Ordine:"Il Milan deMaldinizzato, tra fatti e teorie".

Stanis La Rochelle

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Che zerbino.
Non menziona che Maldini stava più a Milanello che a casa sua a parlare e guidare giocatori e staff e che ha fatto overperformare il team dando spirito di gruppo e appartenenza.

Tutto ciò che è mancato da quando è andato via, anzi, si è verificata la situazione contraria.

Privarsi di Maldini per noi è stato un suicidio. Seppure la sua ultima stagione al Milan non sia stata la migliore, a memoria però abbiamo raggiunto una semifinale di Champions con la squadra nettamente più scarsa rispetto ai top della competizione.

L'unico errore vero che imputo a Maldini è stato fidarsi di Pinoli e legarsi a lui. Errore catastrofico purtroppo
 

Ruuddil23

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Io credo che un sito o blog che si definisce milanista non debba nemmeno pubblicare le buffonate e falsità sotto dettatura di questo individuo.
Pubblicate le interviste di materazzi, di Mourinho, di Moggi, che almeno sono giornalisticamente interessanti e meno antimilaniste e anti-verità rispetto a quelle di ordine, suma e pellegatti
 
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Franco Ordine dal CorSport in edicola: c’è una teoria, rilanciata martedì sera da Zvone Boban ai microfoni di Sky Sport, secondo cui i guai del Milan attuale nascerebbero dalla decisione di “smantellare la squadra dello scudetto 2022”. Suggerisce, sotto sotto, l’idea della volontà perversa di “demaldinizzare” Milanello. I fatti dimostrano il contrario e basterebbe metterli in fila indiana per documentare la smentita. I primi “epurati” di quel gruppo guidato da Stefano Pioli allo scudetto furono Kessiè e Romagnoli ai quali non venne rinnovato il contratto alla fine della stagione tricolore: nel primo caso, dopo un noto dissidio tra Paolo Maldini e il procuratore di Frank, nel secondo per manifesta sfi ducia nel difensore dopo lo spezzone di stagione strabiliante recitato dalla coppia Kalulu-Tomori. L’unico vero “sacrificato” è stato Sandro Tonali, la cui cessione è servita per sovvenzionare il mercato successivo alla partenza di Maldini e Massara, con il contributo di Stefano Pioli. Veniamo all’attualità. A Zagabria, dove il Milan ha mancato il primo match point, Matteo Gabbia commette lo strafalcione che da origine alla sconfitta complicata dall’espulsione di Musah. A Rotterdam è la papera di Maignan (più gli errori sotto porta di Leao) a procurare lo 0 a 1 che mette i rossoneri nelle condizioni di rincorrere la qualificazione con due gol di scarto. Infine a San Siro, Theo Hernandez è l’autore di quello sciagurato doppio giallo da cui ha origine il disastro tecnico e finanziario dell’eliminazione dalla Champions. La teoria dello smantellamento dunque può reggere con la separazione da CDK che anche a Bergamo, nelle sfide che contano, non ha mai rubato l’occhio? Oppure con la cessione in prestito di Saelemaekers (mai titolarissimo in quella stagione) prima al Bologna e ora alla Roma? O infine con quella recentissima di Bennacer che negli ultimi due anni ha giocato - causa una sequenza di infortuni molto gravi - probabilmente due mesi in tutto? La risposta è certamente no. Non è nemmeno condivisibile la replica di Ibra al quesito posto da Boban (“questa squadra è due volte più forte di quella scudetto”) perché i risultati non lo confermano. Forse potrebbe esserlo nella cifra tecnica. Ma nel calcio non è quella l’unica che conta, conta tutto il resto. E cioè l’allestimento della squadra fatta trascurando alcuni parametri: 1) mancato inserimento di elementi dal riconosciuto carisma per rimpiazzare Giroud e Kjaer a fine carriera (di qui l’arrivo a gennaio 2025 di Walker); 2) la scelta di tre allenatori (prima Lopetegui contattato e abbandonato, quindi Fonseca e adesso Conceiçao) pur di non mettersi in casa un manager alla Conte per intendersi con il timore dichiarato di consegnarsi a un personaggio con forte impatto su pubblico e media, così da calamitare sul proprio lavoro i consensi e dirigere sulle scrivanie del club gli eventuali errori. Ora sembra inevitabile trasformare Theo Hernandez nel responsabile numero uno della “derrota infernal” visto che il primo tempo col Feyenoord era stato eccellente (1 a 0 e almeno 3-4 occasioni da
gol sprecate) ed è per questo condivisibile l’analisi di Ibrahimovic che ha commentato con una espressione cruda “ci siamo ammazzati da soli”, assolvendo l’arbitro polacco come sanno fare i dirigenti di rango in casi del genere. Sono in tanti, i tifosi del web, a invocarne la cessione. Lo avessero fatto a gennaio, col Como che offriva 54 milioni, sarebbe insorta mezza Milano. Piuttosto sono le scelte tecniche successive all’espulsione di Theo, decise da Conceiçao, a suggerire qualche riflessione in vista del futuro.

franco-ordine11-800x600.jpg
Ma vatti a bere il brodino va. Cosa diavolo dice questo servo?
Il processo di de-Maldinizzazione c'è stato eccome ed era partito già quando c'era lui stesso nell'ultima gestione Elliot/Red Bird.
È iniziato con il mancato rinnovo di Kessie, perché Maldini si muoveva sempre all'interno di paletti, poi si può discutere di quanto il fratello sia un mangia soldi e Kessie sia un voltafaccia.
È proseguito con Tonali fino ad arrivare a Bennacer (già ceduto quest'estate ricordiamolo) quindi il cuore pulsante di quello scudetto se n'è andato smantellando il centrocampo.
De Keteleare è stato fatto fuori subito, mentre ad altri è stato concesso di fallire altre volte.
A questi hanno fatto seguito Kalulu, Saelemakers (altro giocatore ritenuto da Pioli e altri fondamentale in quel milan) e gli "scarti" Maldini e Adli.
Thiaw era con un piede fuori da milanello già quest'estate, ricordiamoci anche questo, mentre quest'inverno Tomori era quasi bianconero.

A Rotterdam è la papera di Maignan (più gli errori sotto porta di Leao) a procurare lo 0 a 1 che mette i rossoneri nelle condizioni di rincorrere la qualificazione con due gol di scarto.

Praticamente, tra le righe, relega il fallimento del Milan ai soli Leao e Maignan (che sono stati tra i giocatori più decisivi di quello scudetto e quelli più vicini a Maldini), cercando di ribaltare la situazione.

Ma non si vergogna la notte, quando si guarda allo specchio, prima di andare a dormire?
 

Zenos

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Franco Ordine dal CorSport in edicola: c’è una teoria, rilanciata martedì sera da Zvone Boban ai microfoni di Sky Sport, secondo cui i guai del Milan attuale nascerebbero dalla decisione di “smantellare la squadra dello scudetto 2022”. Suggerisce, sotto sotto, l’idea della volontà perversa di “demaldinizzare” Milanello. I fatti dimostrano il contrario e basterebbe metterli in fila indiana per documentare la smentita. I primi “epurati” di quel gruppo guidato da Stefano Pioli allo scudetto furono Kessiè e Romagnoli ai quali non venne rinnovato il contratto alla fine della stagione tricolore: nel primo caso, dopo un noto dissidio tra Paolo Maldini e il procuratore di Frank, nel secondo per manifesta sfi ducia nel difensore dopo lo spezzone di stagione strabiliante recitato dalla coppia Kalulu-Tomori. L’unico vero “sacrificato” è stato Sandro Tonali, la cui cessione è servita per sovvenzionare il mercato successivo alla partenza di Maldini e Massara, con il contributo di Stefano Pioli. Veniamo all’attualità. A Zagabria, dove il Milan ha mancato il primo match point, Matteo Gabbia commette lo strafalcione che da origine alla sconfitta complicata dall’espulsione di Musah. A Rotterdam è la papera di Maignan (più gli errori sotto porta di Leao) a procurare lo 0 a 1 che mette i rossoneri nelle condizioni di rincorrere la qualificazione con due gol di scarto. Infine a San Siro, Theo Hernandez è l’autore di quello sciagurato doppio giallo da cui ha origine il disastro tecnico e finanziario dell’eliminazione dalla Champions. La teoria dello smantellamento dunque può reggere con la separazione da CDK che anche a Bergamo, nelle sfide che contano, non ha mai rubato l’occhio? Oppure con la cessione in prestito di Saelemaekers (mai titolarissimo in quella stagione) prima al Bologna e ora alla Roma? O infine con quella recentissima di Bennacer che negli ultimi due anni ha giocato - causa una sequenza di infortuni molto gravi - probabilmente due mesi in tutto? La risposta è certamente no. Non è nemmeno condivisibile la replica di Ibra al quesito posto da Boban (“questa squadra è due volte più forte di quella scudetto”) perché i risultati non lo confermano. Forse potrebbe esserlo nella cifra tecnica. Ma nel calcio non è quella l’unica che conta, conta tutto il resto. E cioè l’allestimento della squadra fatta trascurando alcuni parametri: 1) mancato inserimento di elementi dal riconosciuto carisma per rimpiazzare Giroud e Kjaer a fine carriera (di qui l’arrivo a gennaio 2025 di Walker); 2) la scelta di tre allenatori (prima Lopetegui contattato e abbandonato, quindi Fonseca e adesso Conceiçao) pur di non mettersi in casa un manager alla Conte per intendersi con il timore dichiarato di consegnarsi a un personaggio con forte impatto su pubblico e media, così da calamitare sul proprio lavoro i consensi e dirigere sulle scrivanie del club gli eventuali errori. Ora sembra inevitabile trasformare Theo Hernandez nel responsabile numero uno della “derrota infernal” visto che il primo tempo col Feyenoord era stato eccellente (1 a 0 e almeno 3-4 occasioni da
gol sprecate) ed è per questo condivisibile l’analisi di Ibrahimovic che ha commentato con una espressione cruda “ci siamo ammazzati da soli”, assolvendo l’arbitro polacco come sanno fare i dirigenti di rango in casi del genere. Sono in tanti, i tifosi del web, a invocarne la cessione. Lo avessero fatto a gennaio, col Como che offriva 54 milioni, sarebbe insorta mezza Milano. Piuttosto sono le scelte tecniche successive all’espulsione di Theo, decise da Conceiçao, a suggerire qualche riflessione in vista del futuro.

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Ma quando la smettono ste medde di leccare il decretano?
Il degrado un cui siamo è anche merito loro insieme alle 70 mila capre che riempiono lo stadio.
 
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