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Il presidente Giampiero Guglielmi dell'ANPALS (associazione nazionale delle palestre e lavoratori nello sport) ha fatto il punto sulla situazione tragica del comparto ad un anno di chiusure.
”Solo nel 2020 i titolari di strutture sportive nella nostra penisola hanno perso 10 miliardi di euro che difficilmente potranno essere reintegrati dal Governo; invece di responsabilizzare i proprietari di centri sportivi nell’applicazione della normativa del Cts ci hanno costretti a richiudere a ottobre.
40% rischia di non riaprire più.
E dopo il danno la beffa: gli ospedali stanno attivando al loro interno degli ambienti attrezzati con macchinari obsoleti per la riabilitazione fisica, attraverso attività sportiva, dei malati di Covid.
Ci chiediamo quindi perché continuiamo a essere chiusi dato che urge la nostra competenza; e adesso anche il Coni ci discrimina per l’accesso alle gare nazionali.
E poi non parliamo di ristori: una palestra che ha costi intorno ai 150 mila euro annui ha ricevuto solo 9.000 euro nel 2020"
Secondo Massimo Spattini, ex campione di culturismo e famoso medico nutrizionista oggi, è un problema culturale prettamente italiano: mancanza di prelievo fiscale sulle palestre non costituetesi attività economica e rimandi al facismo con l'attenzione alla cura fisica.
"Le palestre in Italia si basano sull’associazionismo senza scopo di lucro ed entro una certa soglia sono esenti da tassazione.
Inoltre da noi manca una cultura dello sport, banalmente associato all’ideologia fascista e quindi anche per questo snobbato dai governi italiani dal 1948 in poi, e da un certo establishment allergico alle palestre
In America quando si parla di fitness si pensa a fare movimento, in Italia alla dieta.
Da noi conta solo il calcio"
Interviene anche il proprietario Emanuele Tornaboni della prima palestra a Roma per body building nel lontano 1982.
Lui si è salvato perchè negli anni ha aperto quattro centri sportivi dove vanno anche i vip, comunque ha perso il 50% del fatturato.
"Se non fosse stato per i nostri campi da tennis e di Padel avremmo dovuto chiudere i battenti anche noi.
Ed è assurdo, perché si parla tanto di tutela della salute ma non si dice mai che è legata a doppio filo allo sport e all’alimentazione.
Al governo chiediamo ristori adeguati commisurati alle perdite subite nel 2020/21 per tutte le categorie di operatori del fitness e dello sport colpite dalla crisi pandemica, e soprattutto auspichiamo la sospensione delle cartelle esattoriali perché le piccole palestre del centro-sud saranno condannate a chiudere per sempre, mentre sopravviveranno le grandi catene commerciali secondo una logica di resilienza darwiniana"
La Repubblica
”Solo nel 2020 i titolari di strutture sportive nella nostra penisola hanno perso 10 miliardi di euro che difficilmente potranno essere reintegrati dal Governo; invece di responsabilizzare i proprietari di centri sportivi nell’applicazione della normativa del Cts ci hanno costretti a richiudere a ottobre.
40% rischia di non riaprire più.
E dopo il danno la beffa: gli ospedali stanno attivando al loro interno degli ambienti attrezzati con macchinari obsoleti per la riabilitazione fisica, attraverso attività sportiva, dei malati di Covid.
Ci chiediamo quindi perché continuiamo a essere chiusi dato che urge la nostra competenza; e adesso anche il Coni ci discrimina per l’accesso alle gare nazionali.
E poi non parliamo di ristori: una palestra che ha costi intorno ai 150 mila euro annui ha ricevuto solo 9.000 euro nel 2020"
Secondo Massimo Spattini, ex campione di culturismo e famoso medico nutrizionista oggi, è un problema culturale prettamente italiano: mancanza di prelievo fiscale sulle palestre non costituetesi attività economica e rimandi al facismo con l'attenzione alla cura fisica.
"Le palestre in Italia si basano sull’associazionismo senza scopo di lucro ed entro una certa soglia sono esenti da tassazione.
Inoltre da noi manca una cultura dello sport, banalmente associato all’ideologia fascista e quindi anche per questo snobbato dai governi italiani dal 1948 in poi, e da un certo establishment allergico alle palestre
In America quando si parla di fitness si pensa a fare movimento, in Italia alla dieta.
Da noi conta solo il calcio"
Interviene anche il proprietario Emanuele Tornaboni della prima palestra a Roma per body building nel lontano 1982.
Lui si è salvato perchè negli anni ha aperto quattro centri sportivi dove vanno anche i vip, comunque ha perso il 50% del fatturato.
"Se non fosse stato per i nostri campi da tennis e di Padel avremmo dovuto chiudere i battenti anche noi.
Ed è assurdo, perché si parla tanto di tutela della salute ma non si dice mai che è legata a doppio filo allo sport e all’alimentazione.
Al governo chiediamo ristori adeguati commisurati alle perdite subite nel 2020/21 per tutte le categorie di operatori del fitness e dello sport colpite dalla crisi pandemica, e soprattutto auspichiamo la sospensione delle cartelle esattoriali perché le piccole palestre del centro-sud saranno condannate a chiudere per sempre, mentre sopravviveranno le grandi catene commerciali secondo una logica di resilienza darwiniana"
La Repubblica