Milan e Inter: Sesto piano A...bis.

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Come riportato da Sky, Milan e Inter lavorano insieme per il nuovo San Siro con il sindaco di Milano Sala ma resta sullo sfondo l'ipotesi che i rossoneri possano orientarsi nell'area di Sesto San Giovanni. Nei prossimi due mesi l'agenda sarà più chiara. Nella migliore delle ipotesi l'inizio dei lavori scatterà entro il 2023 e l'impianto potrebbe essere pronto nella stagione 2027-28

Se la Cattedrale, il nuovo stadio scelto da Milan e Inter per sostituire il Meazza sulla medesima area di San Siro, resta la meta di un percorso burocratico a ostacoli crescenti, l’opzione Sesto San Giovanni, pur sempre sullo sfondo, si fa ogni settimana via via più nitida. Il nuovo tassello, per nulla secondario, che rafforza il piano B, è l’elezione del sindaco uscente del comune di 80mila abitanti a nord di Milano, Roberto Di Stefano, convinto sostenitore, a differenza dello sfidante, del progetto che sottrarrebbe la casa del Milan a Milano. Solo il Milan e non una casa condivisa con l’Inter, perché questa alternativa, almeno al momento, è al vaglio solo della società rossonera, con la nuova proprietà Redbird convinta, almeno quanto la precedente, della necessità di un nuovo stadio. L’interlocutore è Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che gestisce l’area delle ex acciaierie Falck, il sito deputato a ospitare, nel caso, l’impianto. Da quanto già filtrato durante la campagna elettorale di Sesto, per il progetto è stato contattato sir Norman Foster, l’archistar del nuovo Wembley, già sul “pezzo”, avendo ridisegnato la macroarea e dunque perfettamente a conoscenza dell’archeologia industriale del sito.


E la Cattedrale? Resta formalmente la via maestra, il progetto scelto dalle due società, che dovrebbe sorgere accanto a un San Siro destinato sostanzialmente alla demolizione. Questo almeno secondo lo studio di fattibilità che, dopo aver ridotto le volumetrie, ha ottenuto il Pubblico Interesse del Comune, ma che ora dovrà sottoporsi a un nuovo passaggio burocratico, lungo, tortuoso e per nulla scontato: il dibattito pubblico. In sostanza un percorso che prevede la partecipazione dei cittadini attraverso vari incontri pubblici e una relazione conclusiva, che terrà conto delle posizioni emerse. Nel mezzo le società dovranno fornire ulteriori dossier con dettagli del progetto scelto. Il coordinatore ha già incontrato i club, rassicurandoli, su input del sindaco Sala, sul fatto di voler circoscrivere i tempi e presentare la relazione entro ottobre. Un iter che dovrà comunque tener conto dell’eventualità di referendum cittadini o ricorsi al Tar. Una tempistica non certa, che è quanto i club volevano e vogliono evitare. E se le opzioni alternative di fuga da Milano in un primo tempo sembravano uno spauracchio per forzare i tempi, ora, almeno quella di Sesto, assomiglia sempre di più a un piano A bis, più che a un piano B.
 

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Come riportato da Sky, Milan e Inter lavorano insieme per il nuovo San Siro con il sindaco di Milano Sala ma resta sullo sfondo l'ipotesi che i rossoneri possano orientarsi nell'area di Sesto San Giovanni. Nei prossimi due mesi l'agenda sarà più chiara. Nella migliore delle ipotesi l'inizio dei lavori scatterà entro il 2023 e l'impianto potrebbe essere pronto nella stagione 2027-28

Se la Cattedrale, il nuovo stadio scelto da Milan e Inter per sostituire il Meazza sulla medesima area di San Siro, resta la meta di un percorso burocratico a ostacoli crescenti, l’opzione Sesto San Giovanni, pur sempre sullo sfondo, si fa ogni settimana via via più nitida. Il nuovo tassello, per nulla secondario, che rafforza il piano B, è l’elezione del sindaco uscente del comune di 80mila abitanti a nord di Milano, Roberto Di Stefano, convinto sostenitore, a differenza dello sfidante, del progetto che sottrarrebbe la casa del Milan a Milano. Solo il Milan e non una casa condivisa con l’Inter, perché questa alternativa, almeno al momento, è al vaglio solo della società rossonera, con la nuova proprietà Redbird convinta, almeno quanto la precedente, della necessità di un nuovo stadio. L’interlocutore è Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che gestisce l’area delle ex acciaierie Falck, il sito deputato a ospitare, nel caso, l’impianto. Da quanto già filtrato durante la campagna elettorale di Sesto, per il progetto è stato contattato sir Norman Foster, l’archistar del nuovo Wembley, già sul “pezzo”, avendo ridisegnato la macroarea e dunque perfettamente a conoscenza dell’archeologia industriale del sito.


E la Cattedrale? Resta formalmente la via maestra, il progetto scelto dalle due società, che dovrebbe sorgere accanto a un San Siro destinato sostanzialmente alla demolizione. Questo almeno secondo lo studio di fattibilità che, dopo aver ridotto le volumetrie, ha ottenuto il Pubblico Interesse del Comune, ma che ora dovrà sottoporsi a un nuovo passaggio burocratico, lungo, tortuoso e per nulla scontato: il dibattito pubblico. In sostanza un percorso che prevede la partecipazione dei cittadini attraverso vari incontri pubblici e una relazione conclusiva, che terrà conto delle posizioni emerse. Nel mezzo le società dovranno fornire ulteriori dossier con dettagli del progetto scelto. Il coordinatore ha già incontrato i club, rassicurandoli, su input del sindaco Sala, sul fatto di voler circoscrivere i tempi e presentare la relazione entro ottobre. Un iter che dovrà comunque tener conto dell’eventualità di referendum cittadini o ricorsi al Tar. Una tempistica non certa, che è quanto i club volevano e vogliono evitare. E se le opzioni alternative di fuga da Milano in un primo tempo sembravano uno spauracchio per forzare i tempi, ora, almeno quella di Sesto, assomiglia sempre di più a un piano A bis, più che a un piano B.
Basta con le prese per il ****. Non c'è nessuna eventualità riguardo ai ricorsi al TAR. Ne hanno già fatti e ne hanno preannunciati altri dal comitato. Nel 2030 San Siro sarà ancora lì, se non lo vuoi ristrutturare TE NE DEVI ANDARE!
 

Albijol

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Basta con le prese per il ****. Non c'è nessuna eventualità riguardo ai ricorsi al TAR. Ne hanno già fatti e ne hanno preannunciati altri dal comitato. Nel 2030 San Siro sarà ancora lì, se non lo vuoi ristrutturare TE NE DEVI ANDARE!
Chi crede che ci permetteranno di demolire San Siro crede in Babbo Natale.
 

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Come riportato da Sky, Milan e Inter lavorano insieme per il nuovo San Siro con il sindaco di Milano Sala ma resta sullo sfondo l'ipotesi che i rossoneri possano orientarsi nell'area di Sesto San Giovanni. Nei prossimi due mesi l'agenda sarà più chiara. Nella migliore delle ipotesi l'inizio dei lavori scatterà entro il 2023 e l'impianto potrebbe essere pronto nella stagione 2027-28

Se la Cattedrale, il nuovo stadio scelto da Milan e Inter per sostituire il Meazza sulla medesima area di San Siro, resta la meta di un percorso burocratico a ostacoli crescenti, l’opzione Sesto San Giovanni, pur sempre sullo sfondo, si fa ogni settimana via via più nitida. Il nuovo tassello, per nulla secondario, che rafforza il piano B, è l’elezione del sindaco uscente del comune di 80mila abitanti a nord di Milano, Roberto Di Stefano, convinto sostenitore, a differenza dello sfidante, del progetto che sottrarrebbe la casa del Milan a Milano. Solo il Milan e non una casa condivisa con l’Inter, perché questa alternativa, almeno al momento, è al vaglio solo della società rossonera, con la nuova proprietà Redbird convinta, almeno quanto la precedente, della necessità di un nuovo stadio. L’interlocutore è Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che gestisce l’area delle ex acciaierie Falck, il sito deputato a ospitare, nel caso, l’impianto. Da quanto già filtrato durante la campagna elettorale di Sesto, per il progetto è stato contattato sir Norman Foster, l’archistar del nuovo Wembley, già sul “pezzo”, avendo ridisegnato la macroarea e dunque perfettamente a conoscenza dell’archeologia industriale del sito.


E la Cattedrale? Resta formalmente la via maestra, il progetto scelto dalle due società, che dovrebbe sorgere accanto a un San Siro destinato sostanzialmente alla demolizione. Questo almeno secondo lo studio di fattibilità che, dopo aver ridotto le volumetrie, ha ottenuto il Pubblico Interesse del Comune, ma che ora dovrà sottoporsi a un nuovo passaggio burocratico, lungo, tortuoso e per nulla scontato: il dibattito pubblico. In sostanza un percorso che prevede la partecipazione dei cittadini attraverso vari incontri pubblici e una relazione conclusiva, che terrà conto delle posizioni emerse. Nel mezzo le società dovranno fornire ulteriori dossier con dettagli del progetto scelto. Il coordinatore ha già incontrato i club, rassicurandoli, su input del sindaco Sala, sul fatto di voler circoscrivere i tempi e presentare la relazione entro ottobre. Un iter che dovrà comunque tener conto dell’eventualità di referendum cittadini o ricorsi al Tar. Una tempistica non certa, che è quanto i club volevano e vogliono evitare. E se le opzioni alternative di fuga da Milano in un primo tempo sembravano uno spauracchio per forzare i tempi, ora, almeno quella di Sesto, assomiglia sempre di più a un piano A bis, più che a un piano B.
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gabri65

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Come riportato da Sky, Milan e Inter lavorano insieme per il nuovo San Siro con il sindaco di Milano Sala ma resta sullo sfondo l'ipotesi che i rossoneri possano orientarsi nell'area di Sesto San Giovanni. Nei prossimi due mesi l'agenda sarà più chiara. Nella migliore delle ipotesi l'inizio dei lavori scatterà entro il 2023 e l'impianto potrebbe essere pronto nella stagione 2027-28

Se la Cattedrale, il nuovo stadio scelto da Milan e Inter per sostituire il Meazza sulla medesima area di San Siro, resta la meta di un percorso burocratico a ostacoli crescenti, l’opzione Sesto San Giovanni, pur sempre sullo sfondo, si fa ogni settimana via via più nitida. Il nuovo tassello, per nulla secondario, che rafforza il piano B, è l’elezione del sindaco uscente del comune di 80mila abitanti a nord di Milano, Roberto Di Stefano, convinto sostenitore, a differenza dello sfidante, del progetto che sottrarrebbe la casa del Milan a Milano. Solo il Milan e non una casa condivisa con l’Inter, perché questa alternativa, almeno al momento, è al vaglio solo della società rossonera, con la nuova proprietà Redbird convinta, almeno quanto la precedente, della necessità di un nuovo stadio. L’interlocutore è Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che gestisce l’area delle ex acciaierie Falck, il sito deputato a ospitare, nel caso, l’impianto. Da quanto già filtrato durante la campagna elettorale di Sesto, per il progetto è stato contattato sir Norman Foster, l’archistar del nuovo Wembley, già sul “pezzo”, avendo ridisegnato la macroarea e dunque perfettamente a conoscenza dell’archeologia industriale del sito.


E la Cattedrale? Resta formalmente la via maestra, il progetto scelto dalle due società, che dovrebbe sorgere accanto a un San Siro destinato sostanzialmente alla demolizione. Questo almeno secondo lo studio di fattibilità che, dopo aver ridotto le volumetrie, ha ottenuto il Pubblico Interesse del Comune, ma che ora dovrà sottoporsi a un nuovo passaggio burocratico, lungo, tortuoso e per nulla scontato: il dibattito pubblico. In sostanza un percorso che prevede la partecipazione dei cittadini attraverso vari incontri pubblici e una relazione conclusiva, che terrà conto delle posizioni emerse. Nel mezzo le società dovranno fornire ulteriori dossier con dettagli del progetto scelto. Il coordinatore ha già incontrato i club, rassicurandoli, su input del sindaco Sala, sul fatto di voler circoscrivere i tempi e presentare la relazione entro ottobre. Un iter che dovrà comunque tener conto dell’eventualità di referendum cittadini o ricorsi al Tar. Una tempistica non certa, che è quanto i club volevano e vogliono evitare. E se le opzioni alternative di fuga da Milano in un primo tempo sembravano uno spauracchio per forzare i tempi, ora, almeno quella di Sesto, assomiglia sempre di più a un piano A bis, più che a un piano B.

Non so perché, ma la sensazione è che, se anche ti faranno costruire lo stadio, verrà fuori un troiaio allucinante.
 

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Se la Cattedrale, il nuovo stadio scelto da Milan e Inter per sostituire il Meazza sulla medesima area di San Siro, resta la meta di un percorso burocratico a ostacoli crescenti, l’opzione Sesto San Giovanni, pur sempre sullo sfondo, si fa ogni settimana via via più nitida. Il nuovo tassello, per nulla secondario, che rafforza il piano B, è l’elezione del sindaco uscente del comune di 80mila abitanti a nord di Milano, Roberto Di Stefano, convinto sostenitore, a differenza dello sfidante, del progetto che sottrarrebbe la casa del Milan a Milano. Solo il Milan e non una casa condivisa con l’Inter, perché questa alternativa, almeno al momento, è al vaglio solo della società rossonera, con la nuova proprietà Redbird convinta, almeno quanto la precedente, della necessità di un nuovo stadio. L’interlocutore è Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che gestisce l’area delle ex acciaierie Falck, il sito deputato a ospitare, nel caso, l’impianto. Da quanto già filtrato durante la campagna elettorale di Sesto, per il progetto è stato contattato sir Norman Foster, l’archistar del nuovo Wembley, già sul “pezzo”, avendo ridisegnato la macroarea e dunque perfettamente a conoscenza dell’archeologia industriale del sito.


E la Cattedrale? Resta formalmente la via maestra, il progetto scelto dalle due società, che dovrebbe sorgere accanto a un San Siro destinato sostanzialmente alla demolizione. Questo almeno secondo lo studio di fattibilità che, dopo aver ridotto le volumetrie, ha ottenuto il Pubblico Interesse del Comune, ma che ora dovrà sottoporsi a un nuovo passaggio burocratico, lungo, tortuoso e per nulla scontato: il dibattito pubblico. In sostanza un percorso che prevede la partecipazione dei cittadini attraverso vari incontri pubblici e una relazione conclusiva, che terrà conto delle posizioni emerse. Nel mezzo le società dovranno fornire ulteriori dossier con dettagli del progetto scelto. Il coordinatore ha già incontrato i club, rassicurandoli, su input del sindaco Sala, sul fatto di voler circoscrivere i tempi e presentare la relazione entro ottobre. Un iter che dovrà comunque tener conto dell’eventualità di referendum cittadini o ricorsi al Tar. Una tempistica non certa, che è quanto i club volevano e vogliono evitare. E se le opzioni alternative di fuga da Milano in un primo tempo sembravano uno spauracchio per forzare i tempi, ora, almeno quella di Sesto, assomiglia sempre di più a un piano A bis, più che a un piano B.

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