Maldini alla GDS: TUTTE LE DICHIARAZIONI

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La verità è che NESSUNO sa nulla. TUTTI davano Botman fatto, Paolo ha sostanzialmente smentito che arriverà. Parlandone al passato e dicendo che lo abbiamo seguito (non che lo stiamo seguendo) e aggiungendo che ci sono tanti altri nomi.

Ripeto, nessuno SA NULLA.
Tocca giudicare i fatti, e se Paolo esce a piedi uniti in questo modo mi fa preoccupare molto, moltissimo. Avrà qualche preoccupazione importante o lato budget o lato proprietà o lato non rinnovi o cessioni forzate.
 
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Secondo me Maldini qui sta parlando a RedBird più che ad Elliott che pare essere in uscita. E' come se stesse dicendo che la sua permanenza non è scontata, non è gratis ma dipende da precise condizioni. E' un'uscita che apprezzo perchè trasuda milanismo da ogni riga.

Dal momento che non è stupido, non sta chiedendo di andare a prendere Mbappe o Haaland ma di poter operare senza eccessivi limiti come ha fatto da due anni a questa parte. Se servono esterno destro e trequartista, devo essere libero di prendere Antony e De Katelaere (due esempi), cioè due giovani e non due top player, senza problemi altrimenti è impossibile ipotizzare ogni ipotesi di crescita.

RedBird pensa allo stadio ma al momento non c'è (siamo in Italia) e in una visione molto ottimistica potrebbe iniziare a generare ricavi tra 6-7 anni. Anche il discorso media company è complesso in una realtà, quella italiana, che nell'ultimo rinnovo triennale dei diritti tv all'estero ha perso un'ulteriore 15% mentre la Premier è sopra i 5 miliardi di euro di profitto.

Ora RedBird è in una posizione scomoda: se entra e Maldini se ne va, per loro la permanenza a Milano sarà un Vietnam fin da subito. Sta a loro dimostrare le loro buone intenzioni.
Bella interpretazione :)

Mi hai dato un altro punto vista interessante. Comunque solo per precisare, mi sembra normale che in una trattativa del genere con cambio di proprietà non si possa procedere con il rinnovo. Diverso il discorso sul mercato d sullo stadio e la ti vengo incontro.
 

Toby rosso nero

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dopo l'intervista di Boban non finì bene..

secondo me Gazidis è inc nero...logicamente Paolo facendo queste dichiarazioni pubblicamente sa benissimo quello che può accadere

cioè voglio dire ha praticamente detto pubblicamente che i suoi superiori si sono comportati male ("non hanno agito rispettosamente")

non è come un giocatore che ha un'uscita infelice contro l'allenatore eh...qui si parla di un dirigente che attacca pubblicamente i suoi superiori (AD e Proprietà)

Anche a me ricorda molto la vicenda Boban-Rangnick contro Gazidis, e la storia ha dimostrato che sull'allenatore aveva ragione Zorro.
Tra l'altro Gazzosa si è pubblicamente autoconfermato nella prima intervista post scudetto. Non c'era possibilità di interpretare male.
"Lei resta, Gazidis?" "Sì, resto."

Per me l'obiettivo di Maldini non è né Elliott, né gerry calà. E' Gazidis.
Ha saputo della sua riconferma, ed evidentemente non è più possibile lavorare in futuro con una visione unica d'intenti.
 

Toby rosso nero

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Ecco l'intervista completa a Paolo Maldini.

Screen e testo

paolovv.png


Sul primo pensiero dopo lo Scudetto: a chi è andato? "A mamma e papà, spero che lassù possano essere orgogliosi di me".


Su cosa avrebbe potuto dirgli papà Cesare: "Forse nulla, solo una pacca sulla spalla o un abbraccio. Era di poche parole soprattutto con me. Nel tempo si è molto ammorbidito e ci siamo confrontati di più. D’altra parte sono di poche parole anche i miei due figli. Come lo sono stato io quando giocavo: parlare era una forzatura, cercavo di farlo il meno possibile".
Sui festeggiamenti con suo figlio Daniel: "A Reggio Emilia durante la premiazione a un certo punto ho sentito lo speaker che annunciava il 25, Florenzi. Allora ho realizzato e mi sono detto: 'Adesso tocca a Daniel, che bello'. L’ ho visto venirmi incontro con gli occhi bassi. Non mi guardava dritto. Lo sapevo, fa sempre così. Ci siamo dati un cinque un po’ sfuggevole. Il giorno dopo l’ho rivisto qui in salotto. Gli ho detto: 'Oh Dani, complimenti'. Ci siamo abbracciati. Ed è finita lì".
Maldini su che posso occupa questo Scudetto dopo i sette vinti da giocatore del Milan: "È il primo trionfo di una nuova vita. Stavolta non ho giocato con velocità e tecnica ma con la testa e i miei valori. Lo considero bellissimo. Una cosa lo accomuna agli altri titoli vinti: la passione per il Milan e il calcio".

Su questo Scudetto: più capolavoro o miracolo? "Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro le previsioni. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio".
Maldini sullo Scudetto del Milan definito sorprendente: "Direi di sì. È simile al titolo conquistato con Zaccheroni nel 1999. Ma è venuto con meno investimenti e più idee".

Sul titolo perso dall'Inter: "Sono opinioni. Dico che abbiamo fatto 86 punti. E solo una volta nella storia dei campionati a tre punti il Milan era riuscito a fare di più. E vorrei aggiungere che l’entusiasmo che abbiamo registrato nei tifosi era dovuto anche al gioco che la squadra ha espresso e al coraggio che abbiamo dimostrato. Anche nelle scelte di mercato. Questo inverno avevamo Kjær fuori per infortunio e Tomori che si è lesionato il menisco. Non c’era budget. Potevamo prendere un giocatore in prestito per tappare il buco. Invece abbiamo dato fiducia ai nostri giovani. Perché sappiamo che ci possono garantire tanto".
Maldini sul segreto di questo Milan: "Dal 2019 a oggi abbiamo preso 21 giocatori. Un mix di ragazzi esperti e molti giovani. Io e Massara abbiamo raccontato a ognuno di loro la storia di un progetto che poi si è realizzato. Dunque siamo stati credibili e questa è una parte importante del nostro successo. Naturalmente erano storie diverse. A Zlatan, per esempio, abbiamo chiesto di darci quello che in questo momento poteva portare al gruppo. Per un giovane come Kalulu il discorso è stato: 'I primi sei mesi guarda e impara. Sei nella patria della difesa, memorizza tutto. Prima o poi l’occasione arriva'".

Sulla soddisfazione più grande che sta avendo in questo lavoro: "Il rapporto personale che ho instaurato con i giocatori. La maggior parte di loro sono giovani che avevano bisogno di una guida. Molti mi considerano come un secondo padre".
Sul figlio Daniel nello spogliatoio: situazione difficile da governare? "No, perché è un bravissimo ragazzo che sa stare al suo posto. Viene apprezzato per quello che è. E poi il campo parla chiaro. Se tu non sei adatto per quel tipo di livello i tuoi compagni lo riconoscono subito. Questo per Daniel non succede. Poi è chiaro che deve crescere ma la sua autonomia di pensiero e di vita è chiara all’interno del gruppo".

Sul gol di mano dell'Udinese con Destiny Udogie, unica volta che ha alzato la voce: "Ogni tanto dire le cose come stanno serve. Io lo faccio poco perché preferisco chiedere spiegazioni ai responsabili arbitrali in separata sede. E quasi sempre c’è apertura al dialogo. Quella volta non fu così e allora decisi di parlare. Comunque in generale non ci piace lamentarci perché questo può creare degli alibi ai giocatori e rischia di innestare nel pubblico qualcosa di non positivo".
Sui momenti di frustrazione perché non ha ingaggiato un giocatore avuto tra le mani: "Certo. I ventuno calciatori che sotto la mia gestione diretta abbiamo preso a titolo definitivo hanno comportato una spesa netta tra entrate e uscite di 75 milioni. Quando ho deciso di rimanere dopo l’addio di Leonardo avevo in testa un budget più alto. Poi l’idea di fare le cose, ma di farle non per forza ma perché sei convinto deve prevalere su quella di spendere ciò che hai. Se posso far risparmiare il club lo faccio. E questo ha fatto si che la mia visione è completamente cambiata. Ho capito che ai giovani devono essere date delle opportunità. Però è necessario far sentire loro la fiducia soprattutto nei momenti difficili. Cosa che a me, da ragazzo, non è mai accaduto".

Su Mike Maignan: "Ci siamo affidati al parere di Dida, Ragno e Betti, i nostri preparatori dei portieri. Quindi parlando con lui abbiamo capito cosa aveva in testa, la sua personalità, la voglia di vincere come nessun altro".
Su Gianluigi Donnarumma: ha scritto per complimentarsi? "No, ma durante l’anno ci siamo sentiti e poi visti alla festa dei 40 anni di Ibra. Se si è pentito? Non lo so, spero comunque sia felice. Ha dato tanto al Milan".

Sui paragoni tra Sandro Tonali ed un suo compagno del grande Milan: "Dicevano potesse essere il nuovo Pirlo ma lui si sentiva come Gattuso. Direi che ha le caratteristiche di entrambi. Il primo anno ha vissuto in una situazione molto difficile. Veniva da un infortunio e ha patito la pressione di essere nel suo club preferito. Questo l’abbiamo capito tenendolo con noi. I risultati si sono visti".

Su Stefano Pioli, da 'Normal One' a speciale: "Già essere normali nel 2022 è qualcosa di speciale. Stefano lo conoscevo perché ho giocato con lui nell’Under 21 e ho sempre avuto stima dell’uomo e dell’allenatore. Dal di fuori mi è sempre piaciuto. Ciò che mi ha sorpreso è l’intensità di trasmissione delle sue idee e l’energia che ci mette a Milanello. Io gli ho detto più volte: 'Puoi cambiare tutti i sistemi di gioco che vuoi ma non perdere questa energia che per noi è vitale'. E guardate che è anche duro nelle cose che dice. Questa cosa mi piace tantissimo".
Sul confronto tra le questioni tecniche: "Con Massara ci sediamo spesso assieme a lui per cercare di migliorare qualcosa. Lo facciamo soprattutto quando le cose vanno bene perché si è più aperti al dialogo".

Su Massara uomo giusto per aprire un ciclo: "Sicuramente lui è una componente importante. Poi naturalmente ci deve essere la volontà del club di aprire un ciclo. Oggi il Milan con una visione strategica di alto livello può andare a competere il prossimo anno con le più grandi. Se invece si scegliesse una visione di mantenimento, senza investimenti, senza un’idea da Milan rimarremmo nel limbo tra le migliori sei o sette squadre in Italia per tentare di rivincere lo scudetto e qualificarci per la Champions. Per questo è il momento che la proprietà, Elliott o quella che potrebbe arrivare, chiuda il triennio e capisca che strategia vuole per il futuro. Con due o tre acquisti importanti e il consolidamento dei giocatori che abbiamo possiamo competere per qualcosa di più grande in Champions".
Sull'indicazione chiara per RedBird: "Sì, anche se io con loro non ho avuto contatti".

Sul possibile cambio di proprietà: "La cosa ci è stata detta dopo che è apparsa sulla stampa. Però qualcosa vivendo dentro la sede l’avevo percepita. Ma non è stato un problema. Alla fine quando riesci a creare un gruppo squadra speciale come il nostro queste indiscrezioni non turbano l’ambiente. A Milanello siamo andati avanti sapendo comunque che dietro avevamo una società forte sempre puntuale nei pagamenti. Certo, c’era curiosità. Qualche giocatore con il quale stavamo parlando di rinnovi ci ha detto: 'Aspettiamo perché magari ci saranno più soldi'".
Maldini sulle mosse del Milan sul mercato: "Da mesi ma in questo momento non abbiamo la disponibilità economica per pensare a questo salto di qualità. Anche perché siamo in una fase di passaggio. Vedremo ... E in più c’è anche la questione relativa al contratto mio e di Massara. Siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare. Perché loro potrebbero anche dirci “il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare”. O può essere che io dica “la vostra strategia non mi piace”. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene".

C0ontinua qui in basso

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Palle fumanti e qualcuno sosteneva anche il contrario.

Comunque dalle sue parole emerge uno scenario molto preoccupante. C'è bisogno di fare chiarezza e subito.
 

-Lionard-

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Bella interpretazione :)

Mi hai dato un altro punto vista interessante. Comunque solo per precisare, mi sembra normale che in una trattativa del genere con cambio di proprietà non si possa procedere con il rinnovo. Diverso il discorso sul mercato d sullo stadio e la ti vengo incontro.
Ma infatti il rinnovo è un finto problema che utilizza come espediente per poi mandare messaggi espliciti a chi sta arrivando (con Elliott è così in cattivi rapporti da mandare i messaggini a Gordon Singer come rivela nella stessa intervista). Perché mai RedBird dovrebbe mandare via lui e Massara? E' chiaro quindi che il tema che gli sta a cuore non sia quello.

Adesso è chiaro che RedBird nel momento in cui si presenta alla stampa non potrà evitare l'argomento. I tifosi che prima potevano essere attendisti, "aspettiamo e vediamo cosa fanno", ora invece pretenderanno spiegazioni. Se sono intelligenti, un accordo con Paolo si trova e tutti ne trarremo vantaggio. Se è gente con i paraocchi invece sono dolori....
 
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Una delle qualità che tutti hanno sempre riconosciuto a Paolo è quella di essere un professionista esemplare. Se ha fatto certe uscite è perché davvero c’è qualcosa di difficilmente digeribile che bolle in pentola. Star zitto, mollare senza “combattere” lasciando il Milan agli speculatori e parlare dopo? Anche no.

Ma poi quale sarebbe il problema? Che i Singer si offendono? Ma ‘stigrandissimi! Se non hanno ancora capito cosa sia il calcio in Italia è bene che lo capiscano in fretta. Se c’è qualcuno che se ne deve andare sono loro, non certo Paolo Maldini.
Speriamo che se ne vadano loro a questo punto, non ho dubbi su chi sceglierei, forse non hai capito il mio pensiero.

Siamo sicuri che Maldini se gli mettono in mano 300M non si metterà a fare le stesse interviste ? Che io sappia non esiste essere sempre d’accordo con il tuo capoccia, e se al prossimo scontro dirigenziale dovesse ancora presentarsi alla Gazzetta ? Magari perché ma proprietà voleva comprare Haaland e lui Mbappe? Ragiono per assurdo, ma agli occhi di un proprietario Maldini ha perso quanto meno molta credibilità e molta fiducia. E adesso non m sorprendo che Gazosa non gli abbia neanche menzionato la Super Lega a differenza degli altri DS che sapevano tutto.
 

Rivera10

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Ecco l'intervista completa a Paolo Maldini.

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Sul primo pensiero dopo lo Scudetto: a chi è andato? "A mamma e papà, spero che lassù possano essere orgogliosi di me".


Su cosa avrebbe potuto dirgli papà Cesare: "Forse nulla, solo una pacca sulla spalla o un abbraccio. Era di poche parole soprattutto con me. Nel tempo si è molto ammorbidito e ci siamo confrontati di più. D’altra parte sono di poche parole anche i miei due figli. Come lo sono stato io quando giocavo: parlare era una forzatura, cercavo di farlo il meno possibile".
Sui festeggiamenti con suo figlio Daniel: "A Reggio Emilia durante la premiazione a un certo punto ho sentito lo speaker che annunciava il 25, Florenzi. Allora ho realizzato e mi sono detto: 'Adesso tocca a Daniel, che bello'. L’ ho visto venirmi incontro con gli occhi bassi. Non mi guardava dritto. Lo sapevo, fa sempre così. Ci siamo dati un cinque un po’ sfuggevole. Il giorno dopo l’ho rivisto qui in salotto. Gli ho detto: 'Oh Dani, complimenti'. Ci siamo abbracciati. Ed è finita lì".
Maldini su che posso occupa questo Scudetto dopo i sette vinti da giocatore del Milan: "È il primo trionfo di una nuova vita. Stavolta non ho giocato con velocità e tecnica ma con la testa e i miei valori. Lo considero bellissimo. Una cosa lo accomuna agli altri titoli vinti: la passione per il Milan e il calcio".

Su questo Scudetto: più capolavoro o miracolo? "Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro le previsioni. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio".
Maldini sullo Scudetto del Milan definito sorprendente: "Direi di sì. È simile al titolo conquistato con Zaccheroni nel 1999. Ma è venuto con meno investimenti e più idee".

Sul titolo perso dall'Inter: "Sono opinioni. Dico che abbiamo fatto 86 punti. E solo una volta nella storia dei campionati a tre punti il Milan era riuscito a fare di più. E vorrei aggiungere che l’entusiasmo che abbiamo registrato nei tifosi era dovuto anche al gioco che la squadra ha espresso e al coraggio che abbiamo dimostrato. Anche nelle scelte di mercato. Questo inverno avevamo Kjær fuori per infortunio e Tomori che si è lesionato il menisco. Non c’era budget. Potevamo prendere un giocatore in prestito per tappare il buco. Invece abbiamo dato fiducia ai nostri giovani. Perché sappiamo che ci possono garantire tanto".
Maldini sul segreto di questo Milan: "Dal 2019 a oggi abbiamo preso 21 giocatori. Un mix di ragazzi esperti e molti giovani. Io e Massara abbiamo raccontato a ognuno di loro la storia di un progetto che poi si è realizzato. Dunque siamo stati credibili e questa è una parte importante del nostro successo. Naturalmente erano storie diverse. A Zlatan, per esempio, abbiamo chiesto di darci quello che in questo momento poteva portare al gruppo. Per un giovane come Kalulu il discorso è stato: 'I primi sei mesi guarda e impara. Sei nella patria della difesa, memorizza tutto. Prima o poi l’occasione arriva'".

Sulla soddisfazione più grande che sta avendo in questo lavoro: "Il rapporto personale che ho instaurato con i giocatori. La maggior parte di loro sono giovani che avevano bisogno di una guida. Molti mi considerano come un secondo padre".
Sul figlio Daniel nello spogliatoio: situazione difficile da governare? "No, perché è un bravissimo ragazzo che sa stare al suo posto. Viene apprezzato per quello che è. E poi il campo parla chiaro. Se tu non sei adatto per quel tipo di livello i tuoi compagni lo riconoscono subito. Questo per Daniel non succede. Poi è chiaro che deve crescere ma la sua autonomia di pensiero e di vita è chiara all’interno del gruppo".

Sul gol di mano dell'Udinese con Destiny Udogie, unica volta che ha alzato la voce: "Ogni tanto dire le cose come stanno serve. Io lo faccio poco perché preferisco chiedere spiegazioni ai responsabili arbitrali in separata sede. E quasi sempre c’è apertura al dialogo. Quella volta non fu così e allora decisi di parlare. Comunque in generale non ci piace lamentarci perché questo può creare degli alibi ai giocatori e rischia di innestare nel pubblico qualcosa di non positivo".
Sui momenti di frustrazione perché non ha ingaggiato un giocatore avuto tra le mani: "Certo. I ventuno calciatori che sotto la mia gestione diretta abbiamo preso a titolo definitivo hanno comportato una spesa netta tra entrate e uscite di 75 milioni. Quando ho deciso di rimanere dopo l’addio di Leonardo avevo in testa un budget più alto. Poi l’idea di fare le cose, ma di farle non per forza ma perché sei convinto deve prevalere su quella di spendere ciò che hai. Se posso far risparmiare il club lo faccio. E questo ha fatto si che la mia visione è completamente cambiata. Ho capito che ai giovani devono essere date delle opportunità. Però è necessario far sentire loro la fiducia soprattutto nei momenti difficili. Cosa che a me, da ragazzo, non è mai accaduto".

Su Mike Maignan: "Ci siamo affidati al parere di Dida, Ragno e Betti, i nostri preparatori dei portieri. Quindi parlando con lui abbiamo capito cosa aveva in testa, la sua personalità, la voglia di vincere come nessun altro".
Su Gianluigi Donnarumma: ha scritto per complimentarsi? "No, ma durante l’anno ci siamo sentiti e poi visti alla festa dei 40 anni di Ibra. Se si è pentito? Non lo so, spero comunque sia felice. Ha dato tanto al Milan".

Sui paragoni tra Sandro Tonali ed un suo compagno del grande Milan: "Dicevano potesse essere il nuovo Pirlo ma lui si sentiva come Gattuso. Direi che ha le caratteristiche di entrambi. Il primo anno ha vissuto in una situazione molto difficile. Veniva da un infortunio e ha patito la pressione di essere nel suo club preferito. Questo l’abbiamo capito tenendolo con noi. I risultati si sono visti".

Su Stefano Pioli, da 'Normal One' a speciale: "Già essere normali nel 2022 è qualcosa di speciale. Stefano lo conoscevo perché ho giocato con lui nell’Under 21 e ho sempre avuto stima dell’uomo e dell’allenatore. Dal di fuori mi è sempre piaciuto. Ciò che mi ha sorpreso è l’intensità di trasmissione delle sue idee e l’energia che ci mette a Milanello. Io gli ho detto più volte: 'Puoi cambiare tutti i sistemi di gioco che vuoi ma non perdere questa energia che per noi è vitale'. E guardate che è anche duro nelle cose che dice. Questa cosa mi piace tantissimo".
Sul confronto tra le questioni tecniche: "Con Massara ci sediamo spesso assieme a lui per cercare di migliorare qualcosa. Lo facciamo soprattutto quando le cose vanno bene perché si è più aperti al dialogo".
Ha parlato chiaro, come sempre. Evidentemente ha provato già ad interfacciarsi con Eliott ma il cambio di proprietà ha congelato tutto. Siccome ha pianificato la prossima campagna acquisti e non può procedere finché il nuovo proprietario non dà l' ok cosa dovrebbe fare? Fare il bravo impiegato modello facendo finta di non essere Maldini? Ci ha detto chiaro e tondo la situazione e ,visto che lui vuole vincere, questa situazione non gli sta bene. Ora, io non voglio fare crociate anzitempo contro i nuovi e nemmeno lapidare Eliott ma qui qualcuno deve capire che le esigenze " sportive" del Milan per la stagione 2022/2023 non aspettano signing, closing, preliminari etc etc.Ergo, si dessero una mossa stanziando un budget e rinnovassero i contratti dei veri artefici dello scudetto: Paolo e Massara!
 
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Ecco l'intervista completa a Paolo Maldini.

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Sul primo pensiero dopo lo Scudetto: a chi è andato? "A mamma e papà, spero che lassù possano essere orgogliosi di me".


Su cosa avrebbe potuto dirgli papà Cesare: "Forse nulla, solo una pacca sulla spalla o un abbraccio. Era di poche parole soprattutto con me. Nel tempo si è molto ammorbidito e ci siamo confrontati di più. D’altra parte sono di poche parole anche i miei due figli. Come lo sono stato io quando giocavo: parlare era una forzatura, cercavo di farlo il meno possibile".
Sui festeggiamenti con suo figlio Daniel: "A Reggio Emilia durante la premiazione a un certo punto ho sentito lo speaker che annunciava il 25, Florenzi. Allora ho realizzato e mi sono detto: 'Adesso tocca a Daniel, che bello'. L’ ho visto venirmi incontro con gli occhi bassi. Non mi guardava dritto. Lo sapevo, fa sempre così. Ci siamo dati un cinque un po’ sfuggevole. Il giorno dopo l’ho rivisto qui in salotto. Gli ho detto: 'Oh Dani, complimenti'. Ci siamo abbracciati. Ed è finita lì".
Maldini su che posso occupa questo Scudetto dopo i sette vinti da giocatore del Milan: "È il primo trionfo di una nuova vita. Stavolta non ho giocato con velocità e tecnica ma con la testa e i miei valori. Lo considero bellissimo. Una cosa lo accomuna agli altri titoli vinti: la passione per il Milan e il calcio".

Su questo Scudetto: più capolavoro o miracolo? "Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro le previsioni. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio".
Maldini sullo Scudetto del Milan definito sorprendente: "Direi di sì. È simile al titolo conquistato con Zaccheroni nel 1999. Ma è venuto con meno investimenti e più idee".

Sul titolo perso dall'Inter: "Sono opinioni. Dico che abbiamo fatto 86 punti. E solo una volta nella storia dei campionati a tre punti il Milan era riuscito a fare di più. E vorrei aggiungere che l’entusiasmo che abbiamo registrato nei tifosi era dovuto anche al gioco che la squadra ha espresso e al coraggio che abbiamo dimostrato. Anche nelle scelte di mercato. Questo inverno avevamo Kjær fuori per infortunio e Tomori che si è lesionato il menisco. Non c’era budget. Potevamo prendere un giocatore in prestito per tappare il buco. Invece abbiamo dato fiducia ai nostri giovani. Perché sappiamo che ci possono garantire tanto".
Maldini sul segreto di questo Milan: "Dal 2019 a oggi abbiamo preso 21 giocatori. Un mix di ragazzi esperti e molti giovani. Io e Massara abbiamo raccontato a ognuno di loro la storia di un progetto che poi si è realizzato. Dunque siamo stati credibili e questa è una parte importante del nostro successo. Naturalmente erano storie diverse. A Zlatan, per esempio, abbiamo chiesto di darci quello che in questo momento poteva portare al gruppo. Per un giovane come Kalulu il discorso è stato: 'I primi sei mesi guarda e impara. Sei nella patria della difesa, memorizza tutto. Prima o poi l’occasione arriva'".

Sulla soddisfazione più grande che sta avendo in questo lavoro: "Il rapporto personale che ho instaurato con i giocatori. La maggior parte di loro sono giovani che avevano bisogno di una guida. Molti mi considerano come un secondo padre".
Sul figlio Daniel nello spogliatoio: situazione difficile da governare? "No, perché è un bravissimo ragazzo che sa stare al suo posto. Viene apprezzato per quello che è. E poi il campo parla chiaro. Se tu non sei adatto per quel tipo di livello i tuoi compagni lo riconoscono subito. Questo per Daniel non succede. Poi è chiaro che deve crescere ma la sua autonomia di pensiero e di vita è chiara all’interno del gruppo".

Sul gol di mano dell'Udinese con Destiny Udogie, unica volta che ha alzato la voce: "Ogni tanto dire le cose come stanno serve. Io lo faccio poco perché preferisco chiedere spiegazioni ai responsabili arbitrali in separata sede. E quasi sempre c’è apertura al dialogo. Quella volta non fu così e allora decisi di parlare. Comunque in generale non ci piace lamentarci perché questo può creare degli alibi ai giocatori e rischia di innestare nel pubblico qualcosa di non positivo".
Sui momenti di frustrazione perché non ha ingaggiato un giocatore avuto tra le mani: "Certo. I ventuno calciatori che sotto la mia gestione diretta abbiamo preso a titolo definitivo hanno comportato una spesa netta tra entrate e uscite di 75 milioni. Quando ho deciso di rimanere dopo l’addio di Leonardo avevo in testa un budget più alto. Poi l’idea di fare le cose, ma di farle non per forza ma perché sei convinto deve prevalere su quella di spendere ciò che hai. Se posso far risparmiare il club lo faccio. E questo ha fatto si che la mia visione è completamente cambiata. Ho capito che ai giovani devono essere date delle opportunità. Però è necessario far sentire loro la fiducia soprattutto nei momenti difficili. Cosa che a me, da ragazzo, non è mai accaduto".

Su Mike Maignan: "Ci siamo affidati al parere di Dida, Ragno e Betti, i nostri preparatori dei portieri. Quindi parlando con lui abbiamo capito cosa aveva in testa, la sua personalità, la voglia di vincere come nessun altro".
Su Gianluigi Donnarumma: ha scritto per complimentarsi? "No, ma durante l’anno ci siamo sentiti e poi visti alla festa dei 40 anni di Ibra. Se si è pentito? Non lo so, spero comunque sia felice. Ha dato tanto al Milan".

Sui paragoni tra Sandro Tonali ed un suo compagno del grande Milan: "Dicevano potesse essere il nuovo Pirlo ma lui si sentiva come Gattuso. Direi che ha le caratteristiche di entrambi. Il primo anno ha vissuto in una situazione molto difficile. Veniva da un infortunio e ha patito la pressione di essere nel suo club preferito. Questo l’abbiamo capito tenendolo con noi. I risultati si sono visti".

Su Stefano Pioli, da 'Normal One' a speciale: "Già essere normali nel 2022 è qualcosa di speciale. Stefano lo conoscevo perché ho giocato con lui nell’Under 21 e ho sempre avuto stima dell’uomo e dell’allenatore. Dal di fuori mi è sempre piaciuto. Ciò che mi ha sorpreso è l’intensità di trasmissione delle sue idee e l’energia che ci mette a Milanello. Io gli ho detto più volte: 'Puoi cambiare tutti i sistemi di gioco che vuoi ma non perdere questa energia che per noi è vitale'. E guardate che è anche duro nelle cose che dice. Questa cosa mi piace tantissimo".
Sul confronto tra le questioni tecniche: "Con Massara ci sediamo spesso assieme a lui per cercare di migliorare qualcosa. Lo facciamo soprattutto quando le cose vanno bene perché si è più aperti al dialogo".

Su Massara uomo giusto per aprire un ciclo: "Sicuramente lui è una componente importante. Poi naturalmente ci deve essere la volontà del club di aprire un ciclo. Oggi il Milan con una visione strategica di alto livello può andare a competere il prossimo anno con le più grandi. Se invece si scegliesse una visione di mantenimento, senza investimenti, senza un’idea da Milan rimarremmo nel limbo tra le migliori sei o sette squadre in Italia per tentare di rivincere lo scudetto e qualificarci per la Champions. Per questo è il momento che la proprietà, Elliott o quella che potrebbe arrivare, chiuda il triennio e capisca che strategia vuole per il futuro. Con due o tre acquisti importanti e il consolidamento dei giocatori che abbiamo possiamo competere per qualcosa di più grande in Champions".
Sull'indicazione chiara per RedBird: "Sì, anche se io con loro non ho avuto contatti".

Sul possibile cambio di proprietà: "La cosa ci è stata detta dopo che è apparsa sulla stampa. Però qualcosa vivendo dentro la sede l’avevo percepita. Ma non è stato un problema. Alla fine quando riesci a creare un gruppo squadra speciale come il nostro queste indiscrezioni non turbano l’ambiente. A Milanello siamo andati avanti sapendo comunque che dietro avevamo una società forte sempre puntuale nei pagamenti. Certo, c’era curiosità. Qualche giocatore con il quale stavamo parlando di rinnovi ci ha detto: 'Aspettiamo perché magari ci saranno più soldi'".
Maldini sulle mosse del Milan sul mercato: "Da mesi ma in questo momento non abbiamo la disponibilità economica per pensare a questo salto di qualità. Anche perché siamo in una fase di passaggio. Vedremo ... E in più c’è anche la questione relativa al contratto mio e di Massara. Siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare. Perché loro potrebbero anche dirci “il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare”. O può essere che io dica “la vostra strategia non mi piace”. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene".

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Maldini Massara e Moncada potrebbero salutarci e quest’estate faremo un mercato da barboni. Spero di sbagliarmi.
 
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