Origi è già chiuso, non credo che fosse incluso nel discorso.si ma i tre top che intendeva maldini sono origi, uno a la sanches, e uno a la botman, dire top è tutto relativo
Origi è già chiuso, non credo che fosse incluso nel discorso.si ma i tre top che intendeva maldini sono origi, uno a la sanches, e uno a la botman, dire top è tutto relativo
si a parte quello, voglio dire che il top da intendersi è di quella caratura, perche magari qualche tifoso per top pensa a gente che costa 70-80 mil e poi ci resta maleCredo e spero che origi sia escluso dal discorso. Per me si riferisce a Botman Sanches e ala destra. O almeno voglio sperare
Questa é la giocata migliore di Paolo Maldini con la maglia del Milan. Può farci svoltare come affossarci, e a prescindere da come vada grazie per questo all-in Paolo ?Ecco l'intervista completa a Paolo Maldini.
Screen e testo
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Sul primo pensiero dopo lo Scudetto: a chi è andato? "A mamma e papà, spero che lassù possano essere orgogliosi di me".
Su cosa avrebbe potuto dirgli papà Cesare: "Forse nulla, solo una pacca sulla spalla o un abbraccio. Era di poche parole soprattutto con me. Nel tempo si è molto ammorbidito e ci siamo confrontati di più. D’altra parte sono di poche parole anche i miei due figli. Come lo sono stato io quando giocavo: parlare era una forzatura, cercavo di farlo il meno possibile".
Sui festeggiamenti con suo figlio Daniel: "A Reggio Emilia durante la premiazione a un certo punto ho sentito lo speaker che annunciava il 25, Florenzi. Allora ho realizzato e mi sono detto: 'Adesso tocca a Daniel, che bello'. L’ ho visto venirmi incontro con gli occhi bassi. Non mi guardava dritto. Lo sapevo, fa sempre così. Ci siamo dati un cinque un po’ sfuggevole. Il giorno dopo l’ho rivisto qui in salotto. Gli ho detto: 'Oh Dani, complimenti'. Ci siamo abbracciati. Ed è finita lì".
Maldini su che posso occupa questo Scudetto dopo i sette vinti da giocatore del Milan: "È il primo trionfo di una nuova vita. Stavolta non ho giocato con velocità e tecnica ma con la testa e i miei valori. Lo considero bellissimo. Una cosa lo accomuna agli altri titoli vinti: la passione per il Milan e il calcio".
Su questo Scudetto: più capolavoro o miracolo? "Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro le previsioni. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio".
Maldini sullo Scudetto del Milan definito sorprendente: "Direi di sì. È simile al titolo conquistato con Zaccheroni nel 1999. Ma è venuto con meno investimenti e più idee".
Sul titolo perso dall'Inter: "Sono opinioni. Dico che abbiamo fatto 86 punti. E solo una volta nella storia dei campionati a tre punti il Milan era riuscito a fare di più. E vorrei aggiungere che l’entusiasmo che abbiamo registrato nei tifosi era dovuto anche al gioco che la squadra ha espresso e al coraggio che abbiamo dimostrato. Anche nelle scelte di mercato. Questo inverno avevamo Kjær fuori per infortunio e Tomori che si è lesionato il menisco. Non c’era budget. Potevamo prendere un giocatore in prestito per tappare il buco. Invece abbiamo dato fiducia ai nostri giovani. Perché sappiamo che ci possono garantire tanto".
Maldini sul segreto di questo Milan: "Dal 2019 a oggi abbiamo preso 21 giocatori. Un mix di ragazzi esperti e molti giovani. Io e Massara abbiamo raccontato a ognuno di loro la storia di un progetto che poi si è realizzato. Dunque siamo stati credibili e questa è una parte importante del nostro successo. Naturalmente erano storie diverse. A Zlatan, per esempio, abbiamo chiesto di darci quello che in questo momento poteva portare al gruppo. Per un giovane come Kalulu il discorso è stato: 'I primi sei mesi guarda e impara. Sei nella patria della difesa, memorizza tutto. Prima o poi l’occasione arriva'".
Sulla soddisfazione più grande che sta avendo in questo lavoro: "Il rapporto personale che ho instaurato con i giocatori. La maggior parte di loro sono giovani che avevano bisogno di una guida. Molti mi considerano come un secondo padre".
Sul figlio Daniel nello spogliatoio: situazione difficile da governare? "No, perché è un bravissimo ragazzo che sa stare al suo posto. Viene apprezzato per quello che è. E poi il campo parla chiaro. Se tu non sei adatto per quel tipo di livello i tuoi compagni lo riconoscono subito. Questo per Daniel non succede. Poi è chiaro che deve crescere ma la sua autonomia di pensiero e di vita è chiara all’interno del gruppo".
Sul gol di mano dell'Udinese con Destiny Udogie, unica volta che ha alzato la voce: "Ogni tanto dire le cose come stanno serve. Io lo faccio poco perché preferisco chiedere spiegazioni ai responsabili arbitrali in separata sede. E quasi sempre c’è apertura al dialogo. Quella volta non fu così e allora decisi di parlare. Comunque in generale non ci piace lamentarci perché questo può creare degli alibi ai giocatori e rischia di innestare nel pubblico qualcosa di non positivo".
Sui momenti di frustrazione perché non ha ingaggiato un giocatore avuto tra le mani: "Certo. I ventuno calciatori che sotto la mia gestione diretta abbiamo preso a titolo definitivo hanno comportato una spesa netta tra entrate e uscite di 75 milioni. Quando ho deciso di rimanere dopo l’addio di Leonardo avevo in testa un budget più alto. Poi l’idea di fare le cose, ma di farle non per forza ma perché sei convinto deve prevalere su quella di spendere ciò che hai. Se posso far risparmiare il club lo faccio. E questo ha fatto si che la mia visione è completamente cambiata. Ho capito che ai giovani devono essere date delle opportunità. Però è necessario far sentire loro la fiducia soprattutto nei momenti difficili. Cosa che a me, da ragazzo, non è mai accaduto".
Su Mike Maignan: "Ci siamo affidati al parere di Dida, Ragno e Betti, i nostri preparatori dei portieri. Quindi parlando con lui abbiamo capito cosa aveva in testa, la sua personalità, la voglia di vincere come nessun altro".
Su Gianluigi Donnarumma: ha scritto per complimentarsi? "No, ma durante l’anno ci siamo sentiti e poi visti alla festa dei 40 anni di Ibra. Se si è pentito? Non lo so, spero comunque sia felice. Ha dato tanto al Milan".
Sui paragoni tra Sandro Tonali ed un suo compagno del grande Milan: "Dicevano potesse essere il nuovo Pirlo ma lui si sentiva come Gattuso. Direi che ha le caratteristiche di entrambi. Il primo anno ha vissuto in una situazione molto difficile. Veniva da un infortunio e ha patito la pressione di essere nel suo club preferito. Questo l’abbiamo capito tenendolo con noi. I risultati si sono visti".
Su Stefano Pioli, da 'Normal One' a speciale: "Già essere normali nel 2022 è qualcosa di speciale. Stefano lo conoscevo perché ho giocato con lui nell’Under 21 e ho sempre avuto stima dell’uomo e dell’allenatore. Dal di fuori mi è sempre piaciuto. Ciò che mi ha sorpreso è l’intensità di trasmissione delle sue idee e l’energia che ci mette a Milanello. Io gli ho detto più volte: 'Puoi cambiare tutti i sistemi di gioco che vuoi ma non perdere questa energia che per noi è vitale'. E guardate che è anche duro nelle cose che dice. Questa cosa mi piace tantissimo".
Sul confronto tra le questioni tecniche: "Con Massara ci sediamo spesso assieme a lui per cercare di migliorare qualcosa. Lo facciamo soprattutto quando le cose vanno bene perché si è più aperti al dialogo".
Su Massara uomo giusto per aprire un ciclo: "Sicuramente lui è una componente importante. Poi naturalmente ci deve essere la volontà del club di aprire un ciclo. Oggi il Milan con una visione strategica di alto livello può andare a competere il prossimo anno con le più grandi. Se invece si scegliesse una visione di mantenimento, senza investimenti, senza un’idea da Milan rimarremmo nel limbo tra le migliori sei o sette squadre in Italia per tentare di rivincere lo scudetto e qualificarci per la Champions. Per questo è il momento che la proprietà, Elliott o quella che potrebbe arrivare, chiuda il triennio e capisca che strategia vuole per il futuro. Con due o tre acquisti importanti e il consolidamento dei giocatori che abbiamo possiamo competere per qualcosa di più grande in Champions".
Sull'indicazione chiara per RedBird: "Sì, anche se io con loro non ho avuto contatti".
Sul possibile cambio di proprietà: "La cosa ci è stata detta dopo che è apparsa sulla stampa. Però qualcosa vivendo dentro la sede l’avevo percepita. Ma non è stato un problema. Alla fine quando riesci a creare un gruppo squadra speciale come il nostro queste indiscrezioni non turbano l’ambiente. A Milanello siamo andati avanti sapendo comunque che dietro avevamo una società forte sempre puntuale nei pagamenti. Certo, c’era curiosità. Qualche giocatore con il quale stavamo parlando di rinnovi ci ha detto: 'Aspettiamo perché magari ci saranno più soldi'".
Maldini sulle mosse del Milan sul mercato: "Da mesi ma in questo momento non abbiamo la disponibilità economica per pensare a questo salto di qualità. Anche perché siamo in una fase di passaggio. Vedremo ... E in più c’è anche la questione relativa al contratto mio e di Massara. Siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare. Perché loro potrebbero anche dirci “il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare”. O può essere che io dica “la vostra strategia non mi piace”. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene".
C0ontinua qui in basso
A me pare altrettanto evidente che intenda i profili che girano sui giornali da mesi, Origi, Botman, Sanches e ora si è aggiunto De Kaetelaere, questi nella testa di Maldini sono acquisti top e questi saremmo tranquillamente in grado di sostenere economicamente senza iniezioni di denaro da un eventuale proprietà.. li lasciassero lavorare sarebbe già sufficiente.Eppure nell'intervista è stato abbastanza chiaro. Vuole almeno 3 top per fare il salto,basta con la politica della parsimonia, altrimenti svuota l'armadietto e va via. Cos'altro deve dire per farlo capire?
.Ecco l'intervista completa a Paolo Maldini.
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Sul primo pensiero dopo lo Scudetto: a chi è andato? "A mamma e papà, spero che lassù possano essere orgogliosi di me".
Su cosa avrebbe potuto dirgli papà Cesare: "Forse nulla, solo una pacca sulla spalla o un abbraccio. Era di poche parole soprattutto con me. Nel tempo si è molto ammorbidito e ci siamo confrontati di più. D’altra parte sono di poche parole anche i miei due figli. Come lo sono stato io quando giocavo: parlare era una forzatura, cercavo di farlo il meno possibile".
Sui festeggiamenti con suo figlio Daniel: "A Reggio Emilia durante la premiazione a un certo punto ho sentito lo speaker che annunciava il 25, Florenzi. Allora ho realizzato e mi sono detto: 'Adesso tocca a Daniel, che bello'. L’ ho visto venirmi incontro con gli occhi bassi. Non mi guardava dritto. Lo sapevo, fa sempre così. Ci siamo dati un cinque un po’ sfuggevole. Il giorno dopo l’ho rivisto qui in salotto. Gli ho detto: 'Oh Dani, complimenti'. Ci siamo abbracciati. Ed è finita lì".
Maldini su che posso occupa questo Scudetto dopo i sette vinti da giocatore del Milan: "È il primo trionfo di una nuova vita. Stavolta non ho giocato con velocità e tecnica ma con la testa e i miei valori. Lo considero bellissimo. Una cosa lo accomuna agli altri titoli vinti: la passione per il Milan e il calcio".
Su questo Scudetto: più capolavoro o miracolo? "Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro le previsioni. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio".
Maldini sullo Scudetto del Milan definito sorprendente: "Direi di sì. È simile al titolo conquistato con Zaccheroni nel 1999. Ma è venuto con meno investimenti e più idee".
Sul titolo perso dall'Inter: "Sono opinioni. Dico che abbiamo fatto 86 punti. E solo una volta nella storia dei campionati a tre punti il Milan era riuscito a fare di più. E vorrei aggiungere che l’entusiasmo che abbiamo registrato nei tifosi era dovuto anche al gioco che la squadra ha espresso e al coraggio che abbiamo dimostrato. Anche nelle scelte di mercato. Questo inverno avevamo Kjær fuori per infortunio e Tomori che si è lesionato il menisco. Non c’era budget. Potevamo prendere un giocatore in prestito per tappare il buco. Invece abbiamo dato fiducia ai nostri giovani. Perché sappiamo che ci possono garantire tanto".
Maldini sul segreto di questo Milan: "Dal 2019 a oggi abbiamo preso 21 giocatori. Un mix di ragazzi esperti e molti giovani. Io e Massara abbiamo raccontato a ognuno di loro la storia di un progetto che poi si è realizzato. Dunque siamo stati credibili e questa è una parte importante del nostro successo. Naturalmente erano storie diverse. A Zlatan, per esempio, abbiamo chiesto di darci quello che in questo momento poteva portare al gruppo. Per un giovane come Kalulu il discorso è stato: 'I primi sei mesi guarda e impara. Sei nella patria della difesa, memorizza tutto. Prima o poi l’occasione arriva'".
Sulla soddisfazione più grande che sta avendo in questo lavoro: "Il rapporto personale che ho instaurato con i giocatori. La maggior parte di loro sono giovani che avevano bisogno di una guida. Molti mi considerano come un secondo padre".
Sul figlio Daniel nello spogliatoio: situazione difficile da governare? "No, perché è un bravissimo ragazzo che sa stare al suo posto. Viene apprezzato per quello che è. E poi il campo parla chiaro. Se tu non sei adatto per quel tipo di livello i tuoi compagni lo riconoscono subito. Questo per Daniel non succede. Poi è chiaro che deve crescere ma la sua autonomia di pensiero e di vita è chiara all’interno del gruppo".
Sul gol di mano dell'Udinese con Destiny Udogie, unica volta che ha alzato la voce: "Ogni tanto dire le cose come stanno serve. Io lo faccio poco perché preferisco chiedere spiegazioni ai responsabili arbitrali in separata sede. E quasi sempre c’è apertura al dialogo. Quella volta non fu così e allora decisi di parlare. Comunque in generale non ci piace lamentarci perché questo può creare degli alibi ai giocatori e rischia di innestare nel pubblico qualcosa di non positivo".
Sui momenti di frustrazione perché non ha ingaggiato un giocatore avuto tra le mani: "Certo. I ventuno calciatori che sotto la mia gestione diretta abbiamo preso a titolo definitivo hanno comportato una spesa netta tra entrate e uscite di 75 milioni. Quando ho deciso di rimanere dopo l’addio di Leonardo avevo in testa un budget più alto. Poi l’idea di fare le cose, ma di farle non per forza ma perché sei convinto deve prevalere su quella di spendere ciò che hai. Se posso far risparmiare il club lo faccio. E questo ha fatto si che la mia visione è completamente cambiata. Ho capito che ai giovani devono essere date delle opportunità. Però è necessario far sentire loro la fiducia soprattutto nei momenti difficili. Cosa che a me, da ragazzo, non è mai accaduto".
Su Mike Maignan: "Ci siamo affidati al parere di Dida, Ragno e Betti, i nostri preparatori dei portieri. Quindi parlando con lui abbiamo capito cosa aveva in testa, la sua personalità, la voglia di vincere come nessun altro".
Su Gianluigi Donnarumma: ha scritto per complimentarsi? "No, ma durante l’anno ci siamo sentiti e poi visti alla festa dei 40 anni di Ibra. Se si è pentito? Non lo so, spero comunque sia felice. Ha dato tanto al Milan".
Sui paragoni tra Sandro Tonali ed un suo compagno del grande Milan: "Dicevano potesse essere il nuovo Pirlo ma lui si sentiva come Gattuso. Direi che ha le caratteristiche di entrambi. Il primo anno ha vissuto in una situazione molto difficile. Veniva da un infortunio e ha patito la pressione di essere nel suo club preferito. Questo l’abbiamo capito tenendolo con noi. I risultati si sono visti".
Su Stefano Pioli, da 'Normal One' a speciale: "Già essere normali nel 2022 è qualcosa di speciale. Stefano lo conoscevo perché ho giocato con lui nell’Under 21 e ho sempre avuto stima dell’uomo e dell’allenatore. Dal di fuori mi è sempre piaciuto. Ciò che mi ha sorpreso è l’intensità di trasmissione delle sue idee e l’energia che ci mette a Milanello. Io gli ho detto più volte: 'Puoi cambiare tutti i sistemi di gioco che vuoi ma non perdere questa energia che per noi è vitale'. E guardate che è anche duro nelle cose che dice. Questa cosa mi piace tantissimo".
Sul confronto tra le questioni tecniche: "Con Massara ci sediamo spesso assieme a lui per cercare di migliorare qualcosa. Lo facciamo soprattutto quando le cose vanno bene perché si è più aperti al dialogo".
Su Massara uomo giusto per aprire un ciclo: "Sicuramente lui è una componente importante. Poi naturalmente ci deve essere la volontà del club di aprire un ciclo. Oggi il Milan con una visione strategica di alto livello può andare a competere il prossimo anno con le più grandi. Se invece si scegliesse una visione di mantenimento, senza investimenti, senza un’idea da Milan rimarremmo nel limbo tra le migliori sei o sette squadre in Italia per tentare di rivincere lo scudetto e qualificarci per la Champions. Per questo è il momento che la proprietà, Elliott o quella che potrebbe arrivare, chiuda il triennio e capisca che strategia vuole per il futuro. Con due o tre acquisti importanti e il consolidamento dei giocatori che abbiamo possiamo competere per qualcosa di più grande in Champions".
Sull'indicazione chiara per RedBird: "Sì, anche se io con loro non ho avuto contatti".
Sul possibile cambio di proprietà: "La cosa ci è stata detta dopo che è apparsa sulla stampa. Però qualcosa vivendo dentro la sede l’avevo percepita. Ma non è stato un problema. Alla fine quando riesci a creare un gruppo squadra speciale come il nostro queste indiscrezioni non turbano l’ambiente. A Milanello siamo andati avanti sapendo comunque che dietro avevamo una società forte sempre puntuale nei pagamenti. Certo, c’era curiosità. Qualche giocatore con il quale stavamo parlando di rinnovi ci ha detto: 'Aspettiamo perché magari ci saranno più soldi'".
Maldini sulle mosse del Milan sul mercato: "Da mesi ma in questo momento non abbiamo la disponibilità economica per pensare a questo salto di qualità. Anche perché siamo in una fase di passaggio. Vedremo ... E in più c’è anche la questione relativa al contratto mio e di Massara. Siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare. Perché loro potrebbero anche dirci “il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare”. O può essere che io dica “la vostra strategia non mi piace”. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene".
C0ontinua qui in basso
Non credo intendesse Origi con tutto il rispetto e penso neppure Botman e Sanches. Non penso sia così ingenuo da ritenere una cosa del genere.si ma i tre top che intendeva maldini sono origi, uno a la sanches, e uno a la botman, dire top è tutto relativo
Sono d'accordo pure sulle virgole. Paolo è un grande, punto.Maldini su Rafael Leao incedibile per il Milan: "Certo, è un diamante ancora grezzo, che da un anno all’altro ha avuto grandi miglioramenti. L’abbiamo preso dalla panchina del Lilla pagandolo 24 milioni e gli abbiamo messo subito una clausola da 150 milioni perché io, Boban e Massara credevamo in lui. Potenzialmente è sempre stato un campione. Doveva fare un percorso che peraltro ancora non è finito. È estremamente intelligente e aveva bisogno di essere un pochino aiutato. Ci ho parlato molto. È chiaro che se in futuro il Milan non sarà a livello di Leao o Leao non sarà a livello del Milan le cose potranno cambiare. Ma in questo momento la crescita è esponenziale per il club e per lui".
Su Zlatan Ibrahimovic: "Ho parlato con lui lunedì e ci siamo dati appuntamento tra una quindicina di giorni. Non vedo problemi nel trovare un accordo. Giocando così poco non è certamente a suo agio. Vedremo cosa succederà nelle prossime due settimane. Tutto sarà fatto per il bene suo e del Milan. Da ciò che ho capito la sua intenzione è quella di andare avanti".
Maldini sulla necessità di prendere un altro attaccante per il Milan: "Sicuro, stiamo parlando con Origi e la cosa è molto ben indirizzata".
Se può bastare prendere solo Origi: "Non dimentichiamo che Giroud è un campione, un giocatore di alto livello. Ma abbiamo anche Rebic. Le soluzioni ci sono. Poi è normale che per competere devi pensare di migliorare qualcosa. Ci muoveremo in base al budget".
Su Sven Botman: "L’abbiamo seguito, ma di giocatori validi in quel ruolo ce ne sono molti".
Su Inter e Juventus che reagiranno sul mercato: "La Juve non ha intenzione di fermarsi a Vlahovic. L’Inter farà lo stesso. La prossima stagione avremo un campionato che salirà di livello. Perché anche Roma, Napoli, Fiorentina, Lazio e Atalanta saranno competitive. Ecco perché il ragionamento sulla nostra strategia è fondamentale".
Su cosa le ha detto Paul Singer: "Era contentissimo, conosceva la mia storia. Mi ha fatto i complimenti per i valori trasmessi al club. Ed era estasiato e sorpreso dalla passione della gente. Sapeva che io ci credevo. Il figlio Gordon gli aveva raccontato del messaggio che gli mandai sei mesi fa: 'Preparati che vinciamo lo scudetto'".
Sullo Scudetto già nei piani lo scorso Natale: "Sì, sapevo e credevo che c’era questa possibilità".
Maldini sul nuovo stadio per il Milan: "San Siro è stato fatto grande dalle squadre che vi hanno giocato. Se vogliamo essere competitivi serve uno stadio nuovo. È l’unico modo per essere competitivi in Europa. Ma lo stadio nuovo non può avere 55mila spettatori, deve essere grande, capiente. Il calcio è uno sport popolare, lo stadio non può essere elitario. Noi dobbiamo ai nostri tifosi un impianto grande almeno come San Siro".
Aspettavo giusto il tuo commento pensando che da tifoso con la calcolatrice, come tu stesso ti autodefinisci, ti saresti schierato con la proprietà, e invece no. Bravo.Da tifoso con la calcolatrice per eccellenza qui dentro e fiero adepto del payroll, questa intervista merita una riflessione molto approfondita perchè rappresenta un momento decisivo per la nostra storia.
Innanzitutto una premessa: a differenza di quanto molti pensano, non sono affatto un Elliottiano, semplicemente riconosco che il bilancio è un fattore chiave per comprendere il calcio.
E come avete visto dal topic sui conti 2022/2023, il nostro bilancio al momento permette tranquillamente una decisa campagna di rafforzamento (pur senza top assoluti) senza minimamente mettere in difficoltà i nostri conti, ma anzi proiettandoci verso il pareggio di bilancio 2023 (se non addirittura l'utile).
Che dire, l'intervista trasuda milanismo da tutti i pori.
Maldini ha scelto di aspettare di avere una grande carte da giocarsi (la vittoria dello scudetto) per parlare di temi delicati che evidentemente covava da molti mesi.
Si evincono tre elementi importantissimi
- La... parsimonia di Elliott è andata oltre quanto immaginavamo. Davvero si sono fatte saltare trattative per spiccioli, e davvero da ormai un anno il budget a disposizione dell'area tecnica è ZERO. Assolutamente inaccettabile, a meno che questi discorsi per la cessione non vadano avanti appunto da ottobre-novembre del 2021.
- Maldini NON ha un buon rapporto con la società, che lo mal sopporta perchè uomo dal grande ego (che puo essere pregio e difetto) che non si fa mettere i piedi in testa e non fa da parafulmine, ma al contempo lo mantengono perchè sanno che è una carta preziosissima da giocarsi con i tifosi.
Il tandem con Massara, dopo lo scudetto, è diventato inamovibile: far fuori un dirigente che è la bandiera storica del club e ha riportato il campionato a casa milan dopo 11 anni sarebbe uno sgarbo tale da recidere irrimediabilmente ogni dialogo tra proprietà e tifo, uno scenario terribile che nessun americano vuole.
- Maldini ha messo di fatto un aut aut: parla a Elliott (suo attuale datore di lavoro) "nuora" affinchè RedBird "suocera" capisca che lui non è disposto ad intestarsi un progetto che non punti all'eccellenza.
Esige giustamente un budget per poter realizzare la sua vision e competere anche in europa, e vuole che sia chiaro a tutti che nel caso le cose vadano a carte quarantotto non è lui ad essere stato cacciato, ma avrà deciso di andarsene bollando il progetto come perdente e tirchio agli occhi del mondo.
Di fatto, è un all-in da poker.
Sta scommettendo tutto credendo che gli americani non lo mandino a casa dopo un'uscita del genere, puntando sul fatto che mandando via lui si suiciderebbero due volte: con i tifosi (io e molti altri entrerebbero in modalità contestazione perenne) e con la stampa, che avrebbe la prova che la nuova proprietà (o Elliott qualora rimanga) non è disposta a spendere un euro nemmeno con bilancio ormai in pari e lo scudetto e prima fascia gironi CL in tasca.
Il tutto ricordandovi che senza investimenti e mercato a 0, il nostro payroll passerebbe dai già bassi 145 milioni a 120 o forse anche meno. Roba da Lazio, poco sopra a Atalanta e Fiorentina e sotto tra le altre alla ROMA.
Chiaramente in quel caso non ci sarebbero le condizioni per andare avanti con la proprietà e contestazione e boicottaggio alla presidenza diventerebbero un obbligo morale.
Riassumendo: Paolo è un milanista vero e ha deciso di squarciare il velo di maia e svelarci ciò che sta dietro.
Una scelta che apprezzo da tifoso ma che trovo quantomeno discutibile da professionista.
L'ego e il carisma di Paolo sono il suo piu grande pregio, ma anche il suo più grande difetto: anche qualora vinca questo azzardo, il mondo del calcio si ricorderà non solo dello scudetto vinto da dirigente, ma anche di un professionista che non si fa scrupoli ad attaccare prima la sua vecchia proprietà ("hanno distrutto il mio milan"), poi il suo datore di lavoro per l'affare Ragnick (a posteriori, una grandissima vittoria) e infine nuovamente Elliott pochi giorni dopo uno scudetto vinto e nel mezzo di un momento così delicato come il passaggio di proprietà.
Personalmente, la mia previsione:
- Se arriva effettivamente RedBird (e io dubito) spenderanno il giusto: 80 milioni circa per rinforzare ciò che va rinforzato, arriveranno vice theo, sostituti di romagnoli (secondo me a basso costo, Botman non viene è chiaro) e
Kessiè (sanches), esterno destro e Origi.
Trequartista e punta seria rimandati al 2023, come era previsto.
- Se resta Elliott (e secondo me puo succedere), c'è il concreto rischio che defenestrino Maldini e Massara e mettano uno yes men che gestisca un altro, IMPERDONABILE, mercato a zero con l'obiettivo di chiudere il mercato con esborsi di max 20-30 milioni, payroll intorno ai 125-130 massimo e pareggio di bilancio già virtualmente conseguito a settembre 2022. In preparazione di un'ovvia futura cessione, magari con la prima pietra stadio già deposta.
Faremo mercato solo se cederemo Leao.
Mala tempora currunt, purtroppo.
Non lo merita paolo, non lo meritiamo noi: i conti, la piazza, il calcio chiedono investimenti per rifare un grande milan.
Fermarsi qui sarebbe un CRIMINE.
Forza milan, sempre!
Per lui i top potrebbero essere benissimo Botman, Sanches e Origi. Non pensò intendesse gente alla De Bruyne per dire.Eppure nell'intervista è stato abbastanza chiaro. Vuole almeno 3 top per fare il salto,basta con la politica della parsimonia, altrimenti svuota l'armadietto e va via. Cos'altro deve dire per farlo capire?