Fun fact: ad avere i risultati peggiori contro i gobbi sono proprio i bergamosci atalantini: 31 partite di fila senza riuscire a batterli in Serie A. Perfino succursali note e stranote come Genoa e Udinese (nota per il biscotto del 5 Maggio, come ammesso anche da Mauricio Pineda, la furia e l’orgoglio con i quali affrontano i loro padroni di Torino sono noti) sono riuscite a fare meglio. Possono esserci tante ragioni, chessò, sudditanza psicologica, fascinazione per l’unione degli opposti rappresentata dalla maglia juventina, la cabala, la sfortuna, le circostanze avverse, magari perfino tutti questi fattori insieme in ciascuna delle 31 partite succitate, perché no.
Cos’è che attanaglia l’Atalanta, capace di essere l’incubo di quasi tutte le grandi squadre, e che invece contro la Ndranghetus non vince da 19 anni e mezzo?
Qual è il male oscuro che, dopo quella vittoria del febbraio 2001 (arrivata dopo altri 8 anni di attesa), le ha fatto perdere ben 24 partite su 31, mettendo insieme la miseria di 7 punti sui potenziali 93 (e ripeto, da quando sono tornati in A non li hanno mai battuti. I genoani, nonostante una media punti per niente entusiasmante, hanno anche collezionato 13 punti nelle ultime 18 partite contro la Juventus, ben 8 in più rispetto ai bergamosci).
Magari è un blocco psicologico, magari la Giuve è troppo forte, magari la risposta non è semplice, magari è meglio non chiederselo, perché la risposta non c’è, o forse c’è ma non piace (perché loro sono la squadra simpatia de sta gran ceppa e pare che gli italiani debbano averli come seconda squadra del cuore o leccargli il deretano a prescindere): e cioè che sono la succursale maxima dei gobbi (del resto Bergamo è da sempre feudo juventino), con un allenatore più gobbo di Agnelli stesso (che in un Juve-Atalanta disse, a proposito di un rigore dato ai bergamosci, “non avrei dato quel rigore, onestamente”, unico caso al mondo di un allenatore che quasi si scusa per un episodio a favore della PROPRIA squadra, per far capire il livello di vassallaggio * ) e un preparatore atletico, Jens Bangsbo, che lavorava per la Juve di Agricola.
Non vedo l’ora che tornino a strisciare come hanno sempre fatto, questi vermi se potessero ci farebbero scomparire oggi stesso e leggo milanisti che li apprezzano e tifano pure per loro, robe da matti. Meglio vedere il diciannovesimo cucito sul petto dell’Inter che una vittoria di questi vassalli qui.
*Gasperini mostra la sua gobbaggine anche nell’arroganza che lo contraddistingue quando saltella con la curva mentre la sua squadra rinforzata a dosi di latte + di Kubrickiana memoria umilia 5-0 una squadra, all’epoca, morta e sepolta. E la dimostrò pure quando diede un pugno al segretario della Samp per un rigore contro, stile Giuve in tutto e per tutto, ci si inchina di fronte a Madama ma le altre guai, verso le altre si è, o si deve essere, intoccabili, del resto essere i servi prediletti dei padroni dovrà pur portare qualche vantaggio (magari succedesse a me di essere aggredito da Gasperini, magari. Solo che dubito che se ci incrociassimo per strada e senza un corteo di gente pronta a dividerci avrebbe il fegato di tentare di mettermi le mani addosso. Io di sicuro non lo aggredirei mai, ovviamente, ma se lo facesse lui sarebbe il più grande spettacolo dopo il Big Bang quello che succederebbe dopo). E c’è chi vorrebbe questa deiezione umana sulla nostra panchina, per carità.
