esatto. Investire nel calcio italiano, da un punto di vista prettamente finanziario, senza quindi considerazioni legate a ritorni indiretti politici o di marketing (esclusi dallo stesso fatto che il veicolo che compie l’acquisizione è di fatto un fondo), è una impresa ad alto rischio, se non a perdere.
Affidare alla speranza di tirare su uno stadio a Milano e ad una possibile valorizzazione di un club, già per altro iper valutato, la quale passerebbe per risultati sportivi quantomeno difficili in regime di sostenibilità dei conti, è un atto di fede, gambling vero e proprio.
È altresì vero che nell’ottica di investitori estremamente facoltosi, destinare una piccola percentuale del proprio portfolio azionario in profili ad alto rischio ha ancora un senso.
Ma questa è esattamente la parte che mi rende più perplesso di questa storia, salvo l’esistenza di accordi e informazioni di cui non siamo ancora in possesso.