Carlo Pellegatti commenta il momentaccio del Milan:
"Mercoledì tutte le contraddizioni sono esplose, con la decisione di un pesantissimo ritiro punitivo, causato non solo dal ritardo di Bakayoko, ma da un allenamento insufficiente sul piano della qualità e delle motivazioni. A Milanello siamo sull’orlo di una folle crisi di nervi.
Gazidis credeva di avere risolto la situazione con il suo discorso alla squadra, ma neanche 24 ore dopo ci sono stati atteggiamenti inaccettabili.
In questo momento, la presenza della Società diventa fondamentale, come sarà decisiva nelle prossime settimane per una nuova rifondazione: bisogna ricominciare da un top Mister, il vero primo e grande acquisto di Elliott."
Elliott si trova esattamente nella posizione del Berlusconi del 1987. Dopo un anno, il primo, vissuto con un tecnico avventizio dalla precedente gestione societaria, è nelle condizioni di scegliere il proprio tecnico, cui affidare la conduzione della squadra verso gli obiettivi programmati. La scelta assume una importanza critica, e merita ogni possibile e ponderata analisi dei profili eleggibili, tra cui la compatibilità con la massiccia struttura dirigenziale del club, le cui competenze dovranno essere ridisegnate e meglio definite, onde evitare indebite ingerenze e sovrapposizioni, in specie nel rapporto diretto con il tecnico. Come tifosi, auspichiamo, ora come allora, un maestro di calcio, capace di costruire un edificio tecnico destinato a durare nel tempo, come capacità di gioco e sistema di valori di squadra. Non si seguano suggestioni e mode passeggere, non necessariamente alte reputazioni, ma competenza ed ambizione. La storia del Milan, del resto, rivela come al solito dati di grande interesse: dei diciotto scudetti vinti nella storia dal Milan, nessuno è stato vinto con un allenatore che avesse già vinto lo scudetto prima di venire nel nostro club; addirittura, uno solo è stato vinto con un allenatore che avesse vinto un qualsiasi campionato nazionale estero (1951, Lajos Czeizler, che aveva già vinto cinque campionati con il IFK Norrkoeping, in Svezia); anche i tecnici che hanno vinto con il Milan la Coppa dei Campioni, in passato avevano complessivamente vinto una Coppa Intertoto (Carlo Ancelotti, nel 1999, con la Juventus), un campionato Primavera ed uno di serie C1 (Arrigo Sacchi, rispettivamente con il Cesena Primavera nel 1982, ed il Parma nel 1986), ed una Coppa Italia Primavera (Fabio Capello, nel 1985, con il Milan Primavera), prima di approdare in rossonero. Non, dunque, grandi allenatori che hanno condotto il Milan ad essere grande, ma piuttosto il Milan ad aver condotto gli allenatori scelti a diventare tali. Mai trascurare la lezione della storia, e non solo per evidenti ragioni scaramantiche.
