Ordine:"Ibra, assist a Pioli e ruolo mai visto".

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Franco Ordine dal CorSport in edicola: Ibra è tornato. È tornato nel “suo” Milan da manager e non più da calciatore dopo i due precedenti episodi scanditi da due scudetti vinti e molto fascino esercitato presso Milanello e il popolo dei tifosi. È tornato mentre il Milan si ritrova dentro una crisetta tra risultati deludenti e striscia di infortuni, con Pioli sulla graticola e i dirigenti discussi per la loro provenienza non calcistica. In particolare è tornato con un ruolo che non ha riscontro alcuno nell’organigramma tradizionale dei club del calcio italiano e non solo per la dicitura inglese del comunicati che richiama la formazione finanziaria del proprietario. Per tradurre al volo Ibra è partner operativo di RedBird, cioè di Gerry Cardinale che è il proprietario del Milan e quindi la sua casella viene aperta sopra la testa del club Milan nel quale, come ripetuto più volte, non ha un compito classico, ds oppure capo dell’area tecnica, ruolo occupato in passato da Boban e poi da Paolo Maldini. Nell’occasione cambia completamente lo schema e l’impostazione: perché Zlatan oltre a occuparsi dell’area sportiva del fondo americano deve affiancare con l’incarico di advisor - che vuol dire consulente - l’attuale management del club che resta invariato nella sua articolazione (Furlani ceo e Scaroni presidente). Fino a qualche tempo fa l’uomo di calcio nel Milan - da Leonardo a Maldini passando per Boban - rispondeva al capo azienda, cioè prima a Gazidis in versione Elliott e poi a Furlani in versione RedBird, adesso Ibra è il referente principale in materia di calcio e di Milan di Gerry Cardinale e collabora con Scaroni e Furlani. Questo significa che lo svedese è parte integrante del progetto RedBird per il Milan: non lo vedremo tutti i giorni a Milanello ma di sicuro allo studio su tutti i dossier principali del club, a cominciare dallo stadio, senza trascurare la sua collaborazione nei confronti di Pioli, del gruppo calciatori e dei responsabili del mercato. E nelle scelte future, a cominciare da come gestire una eventuale crisi tecnica, la sua formazione calcistica sarà una preziosa risorsa per Cardinale oltre che per i manager di casa Milan. C’è una sola differenza rispetto al recente passato: Ibra, frequentando Milanello dal giorno del suo ritorno nel gennaio del 2020, divenne un motivatore occulto del gruppo e un prezioso alleato per lo stesso Pioli. All’epoca si presentò al tecnico dicendo: «Tu fai l’allenatore, io faccio Ibra», il rispetto dei ruoli insomma. Adesso non ha bisogno di presentarsi a Pioli il quale sa benissimo che Zlatan continuerà a fare Ibra ma da una posizione completamente diversa. E che risolvere i problemi senza tagliare teste potrebbe diventare il suo primo assist.

CAPELLO ALLA GDS SUL RITORNO DI IBRA QUI -) Capello:"Ibra sia umile e non oscuri Pioli".
 

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Franco Ordine dal CorSport in edicola: Ibra è tornato. È tornato nel “suo” Milan da manager e non più da calciatore dopo i due precedenti episodi scanditi da due scudetti vinti e molto fascino esercitato presso Milanello e il popolo dei tifosi. È tornato mentre il Milan si ritrova dentro una crisetta tra risultati deludenti e striscia di infortuni, con Pioli sulla graticola e i dirigenti discussi per la loro provenienza non calcistica. In particolare è tornato con un ruolo che non ha riscontro alcuno nell’organigramma tradizionale dei club del calcio italiano e non solo per la dicitura inglese del comunicati che richiama la formazione finanziaria del proprietario. Per tradurre al volo Ibra è partner operativo di RedBird, cioè di Gerry Cardinale che è il proprietario del Milan e quindi la sua casella viene aperta sopra la testa del club Milan nel quale, come ripetuto più volte, non ha un compito classico, ds oppure capo dell’area tecnica, ruolo occupato in passato da Boban e poi da Paolo Maldini. Nell’occasione cambia completamente lo schema e l’impostazione: perché Zlatan oltre a occuparsi dell’area sportiva del fondo americano deve affiancare con l’incarico di advisor - che vuol dire consulente - l’attuale management del club che resta invariato nella sua articolazione (Furlani ceo e Scaroni presidente). Fino a qualche tempo fa l’uomo di calcio nel Milan - da Leonardo a Maldini passando per Boban - rispondeva al capo azienda, cioè prima a Gazidis in versione Elliott e poi a Furlani in versione RedBird, adesso Ibra è il referente principale in materia di calcio e di Milan di Gerry Cardinale e collabora con Scaroni e Furlani. Questo significa che lo svedese è parte integrante del progetto RedBird per il Milan: non lo vedremo tutti i giorni a Milanello ma di sicuro allo studio su tutti i dossier principali del club, a cominciare dallo stadio, senza trascurare la sua collaborazione nei confronti di Pioli, del gruppo calciatori e dei responsabili del mercato. E nelle scelte future, a cominciare da come gestire una eventuale crisi tecnica, la sua formazione calcistica sarà una preziosa risorsa per Cardinale oltre che per i manager di casa Milan. C’è una sola differenza rispetto al recente passato: Ibra, frequentando Milanello dal giorno del suo ritorno nel gennaio del 2020, divenne un motivatore occulto del gruppo e un prezioso alleato per lo stesso Pioli. All’epoca si presentò al tecnico dicendo: «Tu fai l’allenatore, io faccio Ibra», il rispetto dei ruoli insomma. Adesso non ha bisogno di presentarsi a Pioli il quale sa benissimo che Zlatan continuerà a fare Ibra ma da una posizione completamente diversa. E che risolvere i problemi senza tagliare teste potrebbe diventare il suo primo assist.

CAPELLO ALLA GDS SUL RITORNO DI IBRA QUI -) Capello:"Ibra sia umile e non oscuri Pioli".
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