Idea che avevo già espresso qualche tempo fa. Sicuramente, se ci fossero le condizioni per poter riportare il Milan in alto, ossia spendere i soldi per fare mercato e/o gestire una quota parte degli stipendi, potrebbe essere una strada molto interessante. Praticamente l'idea sarebbe quella di applicare il principio del crownfunding al calcio. I numeri a cui far riferimento sarebbero non più di 1.000.000 i possibili tifosi disposti a contribuire, magari partendo da un minimo di 50 euro ad un massimo di 100 euro. Si avrebbe una bella cifra per fare quanto sopradetto.
Chiaramente bisognerebbe studiare bene alcune normative. Ad esempio:
- con il fair play finanziario, questo introito di soldi come si dovrebbe classificare? Donazione? E' contemplato? Perchè chiaramente è un modo per introdurre un doping finanziario reale. In 5 anni ci sarebbe una guerra al riarmo tra le varie squadre, con i prezzi destinati ad esplodere in breve..
Nessuna donazione: l'acquisto delle quote sarebbe una normale operazione che andrebbe a beneficio del cedente.
Ulteriori introiti andrebbero classificati come versamento dei soci o finanziamento soci. Il caso del Barça è ammesso.
- dovrebbe essere possibile vincolare, in maniera legale, la società a spendere i soldi per le finalità decise dai contributori, e per i giocatori che hanno il benestare di questi ultimi. Quindi occorrerebbe una sorta di democrazia diretta (in un sito chiuso ai soli iscritti) in cui poter votare queste spese. Quindi il Galliani di turno, se vorrà spendere 20 milioni di euro per Muntari e/o dargli 4 milioni a stagione utilizzando questi soldi, non lo potrà fare se non dopo passaggio mediante votazione..
Questo è esagerato. I contributori dovrebbero eleggere loro rappresentanti in seno al CdA, che ovviamente farebbero valere la loro voce sia in fatto di acquisti, che di stipendi, accordando dei limiti allo staff tecnico delegato all'uopo.
Il Galliani (Dio ce ne scampi...) di turno sarebbe in tal caso un mero esecutore.
Chiaro che sarà il Presidente a rispondere in proprio in caso di insolvenza, quindi si guarderà bene dall'avallare gli stessi errori del Galliani di turno.
- Le spese effettuate devono essere rese note fino all'ultimo centesimo. Per spendere questi soldi andrà comunque chiesto il benestare dei contribuenti nelle modalità di cui sopra. Quindi questo modo di gestire porterà finalmente a pianificare qualcosa. Bisognerà muoversi per tempo e con cognizione di causa.
- Non dovrebbe essere reso pubblico (all'esterno dei contributori) l'ammontare di quanto raccolto..
Non è pensabile che si possa chiedere il benestare degli azionisti per ogni singola operazione ordinaria.
Dovrebbero essere gli organi delegati a controllare.
E' ovvio che tutti gli organi sarebbero a elezione diretta, ma occorrerà eleggere persone di fiducia, non certo il Galliani (Dio ce ne riscampi...) di turno.
-Chiaro è una situazione complessa, da studiare a fondo. Se davvero ci fosse la possibilità, beh non esiterei a mettere i soldi.
Ci sono organismi (Supporter's Trust) creati ad hoc per lo scopo. In Italia sono poco diffusi, all'estero molto di più.
Ma alla base di tutto sta la volontà della proprietà che detiene, nel nostro caso, il 99,7% delle azioni.