fra29
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Finalmente l'ombra di qualche fatto. Proroga del termine a contrarre, dunque, con il versamento di un ulteriore acconto di 100 milioni, che le parti, si legge nel comunicato, hanno ritenuto di imputare a caparra, la seconda dopo quella di 100 milioni, composta in due versamenti eseguiti nei mesi appena trascorsi. Con questo versamento, se confermato quanto alla sua esecuzione nei prossimi giorni, il consorzio cinese versa a caparra, quindi con l'ipotetico rischio di ritenzione in favore del promittente alienante in caso di inadempimento del preliminare, una somma vicina al 39% per cento del prezzo complessivo, percentuale abnorme, ben oltre i limiti della normale alea contrattuale, che non ha riscontri in m&a di questo tipo e soprattutto dimensioni. Una operazione che, ove avesse concreti margini di fallimento, presenterebbe caratteristiche di temerarietà che ne stravolgerebbero la natura ed effetti sinora ipotizzati, dando ingresso ad ogni diversa ricostruzione, anche deteriore, la migliore delle quali (ed è tutto dire) rimanderebbe ad una raccolta da SES di capitale a debito con garanzia sulle quote della futura controllante il club, Rossoneri Sports, ora soggetto privo di patrimonio, domani, dopo una operazione di fusione con il club, con prospettive potenzialmente interessanti a seguito del futuro collocamento sul mercato finanziario. Siamo davvero a questo? Il passaggio da Galatioto a Da Rotschild, il cambio di cordata, l'aumento di quota di capitale richiesta, dall'originario 75% al 100% della quota di Fininvest (99,93%), l'unica obiettivamente compatibile contro i rischi di una leva finanziaria non efficiente, ha solo il significato di una gigantesca operazione a debito a totale carico del Milan, la stessa che fu concepita da Taechaubol al suo arrivo in Italia un anno e mezzo fa, prima che Berlusconi (e Marina, e Pellegrino, e Franzosi) stoppassero tutto, forse allarmati dalla identità dei suoi partners finanziari, proponendogli la cessione di una sola quota di minoranza, e ponendolo di fatto fuori gioco? Le domande ad oggi non hanno risposta, perché ques’ultima presupporrebbe lo svelamento del vero enigma di questo romanzo: cosa è stato, o deve essere autorizzato sul piano valutario dalle amministrazioni della Repubblica Popolare per l'investimento sul nostro club. Ovvero, gli importi, la tipologia di investimenti, la natura dei soggetti autorizzati. Qui le fonti a disposizione azzardano, ipotizzano, propongono, ma dicono poco o nulla di vero o verosimile. Eppure è la chiave di interpretazione del problema: livelli di investimento a budget pluriennale (come perfettamente ipotizzabile dalla lettura del comunicato stampa del 5 agosto scorso di Fininvest, ove si allude ad un piano di investimenti dei futuri proprietari sul club sui prossimi tre anni) porterebbero, con ogni probabilità per un club del fabbisogno del Milan, a richieste ben superiori al miliardo di euro, e piuttosto vicine a quel limite di 1,8 miliardi di euro, che giustificherebbe, ad esempio, l’apertura di procedure autorizzative addirittura presso il Consiglio di Stato. Parimenti, non è irrilevante la presenza nel soggetto istante di compagnie a totale o prevalente controllo pubblico statale, che invoca livelli di controllo successivi alquanto penetranti, né la stessa struttura giuridica del richiedente, poiché un consorzio di soggetti aventi autonomia giuridica e patrimoniale sposterebbe il controllo da un ente unico ed unitario ad una pluralità di consorziati, con inevitabile sfasamento dei tempi e meriti del controllo a seconda della rispettiva struttura dei conferimenti e della loro incidenza nella quota complessiva oggetto della richiesta autorizzazione. Di questo non sappiamo ad oggi che poco o nulla, non potendo aiutarci la non identificazione dei futuri soci, le loro quote di partecipazione, l’inerenza al core business del Milan. Rispetto a questo, preoccupa obiettivamente poco o nulla l’accumulo dei tempi, che è nella media di passate operazioni di questo tipo by China, né la natura offshore delle piazze di allocazione dei capitali di questi soggetti: la stragrande maggioranza delle società finanziarie di origine pubblica statale cinese sono partecipate da veicoli o fondi in ultima istanza ‘Cayman Isl. Registered’, per consapevole, e non necessariamente criminogena, decisione del Governo di Pechino di sottrarre la ricchezza cinese al circuito bancario internazionale, notoriamente nelle mani del FMI e del gigante avversario, gli Stati Uniti. Auspicheremmo piuttosto , nel nome sacro dei tifosi, della loro pancia e del loro cuore ormai duramente provati, la manifestazione dei soci: l’effetto sostanziale di fidelizzazione sarebbe sorprendente e non certamente sfavorevole per i nuovi proprietari; ma su questo sappiamo di dover chiedere a costoro una contraddizione ai loro principi di riservatezza in materia di affari, che è stata spesso la loro fortuna. Si chiude, allora? Si, perché non ci sono alternative: per Berlusconi/Fininvest, e a questo punto diremmo per i cinesi. Fuori di vane parole, niente può dissuaderci dall’idea che, anziché girare 200 milioni a Fininvest in cambio di una mera aspettativa di business, lor signori avrebbero potuto impiegare le suddette somme per prendere agevolmente il controllo, ad esempio, di Napoli, Roma, Inter, club che paiono oggi avere un futuro industriale migliore del povero Milan. Questione di preferenze, di scommesse sul futuro che potrebbe realizzarsi. In bocca al lupo a loro, ma soprattutto in bocca al lupo a noi.![]()
Alt Casnop,
Ho letto e riletto il tuo pezzo per cercare di comprenderlo a fondo.
Sbaglio o inizi ad avere dubbi sulla bontà dell'operazione?
Praticamente nessun private equity come si pensava ma pure operazione stile Bee e Glazer-MUTD?
Se non ricordo male era descritta inizialmente come un'ipotesi tutt'altro che positiva... O sbaglio?