio è di 100 milioni di euro ma voglio ribadire che non significa che le squadre ci devono dare questo. Il valore è figlio di un contratto in essere, se facessimo un investimento che cambia il valore potremmo chiedere in parte che ci sia anche una funzione pubblica. In vari modi si può valutare una riduzione del prezzo. In caso di diritto di superficie a lunghissimo termine la cifra che le squadre dovrebbero pagare in un anno sarebbe molto più limitata. L’affitto concordato dura fino a giugno 2030, quindi si può ragionare anche su questo periodo». Per Sala, ci sono tre opzioni sul tavolo per far sì che i club restino a Milano: «La prima ipotesi è che realizziamo noi i lavori, concordando con le squadre quello che c’è da fare. La seconda è che potremmo partecipare ai lavori con le società e trovare una forma di partnership». La terza, quella «più sensata», prevede di «cedere il diritto di superficie dello stadio alle squadre a lunghissimo termine. Pensiamo che sia la più interessante, perché a nessuno sfugge il fatto che per i club avere lo stadio nel loro patrimonio è un fatto importante». E peraltro questo consentirebbe uno svolgimento dei lavori più rapido, perché li farebbero due società private. Nei prossimi giorni Inter e Milan — che ieri non erano stati invitati alla presentazione in Comune del progetto di ristrutturazione — saranno convocate dal sindaco. Che aspetta da loro una risposta definitiva sul piano A (demolizione del Meazza e costruzione di un nuovo impianto). «L’ultima interlocuzione risale a settembre — ha detto —. A questo punto le squadre devono essere nelle condizioni di rispondere alla nostra missiva». E sul progetto del Milan a San Donato, Sala si chiede se «si debba intendere come una rinuncia al progetto che i club hanno presentato nel 2019 per la realizzazione di un nuovo stadio».

—) Milan: tutte le news del 1 febbraio 2024.
Dritti su San Donato. Manco gli risponderei a Beppe Sòla. Tiettelo quel pezzo di antiquariato.
 
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