C'è un pioli pre - scudetto e uno post - scudetto.
Prima dello scudetto pioli era un allenatore che giocava tanto in ampiezza e amava il gioco palleggiato che si alternava con la ricerca della verticalizzazione.
Lo avevano ribattezzato il normalizzatore, non a caso.
Dopo lo scudetto pioli è drasticamente cambiato, nel gioco ,innanzitutto, ma anche nella tattica.
C'è chi dice lo scudetto gli abbia dato alla testa, chi dice ci abbia usato come il suo laboratorio calcistico, chi invece dice sia diventato 'talebano'.
Sta di fatto che ha iniziato a inseguire un calcio relazionale diametralmente opposto ai suoi canoni.
Mi sarei aspettato da campione d'italia in carica però solo un cambiamento che invece, paradossalmente, non ha maturato: il coraggio di battere i pugni per chiedere un profilo anziché un giocatore.
E invece, in pieno delirio di onnipotenza misto a coraggio da sorbino di fantozziana memoria, si è fatto smantellare nei suoi cardini la squadra illudendosi di poter tramutare somari in cavalli , fabbri in sarti e viceversa.
Il gioco non ha mai trovato continuità ma è cambiato col tempo perché sono cambiati gli interpreti.
Il ciclo si è affievolito su se stesso.
Eppure quei tesori di inestimabile valore chiamati lavoro e senso del gruppo ci hanno regalato uno scudetto.
Dei 5 anni di pioli l'unico minimo comune multiplo sono gli infortuni in serie che hanno perseguitato la squadra da settembre fino a primavera, a testimonianza che forse era la preparazione ad essere deficitaria.
Un saluto.