Posto che secondo me è obiettivamente impossibile paragonare un "normale" campione come Ronaldo "interista" a un fenomeno assoluto come CR7 che se la gioca per essere il migliore al mondo da più di un decennio con regolarità stratosferica, vorrei tentare un analisi psicologica sul perchè ci sono queste discrepanze "nostalgiche" sulla valutazione di giocatori di epoche diverse, sebbene di caratura evidentemente diversa.
Credo semplicemente che il motivo per cui molti tendono a mettere i campioni del passato su di un piedistallo rifiutando in ogni modo qualsiasi paragone con campioni ben più forti del presente, sia sostanzialmente legato al potere della nostalgia.
Se notate, il calciatore (o semplicemente lo sportivo) di molti di questi "soldati della nostalgia" spesso non è altro che il campione sulla cresta dell'onda della loro infanzia/giovinezza.
A questo campione, per quanto possa essere inferiore a quelli che vengono dopo di lui nel tempo, abbiamo legato i nostri ricordi, le nostre speranze, lo abbiamo collegato ad un epoca d'oro di spensieratezza e gioventù, ci ha accompagnato nel percorso che ci ha resi uomini, è stato magari il sottofondo di molti eventi felici della prima parte della nostra vita, la più bella e densa di emozioni.
Per questo molti, romanticamente, si attaccano con forza e vigore incredibile alla difesa a spada tratta del campione di quando erano giovani: perchè ammettere la superiorità del nuovo fenomeno sarebbe in un certo senso "uccidere" parte della giovinezza che resta dentro di loro: comprensibilissimo che molti non siano disposti a fare questo passo