Essendo diventato pessimista non rischio di rimanere deluso, ogni sorpresa sarà solo positiva per me. Questo è un passo avanti, ma è ancora troppo poco, se lo metto sul piatto della bilancia, su cui gravano dati empirici e razionalità, tanto da non consentirmi ancora di tornare a essere ottimista. A parte l'anonimato della fonte, osservo che "lavorare a stretto contatto" lo può dire qualsiasi minuscolo subappaltatore nei confronti di grandi società per cui lavora e francamente non significa nulla. Quando un grosso soggetto farà dichiarazioni ufficiali di partecipazione sarà un altro discorso, almeno uno.
Il 30 novembre si è saputo che Apex Technology ha fatto il closing su Lexmark dopo 7 mesi dalla stipula, un tempo lungo si dirà rispetto a quello che ho detto ieri, ma impiegato solo a combattere contro il Committee on Foreign Investment in the United States e a portare a termine laboriose operazioni di delisting della target che era quotata al NYSE, qui abbiamo sette mesi per completare l'acquisto di una squadra di calcio. Può darsi che quello che a me pare anomalo e trogloditico dipenda dal fatto che qui ci troviamo di fronte alla parte più arcaica e meno internazionalizzata del capitalismo cinese, che ha conservato usanze particolari, tra cui abbiamo questa esasperata segretezza.
Forse è un bene, dato che alla fine dei conti le società che ho in mente io rappresentano la parte più matura e internazionalizzata, proprio per questo forse le meno inclini a comprare un club calcistico. D'altronde anche Suning è un soggetto che prima di acquisire l'Inter certo non brillava in termini di internazionalizzazione, soprattutto verso Occidente (in genere è la borsa di HK che accoglie quasi tutte le società della Cina continentale che hanno una cultura imprenditoriale più occidentalizzata). Però le stranezze rimangono. Tencent, che è vero colosso, ha stipulato un contratto molto oneroso e pieno di condizioni per l'acquisto di Supercell per quasi $ 9 B, che prevede nel percorso verso il closing la ricerca di altri co-investitori e la costituzione di un consorzio, e nelle ripetute comunicazioni al mercato ha detto chiaramente che il closing potrebbe anche non avvenire, spiegando con puntiglio i dettagli del contratto e i passi successivi. Qui abbiamo dichiarazioni anonime di portavoce di piccole società o ignoti carneadi. Ricordo infine che dopo una ricerca mi è risultato che le banche e le istituzioni finanziarie di proprietà pubblica, che sono il fiore all'occhiello della "lista variabile", se non altro per dimensione, non sono soggette alla supervisione della SASAC in nessun caso e che la ordinaria procedura di notifica degli investimenti esteri (NDRC in sostanza perché il resto, al di là della forma giuridica, pare che siano fregnacce) nel caso di cordate è a cura del socio di maggioranza anche relativa, oppure di un socio che abbia ottenuto il consenso scritto di tutti gli altri: la procedura è una, insomma, e singole autorizzazioni ad personam in teoria sono previste solo per le imprese pubbliche del "non - financial sector", e solo nel caso che esulino dal core business.
L'avvocato Jonathan Grant che ha curato per conto di uno studio transnazionale l'acquisizione di Pacific Hydro da parte del soggetto pubblico SPIC ha scritto in un report che solo la lettera di conferma della NDRC era stata messa come condizione sospensiva, le altre procedure sono considerate delle scemenze puramente formali tanto da non meritare neppure citazione nel contratto: closing in un mese. Inoltre è opinione comune che le grandi aziende sotto controllo politico quando si muovono per firmare non temono certo intralci burocratici, perché la volontà politica è unica e chiara e già nota. Finite le velleità dirigistiche (nella formula normativa sopravviveva fino a pochi mesi fa la "conformità alla nostra policy" come condizione per il lasciapassare), nella pratica la funzione residua che NDRC conserva è quella di implementare il "road-pass regime", ovvero impedire che soggetti cinesi competano all'estero per una acquisizione. Dal 2015 sono state dati permessi a più soggetti che si sono liberamente affrontati nei competitive bids in Occidente e anche questo tabù è caduto.
Va ricordato anche che la semplificazione e la riduzione della discrezionalità nelle procedure era essenziale per eliminare il deleterio svantaggio che le società cinesi avevano nelle più feroci competizioni per l'acquisizione di asset imprenditoriali di qualità all'estero. Dal 2015 non a caso hanno cominciato a vincere i bids esteri, cito: "Astute observers of Chinese outbound investment will have noticed something unusual in 2015: Chinese bidders started to win competitive bids, regularly. Until last year, very few Chinese companies had succeeded in a genuinely competitive bidding process for prized assets, relegating most to buying assets for which no-one else was competing".
Il nostro caro Silvio, dopo aver detto che aveva scartato molte offerte, ultimamente ha sibilato che questa era l'unica offerta: beh se è così, evidentemente i nostri acquirenti non hanno bisogno di possedere l'agilità competiva delle migliori aziende cinesi, il nostro povero Milan evidentemente non è un asset che fa gola a molti e quindi dobbiamo aspettare i comodi dei fantasmi cinesi, che paiono essere anche autolesionisti se si pensa alla occasione buttata via di qualificarsi in CL. Sarà per caso per le condizioni di vendita, (non per il prezzo in sé che ci può stare, ma per il meccanismo della cessione totalitaria per cui il vecchio proprietario non si assume il minimo rischio, cosa che avrebbe richiesto un prezzo minore)? Chissà...
PS
Le confuse notizie su fantomatiche "strette" dell'ultim'ora che hanno suscitato come risposta insulsi e anodini comunicati ufficiali da parte cinese sono un esempio di pochezza giornalistica desolante. Nel 2015 è uscito un trilione di dollari dalla Cina, di cui solo circa il 12% è costituito dall'acquisizioni di aziende e iniziative imprenditoriali: sabotare improvvisamente gli investimenti diretti esteri sarebbe come curarsi il cancro con l'aspirina, i deflussi in conto capitale hanno carattere finanziario per lo più, e di conto corrente (acquisto di beni e servizi, dove si annidano frodi spaventose in termini di sovrafatturazione). La politica di acquisizione di asset è ancora nelle grazie della politica cinese, le "strette", che pure ci sono, hanno ben altri bersagli e un investimento acquisitivo può essere preso di mira solo se il valore di cessione appaia prodromico a una operazione fasulla, oppure se riguarda Paesi o settori off limits. Tanto è vero che nei primi nove mesi del 2016 gli investimenti diretti sono aumentati e hanno già superato la cifra complessiva record del 2015.