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Martedì si era data notizia del ritorno del Leviatano fiscale chiamato Redditometro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, talmente invasivo che il primo governo Conte lo disabilitò nel 2018 dopo che fu creato nel 2013 come longa manus dell'Agenzia delle Entrate.
Già scalpitavano i potenti computer per controlli fiscali a tutto spiano sui contribuenti, in base a dati di modelli presunti peraltro.
11 tipologie per i nuclei familiari e 5 diverse aree del Paese, a partire dalle dichiarazioni dei redditi 2016 (anche se per legge sarebbe possibile solo dal 2018)
56 voci di spesa e 9 voci di investimenti, in caso di scostamento del 20% si sarebbe indagato il contribuente
Due giorni di polemiche, interne alla maggioranza pure, hanno portato oggi Meloni a parlare con il vice ministro dell'Economia e sospendere nuovamente l'operazione.
"Il nostro obiettivo è e rimane quello di contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile, ad esempio, di chi si finge nullatenente ma gira con il Suv, o va in vacanza con lo yacht, senza però per questo vessare con norme invasive le persone comuni"
Soddisfatto Tajani:
"Accolta la nostra richiesta"
L'ordine del giorno, proposto dalla Lega alla Camera e passato con il voto globale della maggioranza, chiarisce:
"...Preoccupante risonanza mediatica intorno a una vecchia visione del rapporto tra contribuente e amministrazione finanziaria basata su accertamenti presunti ed elementi indiziari a prescindere da dati certi"
E' la terza volta che Meloni decide di bloccare qualcosa di annunciato dal ministero dell'Economia, dove c'è il suo pretoriano Leo alla vice presidenza.
La prima volta per togliere l'obbligo dell'uso POS ai commercianti per acquisti sotto i 30 euro, in contrasto con la volontà europea e piazzata da Draghi nel PNRR
La seconda volta per la possibilità di pignorare i conti correnti per i contribuenti con debiti di almeno 1.000 euro con lo stato
La maggioranza ha segnato un bellissimo autogol.