Per pura curiosità mi sono andato a leggere il resoconto giornalistico dell'acquisto di Pirelli da parte del colosso ChemChina nel 2015. L'annuncio pubblico dell'accordo è stato dato il 21 marzo 2015 ed in questo comunicato si rese noto che entro la fine dell'estate i cinesi avrebbero acquistato il 26,2% delle azioni detenute da Camfin al prezzo di circa 7,1 miliardi di euro. Il 5 agosto dello stesso anno esce un comunicato congiunto di Pirelli e ChemChina in cui si annuncia che 6 giorni più tardi, il giorno 11, i cinesi completeranno il closing dopo aver depositato l'investimento su un conto noto anche a Pirelli. Non posso riportare per intero il testo dell'articolo, ma si parla esplicitamente delle famose autorizzazioni da parte dello stato che sono arrivate in tempo e senza intoppi.
Prima che qualcuno lo faccia notare, sottolineo che anche ChemChina è un gruppo di fatto statale e quindi in teoria soggetto a questi famosi controlli esaustivi capaci di durare fino ad un anno (Pellegattii dixit). Ma la domanda è: stante le differenti condizioni d'acquisto (società quotata in borsa vs. società non quotata) ed il valore economico e l'importanza strategica dell'operazione, come è possibile che in 5 mesi siano arrivate le autorizzazioni a trasferire oltre 7 miliardi di euro mentre 5 mesi non siano bastati per 420 milioni di euro? Tutta colpa della recente stretta sulla fuoriuscita di capitali all'estero da parte del governo cinese? Siamo sicuri?
Avviso ai naviganti: io non credo all'ipotesi di un rientro di capitali orchestrato da Berlusconi né ad un suo tentativo di vendere la "scatola" Milan a soci disposti a lasciarlo al potere.