Maldini:”Ora niente top. Ma in futuro... strada tracciata”

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A.C Milan 1899

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Lo sapevamo che per i top serve la Champions per almeno un paio d'anni,ma tra i top e i Tonali ci sono anche giocatori che stanno nella terra di mezzo,vedessero di prenderne qualcuno che inizi ad alzare il tasso tecnico e/o di pericolosità specie sulla trequarti.

Tolto Ibra (che gioca la metà delle partite e il prossimo anno probabilmente ne giocherà ancora di meno) il nostro reparto d’attacco quest’anno ha i seguenti numeri: Leao 5 goal, Rebic 5 goal, Brahim Diaz 1 goal, Hauge 1 goal, Gallinejo 1 goal, Salam Aleikum 2 goal, Chala 1 goal. Totale: 16 goal dai nostri giocatori offensivi, Ibra a parte.

Sono numeri da metà classifica. Numeri tragici per una squadra che teoricamente aspira ad andare in CL non una tantum perché gli astri si sono allineati per poi tornare a mangiare fango per il prossimo decennio (come fanno gli accattoni lazziesi, per l’appunto).

Per fortuna che abbiamo Kessie, un centrocampista, che ha fatto 9 goal (sappiamo come :asd:), altrimenti saremmo nella menta fino al collo.

Quindi vedano loro, o spendono il budget nel modo e per il fine che hai detto tu o lo dovranno spendere in arbitri, perché altrimenti l’anno prossimo si torna al caro vecchio sesto posto che è un piacere.

Ma probabilmente ci sarebbero degli evoluti pronti a giustificare pure un mercato stile L’otite Estate 2020, se andassimo in CL. Visto che qua se fai notare che tra prendere Griezmann e prendere Hauge ci sono molte vie di mezzo tocca pure sorbirsi del sarcasmo di dubbio gusto (per usare un eufemismo) sul prendere Haaland.

Un bell’Akpro o un qualche talentino preso dalla Ligue 2 con 17 presenze e ben 3 goal tra i professionisti ma un bright future ahead (VERY FAR ahead) e si spacca il **** ai passeri.
 
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“Quando saremo stati in Champions League per quattro o cinque anni di fila allora potremo fare altri sacrifici economici".

Quello che dico pure io da mesi. Altro che balle, tornare in CL e restarci per noi è tutto.

questa cozza un po' con la tua frase che vai ripetendo da settimane. ossia che maldini ha detto che con la CL cambieranno molte cose.
ma tanto tanto.

ha chiaramente specificato che non è 1 anno ma 4 o 5. cosa che ti è stata detta in tutte le salse ma che non vuoi accettare.
c'è una differenza abissale con quel che dici tu ed è chiaro.
 

Victorss

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Io lo amo. Per me è un signor dirigente, lo è perché è un uomo equilibratissimo, espertissimo di calcio ad ogni livello, rispettato ovunque, appassionato di Milan e di un'intelligenza ben sopra la media. Sbaglia anche lui, ma io mi sento in buone mani.

Non ci si deve aspettare grandi colpi nemmeno la prossima estate, ma due o tre innesti intelligenti assolutamente si. Mi fido.

Nulla da aggiungere.
 

A.C Milan 1899

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questa cozza un po' con la tua frase che vai ripetendo da settimane. ossia che maldini ha detto che con la CL cambieranno molte cose.
ma tanto tanto.

ha chiaramente specificato che non è 1 anno ma 4 o 5. cosa che ti è stata detta in tutte le salse ma che non vuoi accettare.
c'è una differenza abissale con quel che dici tu ed è chiaro.

4 o 5 anni per prendere i top, non credo che intendesse 4 o 5 anni per prendere i Thauvin di turno e per poter avere un’ala destra che sarebbe titolare al Sassuolo (nessuna delle nostre due ali destre lo sarebbe, visto che non valgono un quarto di Berardi manco sommate).

Per il resto quello che lui ha detto a Settembre l’ho messo in firma testualmente, perché io non mi invento nulla.

E soprattutto non mi faccio prendere per il ****, di Galliani ne ho già avuto uno. Quello che ha detto ha un significato ben preciso (che implica alzare il livello, senza se e senza ma, il che a sua volta implica un mercato diverso, visto che, come detto da [MENTION=3903]SoloMVB[/MENTION], “ tra i top e i Tonali ci sono anche giocatori che stanno nella terra di mezzo” . Se poi mi venite a dire che i Depay o i Thauvin per noi, con la Champions, sono inarrivabili quanto Griezmann o Haaland allora alzo le mani sul serio).
 

The P

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Maldini a So Foot:”In nessun momento ho pensato che il club potesse morire o che potesse scomparire. A tutti sono note le difficoltà degli ultimi anni dell'era Berlusconi o legate al passaggio di proprietà cinese nel 2017. Il Fondo Elliott è arrivato proprio a causa di queste difficoltà. E quando è diventato chiaro che il Fondo Elliott poteva possedere il Milan, sono stato contattato da Leonardo nell'estate del 2018".

Sugli ultimi anni del Milan: "Da quando ho smesso di giocare, siamo comunque riusciti a vincere uno scudetto e abbiamo partecipato più volte alla Champions League. C'è stato un cambio generazionale molto significativo dal 2009, soprattutto dal 2011 al 2012, quando i calciatori che facevano parte di questo club hanno interrotto la loro carriera o se ne sono andati. Se non prevedi il futuro con questo cambio generazionale, allora è difficile avere risultati sportivi. Chi arriva subito dopo non riesce a fare bene come dovrebbe. C'era forse l'idea che chi entrava potesse tenere in alto il Milan, ma purtroppo non è andata così. Devi pianificare e pianificare costantemente. Poi c'è stata una campagna acquisti molto costosa, ma tutto si è fermato in diciotto mesi. Ciò che rende grande un club è senza dubbio la stabilità: stabilità di gestione, stabilità di squadra. E devo dire che negli ultimi anni di presidenza Berlusconi, e anche nell'anno e mezzo in cui c'era il proprietario cinese a capo del club, non c'è stata questa stabilità".

Sul ritorno nel club rossonero: "Non ho mai considerato il mio ritorno obbligatorio, né ho mai ritenuto obbligatorio che le persone che lavorano nel club mi chiamassero. Semplicemente perché ho fatto carriera fino al 2009, poi ho vissuto altre cose, perché la vita mi ha regalato nuove esperienze, a volte lontane dal calcio, e quindi non è come se vedessi questa esperienza come necessaria. Certo, il Milan è e sarà sempre la mia passione, come il calcio. Se un giorno la possibilità esisteva, volevo viverla come attore, volevo viverla recitando un ruolo, rispettando quello che era stato il mio passato all'interno di questo club. Sono stato chiamato quando il club era di proprietà cinese, ma non avevo necessariamente in mente di avere un ruolo operativo all'interno del club".

Sulla nuova strategia del Milan: "Prima di tutto, quando hai meno tempo di quanto avrebbe potuto avere la prima presidenza Berlusconi, ad esempio, quando non hai molta scelta, devi essere creativo. Io, il primo anno, sono stato chiamato da Leonardo, e avevamo una visione diversa di come doveva essere la squadra. Il primo anno il club ha fatto investimenti importanti, anche se quando si calcolano le entrate e le uscite, la spesa non è stata eccessiva per un club come il Milan. Dopo la partenza di Leo, per necessità economiche - il Milan perdeva e continuava a perdere più di cento milioni all'anno - si imponeva austerità negli acquisti e si era programmato di scommettere sui giovani per avere una squadra più giovane e più competitiva. Certo, le persone che ho scelto di lavorare con me in tutto questo (Zvonimir Boban e Ricky Massara) avevano in mente che lavorare per il Milan significa rispettare quella che è stata la nostra storia. Non possiamo costruire un progetto che non abbia l'idea, per quanto piccola, di essere vincente nel breve periodo. La sfida era quindi quella di tornare competitivi e avere una società finanziariamente virtuosa. E devo dire che oggi abbiamo trovato quell'equilibrio. Il Milan ha abbassato l'età media dei giocatori, è la squadra più giovane d'Italia, una delle squadre più giovani d'Europa. La strada è stata tracciata. In tutto questo, l'esperienza di chi ha giocato serve non a comprare un giocatore solo perché è giovane, ma anche ad essere attento ad avere guide, giocatori più esperti in grado di guidare i più giovani. E questo è fondamentale".

Sull'appeal del Milan: "Sono molto fortunato, sono un ex giocatore rispettato e vincente. E poi ho la possibilità di lavorare per il Milan. Credimi: il Milan non si qualifica per la Champions League da otto anni, ma quando il Milan chiama, i giocatori di tutto il mondo iniziano a sognare. Certo, guardiamo al futuro, ma il passato, che dobbiamo rispettare, conta e come. Quando ti chiami Milan e chiami un giocatore, sei uno dei tre club di maggior successo al mondo. Dobbiamo sempre ricordarlo".


Su come convince i giocatori a scegliere il Milan: "È vero che per noi è più difficile portare un giocatore oggi. Economicamente chiediamo ai giocatori che vengono a fare dei sacrifici. I giocatori che vengono qui sono lì perché vogliono davvero esserci. Questi sono giocatori che hanno rinunciato a molti degli stipendi che avevano prima di venire qui. Dobbiamo essere creativi e non possiamo combattere con gli altri club. L'ho sempre detto: il fair play finanziario ha fatto bene al calcio perché c'è meno debito, ma ha allargato il divario tra i grandi club e chi vuole investire e tornare competitivo. Abbiamo un fatturato che è circa un quarto o un quinto dei club vincitori in Europa. Il Milan ha le stesse entrate che aveva nel 2000, giusto per farti capire. Sono passati vent'anni e da allora il mondo è andato in una direzione diversa".

Sul progetto: "Abbiamo avviato il nostro progetto prima che si verificasse questa pandemia. E ora tante squadre ci stanno guardando: perché il Milan quest'anno? Perché il Milan è riuscito ad essere autosufficiente? Come ha fatto il Milan a ringiovanire la rosa? Credo che siamo presi come esempio di un club virtuoso e vedremo se vinceremo anche in futuro. Per quanto riguarda gli acquisti di giocatori, cerchi di prendere quelli che ritieni più funzionali al tuo progetto, e c'è anche un mercato di persone che lavorano con i club che sono gli scout, gli osservatori, i dirigenti. Spetta alla proprietà e ai dirigenti dei diversi settori scegliere le persone giuste. Credo che il Milan, in Italia senza dubbio e anche in Europa, sia considerato un club virtuoso. Ad oggi il Milan non può permettersi di avere un top player dal punto di vista finanziario. Quando saremo stati in Champions League per quattro o cinque anni di fila allora potremo fare altri sacrifici economici".

Sulle sue parole sul Milan nel 2014 ("Hanno distrutto il mio Milan"): "Molte volte il titolo di un'intervista non corrisponde esattamente a quello che si dice, ed è quello che mi piace di meno il titolo. Perché ti ricordi cosa? Del titolo, quando c'erano altri concetti all'interno di questa intervista. All'epoca era ancora la presidenza Berlusconi, ma ci stavamo muovendo verso un'idea diversa da quanto fatto negli ultimi vent'anni. C'erano due amministratori delegati (Galliani e Barbara Berlusconi, ndr) e non ha funzionato. Ma se devo parlare della presidenza Berlusconi o di Galliani, posso solo fare i complimenti, perché hanno costruito un club che è stato invidiato da tutti. Poi, visto da fuori - e fa ridere il fatto che io sia considerato fuori dal mondo Milan -, non direi la stessa cosa oggi, perché la mia visione è ovviamente diversa da quella che c'era dieci anni fa".
Sulla storia del Milan: "Una delle cose che aiuta il progetto, i giocatori e coloro che lavorano all'interno del progetto è dire la verità. E la verità è chiara: sono passati otto anni da quando abbiamo giocato l'ultima Champions League. Dobbiamo prenderne atto. Se avessimo detto: quest'anno vinceremo tutto, se dicessimo ogni anno che vogliamo vincere tutto, sarebbe un errore. Se il piano è provare ad accorciare i tempi per ricostruire un club come questo, ed essere competitivi in ​​due anni, la gente capisce. C'è più comprensione nei confronti dei giocatori, hanno bisogno di tempo. Un anno fa eravamo decimi, fondamentalmente, ed eravamo visti come una squadra perdente. Chi conosce il calcio sa però che c'erano già dei segnali molto positivi. Ovviamente ci vuole tempo. Se cambi strategia ogni anno, diventa difficile, perché fai pressione sui giocatori in particolare, ed è più complicato. I giocatori sono già sotto pressione, sanno che questa maglia, questa storia, San Siro, le persone, ti mettono pressione. Se dai un'idea più precisa dei tempi e di dove vuoi andare, questo può solo aiutare".

Sugli stadi vuoti: "Se hanno aiutato il Milan? Non lo so. Forse all'inizio, un po' sì, ma ora siamo la squadra con più punti in campionato da un anno. Nel periodo pre-pandemia abbiamo avuto una media di 55.000 spettatori. Adesso saremmo a 70.000. La pressione può essere davvero forte quando le cose vanno male, ma quando le cose vanno bene San Siro lo stadio pieno ti trascina. È un peccato che le persone non abbiano potuto godere della squadra vivace, frizzante e coraggiosa dell'ultimo anno. Non so come saranno le prossime stagioni. A causa del Covid la situazione non cambia di anno in anno, ma di mese in mese. Speravamo, economicamente e sportivamente, che gli stadi potessero riaprire quest'anno, per avere alle partite gli sponsor alle partite che avrebbero voluto investire ancora di più, e tutto ciò non è accaduto. Quindi non possiamo nemmeno immaginare come sarà la prossima finestra di trasferimento. Fa paura questa cosa. Siamo partiti con l'idea di un progetto virtuoso, quindi stiamo comunque cercando di tagliare i costi, abbiamo iniziato questo prima della pandemia, quindi eravamo, in un certo senso, più preparati di altri".
Sul ritorno al top del Milan: "E' difficile dire cosa manca. Quando la gestione è stabile, gli obiettivi sono condivisi, tutti sono sulla stessa linea e c'è una certa stabilità nella costruzione della squadra, con un percorso, credo sia più facile da confermare. Dato che abbiamo una squadra giovane, i nostri giovani sono probabilmente destinati a migliorare rispetto ai più grandi. Il fatto che la rosa sia così giovane ci fa pensare che negli anni questi giocatori miglioreranno".

Su cosa lo soddisfa di più: "Una squadra di calcio vive di risultati. I risultati ti aiutano a farti rispettare, a svegliarti bene, a stare bene. Ma ciò che mi ha portato di più nella mia carriera sono i rapporti umani. Sinceramente poter essere rispettati in un altro ruolo e aver svolto un buon lavoro è una cosa che dà soddisfazione".

Sul 5-0 contro l'Atalanta: "Non sai mai cosa fare o non fare in questi tempi. Abbiamo parlato chiaramente con la squadra. Non so se i risultati che sono arrivati dopo sono arrivati grazie alle parole che usammo quel giorno, ma lo chiarimmo. In questi momenti, credo che non dovremmo distinguere tra noi e loro. Dobbiamo essere uniti. Abbiamo chiaramente dovuto proteggerci e cercare di trovare i problemi, per evitare di avere una stagione in quella direzione. Devo dire che dopo quella sconfitta la proprietà ci ha permesso di inserire un giocatore come Zlatan".

Su Ibra: "La verità è che il club è al di sopra di ogni giocatore perché i giocatori passano e il club rimane. Ci sono giocatori che lasciano un segno diverso dagli altri e Zlatan è uno di loro. È un motivatore, è un personaggio in sé e per sé che può sembrare complicato da affrontare, ma per chi riesce a trarre tutte le sue qualità, è una risorsa enorme. Il club è al di sopra di ogni giocatore, e questo vale per tutti, perché deriva da come pensiamo al nostro lavoro di leader. Questo discorso sarà sempre rilevante".

Bellissima intervista e chiarissime quali possano essere le ambizioni.

Quest'anno abbiamo solo 2 salari top: Ibra, Gigio.
L'anno prossimo il monte ingaggi si alzerà con i rinnovi di Calha, Kessi, Calabria.

E' essenziale però mettere un altro potenziale top nel motore.
2 anni fa sono stati messi dentro Theo, Benna, Rebic, Ibra, Kjaer e se vogliamo anche Laeo.

Del mercato scorso invece Tonali.

Nel prossimo ci vorrebbe un Tonali bis, un Kjaer bis, u Rebic bis. Come livello di esperienza/talento/apporto alla causa.

Io comunque mi mangio ogni giorno le mani per Chiesa. Sta giocando praticamente da solo alla juve, fa la doppia fase, ha fatto oltre 10 goal + assits. Dovremmo trovarne uno cosi sulla destra, ma è davvero dura. Quasi impossibile.
 
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4 o 5 anni per prendere i top, non credo che intendesse 4 o 5 anni per prendere i Thauvin di turno e per poter avere un’ala destra che sarebbe titolare al Sassuolo (nessuna delle nostre due ali destre lo sarebbe, visto che non valgono un quarto di Berardi manco sommate).

Per il resto quello che lui ha detto a Settembre l’ho messo in firma testualmente, perché io non mi invento nulla.

E soprattutto non mi faccio prendere per il ****, di Galliani ne ho già avuto uno.

non intendevo che te lo sei inventato, figurati, ma

"dalla stagione prossima" è diventato "4 o 5 anni"

questo è innegabile. a questo punto quando ti dicevo che quella frase era una boiata avevo ragione.
almeno ad oggi pare così.

poi ognuno è libero di interpretarla come vuole. se per te CAMBIEREBBERO TANTE COSE è prendere thauvin ok. per me no.

per me l'unico modo di fare un bel mercato è eliminare donnarumma, romagnoli e ibra (se non accetta 2-3M) e ovviamente non parlo di manzu....
altrimenti scordati le TANTE COSE.
 

Swaitak

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Maldini a So Foot:”In nessun momento ho pensato che il club potesse morire o che potesse scomparire. A tutti sono note le difficoltà degli ultimi anni dell'era Berlusconi o legate al passaggio di proprietà cinese nel 2017. Il Fondo Elliott è arrivato proprio a causa di queste difficoltà. E quando è diventato chiaro che il Fondo Elliott poteva possedere il Milan, sono stato contattato da Leonardo nell'estate del 2018".

Sugli ultimi anni del Milan: "Da quando ho smesso di giocare, siamo comunque riusciti a vincere uno scudetto e abbiamo partecipato più volte alla Champions League. C'è stato un cambio generazionale molto significativo dal 2009, soprattutto dal 2011 al 2012, quando i calciatori che facevano parte di questo club hanno interrotto la loro carriera o se ne sono andati. Se non prevedi il futuro con questo cambio generazionale, allora è difficile avere risultati sportivi. Chi arriva subito dopo non riesce a fare bene come dovrebbe. C'era forse l'idea che chi entrava potesse tenere in alto il Milan, ma purtroppo non è andata così. Devi pianificare e pianificare costantemente. Poi c'è stata una campagna acquisti molto costosa, ma tutto si è fermato in diciotto mesi. Ciò che rende grande un club è senza dubbio la stabilità: stabilità di gestione, stabilità di squadra. E devo dire che negli ultimi anni di presidenza Berlusconi, e anche nell'anno e mezzo in cui c'era il proprietario cinese a capo del club, non c'è stata questa stabilità".

Sul ritorno nel club rossonero: "Non ho mai considerato il mio ritorno obbligatorio, né ho mai ritenuto obbligatorio che le persone che lavorano nel club mi chiamassero. Semplicemente perché ho fatto carriera fino al 2009, poi ho vissuto altre cose, perché la vita mi ha regalato nuove esperienze, a volte lontane dal calcio, e quindi non è come se vedessi questa esperienza come necessaria. Certo, il Milan è e sarà sempre la mia passione, come il calcio. Se un giorno la possibilità esisteva, volevo viverla come attore, volevo viverla recitando un ruolo, rispettando quello che era stato il mio passato all'interno di questo club. Sono stato chiamato quando il club era di proprietà cinese, ma non avevo necessariamente in mente di avere un ruolo operativo all'interno del club".

Sulla nuova strategia del Milan: "Prima di tutto, quando hai meno tempo di quanto avrebbe potuto avere la prima presidenza Berlusconi, ad esempio, quando non hai molta scelta, devi essere creativo. Io, il primo anno, sono stato chiamato da Leonardo, e avevamo una visione diversa di come doveva essere la squadra. Il primo anno il club ha fatto investimenti importanti, anche se quando si calcolano le entrate e le uscite, la spesa non è stata eccessiva per un club come il Milan. Dopo la partenza di Leo, per necessità economiche - il Milan perdeva e continuava a perdere più di cento milioni all'anno - si imponeva austerità negli acquisti e si era programmato di scommettere sui giovani per avere una squadra più giovane e più competitiva. Certo, le persone che ho scelto di lavorare con me in tutto questo (Zvonimir Boban e Ricky Massara) avevano in mente che lavorare per il Milan significa rispettare quella che è stata la nostra storia. Non possiamo costruire un progetto che non abbia l'idea, per quanto piccola, di essere vincente nel breve periodo. La sfida era quindi quella di tornare competitivi e avere una società finanziariamente virtuosa. E devo dire che oggi abbiamo trovato quell'equilibrio. Il Milan ha abbassato l'età media dei giocatori, è la squadra più giovane d'Italia, una delle squadre più giovani d'Europa. La strada è stata tracciata. In tutto questo, l'esperienza di chi ha giocato serve non a comprare un giocatore solo perché è giovane, ma anche ad essere attento ad avere guide, giocatori più esperti in grado di guidare i più giovani. E questo è fondamentale".

Sull'appeal del Milan: "Sono molto fortunato, sono un ex giocatore rispettato e vincente. E poi ho la possibilità di lavorare per il Milan. Credimi: il Milan non si qualifica per la Champions League da otto anni, ma quando il Milan chiama, i giocatori di tutto il mondo iniziano a sognare. Certo, guardiamo al futuro, ma il passato, che dobbiamo rispettare, conta e come. Quando ti chiami Milan e chiami un giocatore, sei uno dei tre club di maggior successo al mondo. Dobbiamo sempre ricordarlo".


Su come convince i giocatori a scegliere il Milan: "È vero che per noi è più difficile portare un giocatore oggi. Economicamente chiediamo ai giocatori che vengono a fare dei sacrifici. I giocatori che vengono qui sono lì perché vogliono davvero esserci. Questi sono giocatori che hanno rinunciato a molti degli stipendi che avevano prima di venire qui. Dobbiamo essere creativi e non possiamo combattere con gli altri club. L'ho sempre detto: il fair play finanziario ha fatto bene al calcio perché c'è meno debito, ma ha allargato il divario tra i grandi club e chi vuole investire e tornare competitivo. Abbiamo un fatturato che è circa un quarto o un quinto dei club vincitori in Europa. Il Milan ha le stesse entrate che aveva nel 2000, giusto per farti capire. Sono passati vent'anni e da allora il mondo è andato in una direzione diversa".

Sul progetto: "Abbiamo avviato il nostro progetto prima che si verificasse questa pandemia. E ora tante squadre ci stanno guardando: perché il Milan quest'anno? Perché il Milan è riuscito ad essere autosufficiente? Come ha fatto il Milan a ringiovanire la rosa? Credo che siamo presi come esempio di un club virtuoso e vedremo se vinceremo anche in futuro. Per quanto riguarda gli acquisti di giocatori, cerchi di prendere quelli che ritieni più funzionali al tuo progetto, e c'è anche un mercato di persone che lavorano con i club che sono gli scout, gli osservatori, i dirigenti. Spetta alla proprietà e ai dirigenti dei diversi settori scegliere le persone giuste. Credo che il Milan, in Italia senza dubbio e anche in Europa, sia considerato un club virtuoso. Ad oggi il Milan non può permettersi di avere un top player dal punto di vista finanziario. Quando saremo stati in Champions League per quattro o cinque anni di fila allora potremo fare altri sacrifici economici".

Sulle sue parole sul Milan nel 2014 ("Hanno distrutto il mio Milan"): "Molte volte il titolo di un'intervista non corrisponde esattamente a quello che si dice, ed è quello che mi piace di meno il titolo. Perché ti ricordi cosa? Del titolo, quando c'erano altri concetti all'interno di questa intervista. All'epoca era ancora la presidenza Berlusconi, ma ci stavamo muovendo verso un'idea diversa da quanto fatto negli ultimi vent'anni. C'erano due amministratori delegati (Galliani e Barbara Berlusconi, ndr) e non ha funzionato. Ma se devo parlare della presidenza Berlusconi o di Galliani, posso solo fare i complimenti, perché hanno costruito un club che è stato invidiato da tutti. Poi, visto da fuori - e fa ridere il fatto che io sia considerato fuori dal mondo Milan -, non direi la stessa cosa oggi, perché la mia visione è ovviamente diversa da quella che c'era dieci anni fa".
Sulla storia del Milan: "Una delle cose che aiuta il progetto, i giocatori e coloro che lavorano all'interno del progetto è dire la verità. E la verità è chiara: sono passati otto anni da quando abbiamo giocato l'ultima Champions League. Dobbiamo prenderne atto. Se avessimo detto: quest'anno vinceremo tutto, se dicessimo ogni anno che vogliamo vincere tutto, sarebbe un errore. Se il piano è provare ad accorciare i tempi per ricostruire un club come questo, ed essere competitivi in ​​due anni, la gente capisce. C'è più comprensione nei confronti dei giocatori, hanno bisogno di tempo. Un anno fa eravamo decimi, fondamentalmente, ed eravamo visti come una squadra perdente. Chi conosce il calcio sa però che c'erano già dei segnali molto positivi. Ovviamente ci vuole tempo. Se cambi strategia ogni anno, diventa difficile, perché fai pressione sui giocatori in particolare, ed è più complicato. I giocatori sono già sotto pressione, sanno che questa maglia, questa storia, San Siro, le persone, ti mettono pressione. Se dai un'idea più precisa dei tempi e di dove vuoi andare, questo può solo aiutare".

Sugli stadi vuoti: "Se hanno aiutato il Milan? Non lo so. Forse all'inizio, un po' sì, ma ora siamo la squadra con più punti in campionato da un anno. Nel periodo pre-pandemia abbiamo avuto una media di 55.000 spettatori. Adesso saremmo a 70.000. La pressione può essere davvero forte quando le cose vanno male, ma quando le cose vanno bene San Siro lo stadio pieno ti trascina. È un peccato che le persone non abbiano potuto godere della squadra vivace, frizzante e coraggiosa dell'ultimo anno. Non so come saranno le prossime stagioni. A causa del Covid la situazione non cambia di anno in anno, ma di mese in mese. Speravamo, economicamente e sportivamente, che gli stadi potessero riaprire quest'anno, per avere alle partite gli sponsor alle partite che avrebbero voluto investire ancora di più, e tutto ciò non è accaduto. Quindi non possiamo nemmeno immaginare come sarà la prossima finestra di trasferimento. Fa paura questa cosa. Siamo partiti con l'idea di un progetto virtuoso, quindi stiamo comunque cercando di tagliare i costi, abbiamo iniziato questo prima della pandemia, quindi eravamo, in un certo senso, più preparati di altri".
Sul ritorno al top del Milan: "E' difficile dire cosa manca. Quando la gestione è stabile, gli obiettivi sono condivisi, tutti sono sulla stessa linea e c'è una certa stabilità nella costruzione della squadra, con un percorso, credo sia più facile da confermare. Dato che abbiamo una squadra giovane, i nostri giovani sono probabilmente destinati a migliorare rispetto ai più grandi. Il fatto che la rosa sia così giovane ci fa pensare che negli anni questi giocatori miglioreranno".

Su cosa lo soddisfa di più: "Una squadra di calcio vive di risultati. I risultati ti aiutano a farti rispettare, a svegliarti bene, a stare bene. Ma ciò che mi ha portato di più nella mia carriera sono i rapporti umani. Sinceramente poter essere rispettati in un altro ruolo e aver svolto un buon lavoro è una cosa che dà soddisfazione".

Sul 5-0 contro l'Atalanta: "Non sai mai cosa fare o non fare in questi tempi. Abbiamo parlato chiaramente con la squadra. Non so se i risultati che sono arrivati dopo sono arrivati grazie alle parole che usammo quel giorno, ma lo chiarimmo. In questi momenti, credo che non dovremmo distinguere tra noi e loro. Dobbiamo essere uniti. Abbiamo chiaramente dovuto proteggerci e cercare di trovare i problemi, per evitare di avere una stagione in quella direzione. Devo dire che dopo quella sconfitta la proprietà ci ha permesso di inserire un giocatore come Zlatan".

Su Ibra: "La verità è che il club è al di sopra di ogni giocatore perché i giocatori passano e il club rimane. Ci sono giocatori che lasciano un segno diverso dagli altri e Zlatan è uno di loro. È un motivatore, è un personaggio in sé e per sé che può sembrare complicato da affrontare, ma per chi riesce a trarre tutte le sue qualità, è una risorsa enorme. Il club è al di sopra di ogni giocatore, e questo vale per tutti, perché deriva da come pensiamo al nostro lavoro di leader. Questo discorso sarà sempre rilevante".
Grande il nostro Capitano.
ha risposto a tutte le nostre domande ,su futuro ,snodi cruciali (Ibra) ecc.
L'unica perplessità è quanto influirà la pandemia a lungo termine dato che è impossibile prevedere la fine di essa.
 
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Bellissima intervista e chiarissime quali possano essere le ambizioni.

Quest'anno abbiamo solo 2 salari top: Ibra, Gigio.
L'anno prossimo il monte ingaggi si alzerà con i rinnovi di Calha, Kessi, Calabria.

E' essenziale però mettere un altro potenziale top nel motore.
2 anni fa sono stati messi dentro Theo, Benna, Rebic, Ibra, Kjaer e se vogliamo anche Laeo.

Del mercato scorso invece Tonali.

Nel prossimo ci vorrebbe un Tonali bis, un Kjaer bis, u Rebic bis. Come livello di esperienza/talento/apporto alla causa.

Io comunque mi mangio ogni giorno le mani per Chiesa. Sta giocando praticamente da solo alla juve, fa la doppia fase, ha fatto oltre 10 goal + assits. Dovremmo trovarne uno cosi sulla destra, ma è davvero dura. Quasi impossibile.

60M ragazzi, non è roba per noi... si prende anche di meglio per me.
 

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Bellissima intervista e chiarissime quali possano essere le ambizioni.

Quest'anno abbiamo solo 2 salari top: Ibra, Gigio.
L'anno prossimo il monte ingaggi si alzerà con i rinnovi di Calha, Kessi, Calabria.

E' essenziale però mettere un altro potenziale top nel motore.
2 anni fa sono stati messi dentro Theo, Benna, Rebic, Ibra, Kjaer e se vogliamo anche Laeo.

Del mercato scorso invece Tonali.

Nel prossimo ci vorrebbe un Tonali bis, un Kjaer bis, u Rebic bis. Come livello di esperienza/talento/apporto alla causa.

Io comunque mi mangio ogni giorno le mani per Chiesa. Sta giocando praticamente da solo alla juve, fa la doppia fase, ha fatto oltre 10 goal + assits. Dovremmo trovarne uno cosi sulla destra, ma è davvero dura. Quasi impossibile.

Rebic fino ad ora ha fatto 16 goal in quasi due stagioni. Serve sicuramente qualcosa di più, almeno a destra, il prossimo anno (ora che abbiamo risolto il problema del centrale difensivo).

Anche perché i colpi detti da te li facevamo andando in EL, se coi 50 milioni in più della Champions non alzassimo un po’ il livello mi chiedo a cosa servano.
 

A.C Milan 1899

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non intendevo che te lo sei inventato, figurati, ma

"dalla stagione prossima" è diventato "4 o 5 anni"

questo è innegabile. a questo punto quando ti dicevo che quella frase era una boiata avevo ragione.
almeno ad oggi pare così.

poi ognuno è libero di interpretarla come vuole. se per te CAMBIEREBBERO TANTE COSE è prendere thauvin ok. per me no.

per me l'unico modo di fare un bel mercato è eliminare donnarumma, romagnoli e ibra (se non accetta 2-3M) e ovviamente non parlo di manzu....
altrimenti scordati le TANTE COSE.

Il “tante cose” mi sembra evidente: iniziare a migliorare il livello e non dover prendere gli scarti degli scarti (Meite) o carneadi totali (Hauge, Krunic ecc) come facciamo ora.

Già questo sarebbe sufficiente per alzare drasticamente il livello. Ragazzi, abbiamo due ali destre che al S A S S U O L O non vedrebbero mai il campo.

Poi se quello che ho detto non si può fare manco coi 50 milioni in più della Champions allora devono semplicemente dire che si vive alla giornata, per sopravvivere, come una Lotitese qualunque, perché un Milan che in CL non può permettersi i Thauvin (ala da 15 goal e 10 assist annui, altro che lo schifo che abbiamo) fa prima a non presentarsi neanche.

Non mi può venire a dire che laddove altri con due qualificazioni prendevano un bomber da 80 milioni noi non possiamo neanche prendere un’ala destra da 5 milioni di ingaggio annui, non ha il minimo senso.
 
Stato
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