CorSera: Cardinale ne è convinto. Il Moneyball è la strada giusta anche per il suo Milan. Il primo a sapere che si tratta di un modello inedito nel nostro Paese è proprio Cardinale, il quale però è profondamente convinto di come la sua organizzazione manageriale possa essere trainante per tutto il sistema calcio italiano. Il business plan dell’uomo di Philadelphia è chiaro: trasformare il club in una media company. Per lui i club sportivi sono «aziende di cultura»: devono occuparsi dei diritti tv, della vendita dei biglietti, di creare contenuti social, di seguire tutte quelle connessioni sport-moda-musica-intrattenimento che per i giovani sono naturali. Devono, ovviamente, avere anche uno stadio di proprietà. Cardinale d’altra parte ripete spesso un concetto che rivela molto della sua filosofia: «Nel calcio oggi non è più una questione di soldi. Vent’anni fa presentarsi con un capitale era il vantaggio competitivo; oggi tutti hanno i soldi. Quindi devi essere il più intelligente. Non siamo il tipo di investitori che si presentano e comprano. Non firmiamo assegni, noi scriviamo business plan». E ancora: «Non iniziamo mai una frase con l’io ma sempre con il noi». Se da una parte dunque «condivisione» delle scelte è la parola chiave, il Maldini-pensiero si riassume nella parola «autonomia»: era impossibile andare d’accordo. Maldini è legato a doppio filo a Massara, quindi il destino del primo si porta dietro quello del secondo. A rivoluzione compiuta il Milan si darà una nuova organizzazione: i due non saranno sostituiti, ma ci sarà un lavoro di squadra, con Furlani, lo stesso Cardinale e un team «di esperti» che include il capo scouting Moncada.