Si continua da qui:
http://www.milanworld.net/milan-ecco-i-primi-due-botti-cinesi-le-ultime-sulla-cessione-vt36962.html
News by @Chrissonero puntualizzata da @Casnop: secondo quanto riportato da CCTV (TV di Stato cinese) della cordata fanno parte Robin Li (Baidu, 12 miliardi di patrimonio personale) Eric Xu (da comprendere se si tratti di Xu Yong, cofondatore di Baidu, o Xu Zhijun, vicepresidente ed attuale CEO di Huawei, entrambi noti con il soprannome anglofono di Eric Xu), Hui Ka Yan (Evergrande, 9 miliardi di patrimonio personale) e He Xiangjian (Midea, 10 miliardi di patrimonio personale).
A questi nomi, inoltre, sulla base delle precedenti notizie, potrebbero aggiungersi quelli di Li Hejun (Hanergy, società specializzata in rinnovabili) e il tanto chiacchierato Jack Ma.
GdS (Olivero): sono passate due settimane dalla concessione dell'esclusiva ma non sono stati fatti passi in avanti concreti. Ciò non significa che non si stia continuando a lavorare, l'operazione infatti è complessa ma l'ottimismo non è svanito. La futura posizione di Silvio non è in discussione, vendendo la maggioranza non può che rimanere presidente onorario o magari avere una poltrona nel CDA.
Intanto Berlusconi pretende di sapere la composizione della cordata per essere sicuro di lasciare in buone mani. Sul mercato bloccato, in realtà Fininvest può fare ciò che vuole, basta che avvisi i cinesi. Quindi Silvio può anche prendere un nuovo mister, ma poi i cinesi potranno subito dopo cambiarlo.
CorSera (Ravelli): nessun problema sul futuro ruolo di Silvio. Questo tema, quindi, non pare sul tavolo: i cinesi hanno già accettato di lasciargli la carica di presidente onorario per i prossimi due anni, mentre è escluso che possa averne di più operative una volta che la vendita del 70% del club si dovesse concretizzare. Altri sono gli approfondimenti che continuano tra i vertici di Fininvest e i rappresentanti dei cinesi: riguardano le garanzie e le rassicurazioni sull’identità dei partecipanti alla cordata, da effettuare entro la fine del mese. Arrivano altre conferme sulla presenza di Evergrande. Intanto l'esclusiva potrebbe subire un piccolo slittamento di 5 giorni.
Bene, mi sembra che le notizie minimamente fondate che stiamo leggendo volgano tutte nel senso della rapida evoluzione della vicenda verso le sospirate firme dei contratti di trasferimento delle quote. Fininvest ed il consorzio Galatioto stanno negoziando le clausole del complesso testo contrattuale, sulla cui redazione convergono le volontà di due parti, di cui una plurisoggettiva, ma i contributi di una moltitudine di soggetti (avvocati, advisors, consulenti) nella stesura di testi o di parti di testo da proporre e condividere in tre lingue diverse: comprensibile dunque l’estensione dei tempi tecnici che è stata annunciata. E’ imminente il passaggio della definitiva approvazione dei testi e della convocazione degli organi deliberanti delle due parti per l’autorizzazione alla sottoscrizione dei documenti contrattuali che finalmente impegnano le parti. Tra il preliminare ed il definitivo correranno le movimentazioni bancarie, nel frattempo già concordate, per il trasferimento e la domiciliazione bancaria dei fondi, che sarà contestuale o lievemente anticipata rispetto a quella di girata delle azioni, che segnerà finalmente il closing dell’operazione. I segnali che stanno emergendo dal clan giornalistico vicino al nostro AD sportivo (Galliani), secondo cui tutte le operazioni di mercato sono sostanzialmente autorizzate dalla parte cinese, dimostra con assoluta evidenza come si sia entrati nella tipica fase di cogestione operativa che segna il passaggio di controllo del club sino alla integrale sostituzione degli amministratori. Suggestioni giornalistiche relative ad un Berlusconi realmente dubbioso sulla operazione e sulla sua capacità di arrestare un meccanismo già avviato sono totalmente incompatibili con questa realtà dei fatti descritta proprio dalla stampa vicina all’ex premier ed al fido Galliani. L’idea di contrasti tra le parti sul mantenimento a Berlusconi addirittura di una carica non operativa come quella di presidente onorario, che egli già detiene e che obiettivamente merita, e la cui sottrazione non arriderebbe a quella idea di soft power che caratterizza ovunque il modo di fare cinese, appartiene alla categoria delle pure illazioni. Quanto alla composizione del consorzio cinese, la notizia sui quattro imprenditori proviene da un servizio giornalistico reso sui canali internazionali di lingua inglese di China Central Television, non ha riscontro sui dispacci di agenzia proposti nel sito della televisione di Stato cinese, aventi carattere di ufficialità in relazione ad attività dei soggetti istituzionali dell’Amministrazione centrale di Pechino, sicché le indiscrezioni riportate in quel servizio tali devono essere considerate, benché provenienti da un medium sotto totale controllo editoriale del Partito Comunista cinese. Più interessante constatare l’esistenza di eventuali smentite dei diretti citati, sinora non pervenute (le smentite, come quella di Dalian Wanda Group, dovrebbero arrivare da comunicati stampa ufficiali, non da indiscrezioni di singoli giornalisti: tutti i gruppi citati sono quotati sui mercati borsistici americani e del Far East, e le comunicazioni devono avere il giusto suggello formale per non provocare fenomeni di aggiotaggio). Infine, gli interventi nel consorzio sono dei soggetti societari e non di singoli imprenditori o manager: non siamo nel Golfo Persico, molti di questi gruppi citati sono cooperative di totale proprietà dei dipendenti (Huawei solamente ne ha 170mila circa a libro paga), e nel modo cinese una personalizzazione individualistica è contraria ai principi statuali: il denaro è loro affidato dallo Stato, che ne detiene il monopolio di conservazione e di destinazione strategica, per escludere forme di accumulo e di sottrazione individualistica ai fini collettivi. Ciò può sconcertare, ma è il comunismo capitalistico del piccolo Deng. La Terza Via.
