Il coronavirus è come la spagnola del 1920. Le similitudini.

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Il Coronavirus Covid-19 come l'influenza spagnola del 1920. Le similitudini piuttosto inquietanti. La spagnola (H1N1), ufficialmente, esordiva come influenza ma col passare dei giorni causava grandi problemi all'apparato respiratorio, mandando le vittime in crisi respiratoria. E lo stesso sta accadendo col Covid-19.

La società operaia Cascina 1863 ha recuperato dagli archivi storici alcuni articoli che raccontano l'influenza spagnola. Eccone uno, di seguito:

"Bisogna convenirne: l’influenza ha infierito superando nella realtà le previsioni pessimistiche, ha ucciso in alcuni Stati assai più di quanto la guerra non abbia fatto, ha segnato di lutto la superficie del globo e non si arresta. Non si vuole oggi parlare qui della quistione controversa della causa del morbo, della sua reale natura, della identità o non identità colle epidemie trascorse di influenza, l’ultima delle quali (1889-1890) è ancora ben presente al nostro spirito perché il confronto esatto sia possibile. Si vuol qui, invece, ricordare la difficoltà della difesa preventiva. Senza scoramenti e senza agitazioni di lacrimante prefica, bisogna convenire che anche l’igiene lotta a stento contro una infezione che si diffonde con tanta facilità. …qualche risultato nella difesa può anzitutto ottenersi ed il numero dei casi può essere ridotto quando si diminuiscono le occasioni dei contatti. Di qui le misure con tanta riluttanza adottate per ridurre gli affollamenti. Migliore risultato potrebbe ottenersi quando si riuscisse a persuadere alle difese contro la penetrazione nelle narici e nella bocca delle goccioline di saliva proiettate da coloro che ne stanno accanto e che pur non parendo possono essere infette. Non c’è che dire: anche la più semplice mascherina di garza ingombra e annoia. La si può tollerare, la maschera, in carnevale, perché nessuno ci impone di portarla: ma se un obbligo fosse fatto ai cittadini, anche per difendere la pelle, tutti si agiterebbero tocchi e profanati nelle fibre più sacre della sacra libertà personale. Certo, la maschera è grave, imbarazzante: le prove fatte da noi in qualche clinica, e per poche ore al giorno, dicono netto che una simile difesa è logica, ma ripugnante alle abitudini. Se l’influenza, invece di uccidere il sei per cento dei colpiti, abbattesse il novantacinque per cento, come succede nella peste polmonare, la maschera troverebbe nella paura un tale organo di propaganda, che il dirne male diverrebbe sacrilegio. Ma l’influenza è ancora troppo mite, perché il punto morto dell’antipatia per la maschera si possa superare. Altrove ci si tiene maggiormente alla vita; ecco, ad esempio, come negli Stati Uniti si interpreta questo lato della difesa contro una infezione che minaccia di raddoppiare il pericolo normale della morte. Non solamente agli infermieri, ai medici, ma nei centri della epidemia anche ai barbieri, agli impiegati che hanno rapporti col pubblico, ed in genere a coloro che possono in miglior guisa servire di veicolo all’infezione, la piccola maschera è imposta. Affermano le riviste americane che il beneficio non pare dubbio: indubbio poi è il guadagno per la nuova imprevista barriera che l’influenza crea alle lingue più ciarliere".

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Il Coronavirus Covid-19 come l'influenza spagnola del 1920. Le similitudini piuttosto inquietanti. La spagnola, ufficialmente, esordiva come influenza ma col passare dei giorni causava grandi problemi all'apparato respiratorio, mandando le vittime in crisi respiratoria. E lo stesso sta accadendo col Covid-19.

La società operaia Cascina 1863 ha recuperato dagli archivi storici alcuni articoli che raccontano l'influenza spagnola. Eccone uno, di seguito:

"Bisogna convenirne: l’influenza ha infierito superando nella realtà le previsioni pessimistiche, ha ucciso in alcuni Stati assai più di quanto la guerra non abbia fatto, ha segnato di lutto la superficie del globo e non si arresta. Non si vuole oggi parlare qui della quistione controversa della causa del morbo, della sua reale natura, della identità o non identità colle epidemie trascorse di influenza, l’ultima delle quali (1889-1890) è ancora ben presente al nostro spirito perché il confronto esatto sia possibile. Si vuol qui, invece, ricordare la difficoltà della difesa preventiva. Senza scoramenti e senza agitazioni di lacrimante prefica, bisogna convenire che anche l’igiene lotta a stento contro una infezione che si diffonde con tanta facilità. …qualche risultato nella difesa può anzitutto ottenersi ed il numero dei casi può essere ridotto quando si diminuiscono le occasioni dei contatti. Di qui le misure con tanta riluttanza adottate per ridurre gli affollamenti. Migliore risultato potrebbe ottenersi quando si riuscisse a persuadere alle difese contro la penetrazione nelle narici e nella bocca delle goccioline di saliva proiettate da coloro che ne stanno accanto e che pur non parendo possono essere infette. Non c’è che dire: anche la più semplice mascherina di garza ingombra e annoia. La si può tollerare, la maschera, in carnevale, perché nessuno ci impone di portarla: ma se un obbligo fosse fatto ai cittadini, anche per difendere la pelle, tutti si agiterebbero tocchi e profanati nelle fibre più sacre della sacra libertà personale. Certo, la maschera è grave, imbarazzante: le prove fatte da noi in qualche clinica, e per poche ore al giorno, dicono netto che una simile difesa è logica, ma ripugnante alle abitudini. Se l’influenza, invece di uccidere il sei per cento dei colpiti, abbattesse il novantacinque per cento, come succede nella peste polmonare, la maschera troverebbe nella paura un tale organo di propaganda, che il dirne male diverrebbe sacrilegio. Ma l’influenza è ancora troppo mite, perché il punto morto dell’antipatia per la maschera si possa superare. Altrove ci si tiene maggiormente alla vita; ecco, ad esempio, come negli Stati Uniti si interpreta questo lato della difesa contro una infezione che minaccia di raddoppiare il pericolo normale della morte. Non solamente agli infermieri, ai medici, ma nei centri della epidemia anche ai barbieri, agli impiegati che hanno rapporti col pubblico, ed in genere a coloro che possono in miglior guisa servire di veicolo all’infezione, la piccola maschera è imposta. Affermano le riviste americane che il beneficio non pare dubbio: indubbio poi è il guadagno per la nuova imprevista barriera che l’influenza crea alle lingue più ciarliere".

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Ringhio8

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Il Coronavirus Covid-19 come l'influenza spagnola del 1920. Le similitudini piuttosto inquietanti. La spagnola, ufficialmente, esordiva come influenza ma col passare dei giorni causava grandi problemi all'apparato respiratorio, mandando le vittime in crisi respiratoria. E lo stesso sta accadendo col Covid-19.

La società operaia Cascina 1863 ha recuperato dagli archivi storici alcuni articoli che raccontano l'influenza spagnola. Eccone uno, di seguito:

"Bisogna convenirne: l’influenza ha infierito superando nella realtà le previsioni pessimistiche, ha ucciso in alcuni Stati assai più di quanto la guerra non abbia fatto, ha segnato di lutto la superficie del globo e non si arresta. Non si vuole oggi parlare qui della quistione controversa della causa del morbo, della sua reale natura, della identità o non identità colle epidemie trascorse di influenza, l’ultima delle quali (1889-1890) è ancora ben presente al nostro spirito perché il confronto esatto sia possibile. Si vuol qui, invece, ricordare la difficoltà della difesa preventiva. Senza scoramenti e senza agitazioni di lacrimante prefica, bisogna convenire che anche l’igiene lotta a stento contro una infezione che si diffonde con tanta facilità. …qualche risultato nella difesa può anzitutto ottenersi ed il numero dei casi può essere ridotto quando si diminuiscono le occasioni dei contatti. Di qui le misure con tanta riluttanza adottate per ridurre gli affollamenti. Migliore risultato potrebbe ottenersi quando si riuscisse a persuadere alle difese contro la penetrazione nelle narici e nella bocca delle goccioline di saliva proiettate da coloro che ne stanno accanto e che pur non parendo possono essere infette. Non c’è che dire: anche la più semplice mascherina di garza ingombra e annoia. La si può tollerare, la maschera, in carnevale, perché nessuno ci impone di portarla: ma se un obbligo fosse fatto ai cittadini, anche per difendere la pelle, tutti si agiterebbero tocchi e profanati nelle fibre più sacre della sacra libertà personale. Certo, la maschera è grave, imbarazzante: le prove fatte da noi in qualche clinica, e per poche ore al giorno, dicono netto che una simile difesa è logica, ma ripugnante alle abitudini. Se l’influenza, invece di uccidere il sei per cento dei colpiti, abbattesse il novantacinque per cento, come succede nella peste polmonare, la maschera troverebbe nella paura un tale organo di propaganda, che il dirne male diverrebbe sacrilegio. Ma l’influenza è ancora troppo mite, perché il punto morto dell’antipatia per la maschera si possa superare. Altrove ci si tiene maggiormente alla vita; ecco, ad esempio, come negli Stati Uniti si interpreta questo lato della difesa contro una infezione che minaccia di raddoppiare il pericolo normale della morte. Non solamente agli infermieri, ai medici, ma nei centri della epidemia anche ai barbieri, agli impiegati che hanno rapporti col pubblico, ed in genere a coloro che possono in miglior guisa servire di veicolo all’infezione, la piccola maschera è imposta. Affermano le riviste americane che il beneficio non pare dubbio: indubbio poi è il guadagno per la nuova imprevista barriera che l’influenza crea alle lingue più ciarliere".

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Non ci voglio credere, se dovessero dire una cosa del genere sarebbe a arichìa totale entro 2 giorni.
 

MaschioAlfa

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1920 - 2020 cento anni dopo .. la testa dell uomo è sempre quella
 

admin

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Ricordo che a gennaio, da profano in materia, tirai in ballo proprio la spagnola (dopo essermi un pò documentato).

La fortuna, forse, è che oggi siamo 100 anni esatti avanti rispetto all'epoca. Speriamo basti questo per evitare, almeno in parte, la carneficina.

Comunque, l'articolo è davvero impressionante. E' la situazione di oggi, cento anni fa.
 

Jino

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Ricordo che a gennaio, da profano in materia, tirai in ballo proprio la spagnola (dopo essermi un pò documentato).

La fortuna, forse, è che oggi siamo 100 anni esatti avanti rispetto all'epoca. Speriamo basti questo per evitare, almeno in parte, la carneficina.

Comunque, l'articolo è davvero impressionante. E' la situazione di oggi, cento anni fa.

Si Mario, cento anni dopo in medicina è vero, ma con una popolazione molto più priva di senso civico, spirito di sacrificio. Continuo a vedere gente che non riesce a sacrificarsi, ieri dalle mie parti in Veneto dove siamo zona rossa per davvero, in montagna sulla neve postavano sui social un gruppo di ragazzini video di loro che giocano sulla neve...rendiamoci conto...viviamo nella stupidità generale dilagante.
 
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Giusto ieri ci stavo pensando, ci sono molte analogie.

Se parliamo di natura del virus no, perchè la spagnola è semmai riconducibile al virus dell'influenza , sottotipo H1N1.
Questo virus(H1N1) causò due gravi pandemie : la spagnola del 1918 e l'influenza suina del 2009.

La Suina fu causata da una variante fino allora sconosciuta del virus H1N1 e provocò centinaia di morti ma anche migliaia di contagi nel mondo.
In Italia(da ottobre a novembre 2009) i casi stimati di suina sono stati di 1 500 000 con una percentuale di decesso dello 0,029 per mille , contro il 2 per mille della normale influenza stagionale.
Subito dopo questa pandemia (nel 2009)l’oms radunò i migliori scienziati di tutto il mondo per fare il punto su quanto accaduto.
Da questo incontro e dallo scambio di informazioni tra paesi venne fuori che la grande maggioranza delle persone manifestava sindromi simil-influenzali senza complicazioni , con un recupero pieno e completo entro una settimana anche in assenza di particolari cure mediche.
A colpire l’attenzione però fu il decorso clinico di alcuni pazienti, la cui gestione divenne impegnativa in quanto svilupparono rapidamente una polmonite progressiva grave.
Per tali individui si richiedeva necessaria la terapia intensiva ma spesso non si riusciva a salvare loro la vita se c’erano anche altre patologie che ne complicavano il quadro clinico.
Le infezioni batteriche secondarie si sono poi manifestate nel 30% dei casi dei casi mortali. Insufficienza respiratoria e shock refrattario erano le cause più comuni di morte.
Un dato interessante era che le forme più aggressive non si manifestavano solo in soggetti a rischio, come poteva essere una donna incinta, ma anche in giovani adulti precedentemente sani.
Non fu esattamente chiara la ratio di questo evento ma furono fatte ipotesi e ancora oggi sono in corso delle ricerche. Una spiegazione potrebbe esser quella che il sistema immunitario più forte scatena una reazione infiammatoria più potente.
Positivo fu il fatto che un uso tempestivo di farmaci antivirali come oseltamivir e zanamivir riduceva la gravità della malattia e migliorarono le possibilità di sopravvivenza.
La gestione fu notevolmente complicata da polmoniti causate da co-infezione con i batteri.

Oggi siamo alle prese con un altro tipo di viru ma se guardiamo la diffusione, la mortalità , il contagio e tanti altri aspetti le analogie ci sono eccome.

I numeri della spagnola va precisato invece che furono devastanti : tra il 1918 e il 1919 uccise 50 milioni di persone contagiandone 500 milioni , la più grande pandemia della storia dell’umanità , capace di uccidere più della peste nera.
La spagnola colpiva prevalentemente i giovani , a differenza delle classiche epidemie stagionali che uccidevano e uccide pazienti anziani o malati.
La logica stava nel fatto che il virus responsabile della spagnola scatenava una rapida insufficienza respiratoria e la morte attraverso una tempesta di citochine(reazione spropositata del sistema immunitario).
I giovani ovviamente avevano un sistema immunitario più forte degli anziani e quindi erano più soggetti a questa ‘tempesta’.
Altri cofattori naturalmente intervennero come la malnutrizione, campi medici sovraffollati, scarsa igiene, assenza di antibiotici .Tutte condizioni che favorirono lo sviluppo di una superinfezione batterica secondaria.
Non scordiamo che parliamo degli anni in cui si combatteva la prima guerra mondiale.
La spagnola uccideva essenzialmente i giovani tra i 20 e i 40 anni e risparmiava gli ‘anziani’.
Secondo alcuni studi pare che gli ‘anziani’ del tempo fossero in qualche modo immuni avendo superato la pandemia influenzale di fine 1800, anche conosciuta come influenza russa.

La spagnola però, è bene ricordarlo, ebbe due ondate : la prima era sembrata una classica influenza stagionale e colpì anziani e malati. La seconda ondata , causata da una mutazione del virus, fu devastante e colpì, come scritto sopra, giovani tra i 20 e i 40 anni.
Questa mutazione del virus fu dovuta a come si stava (non) fronteggiando l’epidemia: mentre infatti in condizioni normali chi contrae un’infezione severa sta a casa e chi invece ha sintomi leggeri continua una vita normale in tempo di guerra la gestione era praticamente invertita.
E cosi i soldati che avevano contratto una forma leggera rimanevano sul fronte,i malati gravi venivano trasportati alla meno peggio(spesso ammassati su treni) e trasportati presto ospedali da campo altrettanto affollati e in condizioni igieniche non idonee.
Tutto ciò contribuì alla diffusione della forma virale più letale.
Il conto presentato dalla spagnola fu tremendo e una generazione intera fu falcidiata.
Di colpo però la pandemia si arrestò : secondo alcune teorie migliorarono le condizioni igieniche , la prevenzione e la terapia delle polmoniti, secondo altre ipotesi invece il virus subì una mutazione verso una forma meno letale.

Le analogie come possiamo vedere ci sono e sono tante.
Sarebbe interessante capire se il virus possa essersi modificato anche in questo caso ma pare questo almeno sia stato escluso, per fortuna.
La gestione dei pazienti in ospedale credo sia stato in certi casi indispensabile ma anche deleterio.
In quanto all'utilizzo degli antibiotici invece le condizioni sono esattamente opposte rispetto alla spagnola : nel 1918 gli antibiotici non c'erano ma se ci fossero stati avremmo salvato molte vite umane, oggi molti antibiotici sono inefficaci causa la nascita di batteri super resistenti. In italia purtroppo questo problema è molto grave, molto peggio che in altri paesi, e questo può aver contribuito al manifestarsi di infezioni batteriche secondarie di difficile trattamento.
Per la spagnola abbiamo visto che la tempesta di citochine colpiva essenzialmente i giovani e abbiamo visto che due furono le teorie per spiegare il perchè di questo dato, oggi con il coronavirus accede il contrario e adulti e malati sono i soggetti più a rischio.
Questo però va in netto contrasto con la teoria della tempesta di citochine.
Ci saranno certamente altri fattori che consentono al virus di penetrare nelle cellule umane, basta un banale stato infiammatorio delle vie aeree causato magari da uno stato allergico.
Alcuni collegamenti sono stati trovati con l’utilizzo di alcuni famaci.
Le condizioni di salute generali poi ne condizionano il decorso.
A parità di trattamento ovviamente i giovani rispondono meglio alle cure in terapia intensiva e hanno una guarigione nettamente migliore.

Due anni fa fu pubblicato uno studio che raccontava cosa causò la spagnola e che oggi, se dovesse diffondersi qualcosa di simile, i morti potrebbero essere tre volte di più .
Sempre in questo articolo veniva descritto come fondamentale la prima valutazione circa la potenziale pandemia perché i tempi fanno la differenza.
Serve un sistema di sorveglianza adeguato e attivo in tutto il mondo, a maggior ragione visto che i cambiamenti climatici cambiano il comportamento degli animali che da sempre fungono da riserva del virus.
Malnutrizione, obesità, perdita dei raccolti e antibiotico-resistenza sono altri fattori che giocano in favore di queste pandemie cosi gravi.
La prevenzione , per farla breve, è sempre la prima e più importante misura .
Anche la suina ci aveva lanciato comunque un bel segnale di allarme soprattutto per ciò che concerne la situazione in assoluto più difficile da gestire : i pazienti che manifestano polmonite progressiva grave.
I numeri di oggi ci dicono che fermarsi esula dal buon senso ma sfocia nella necessità. Abbiamo scherzato col fuoco.
 

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Giusto ieri ci stavo pensando, ci sono molte analogie.

Se parliamo di natura del virus no, perchè la spagnola è semmai riconducibile al virus dell'influenza , sottotipo H1N1.
Questo virus(H1N1) causò due gravi pandemie : la spagnola del 1918 e l'influenza suina del 2009.

La Suina fu causata da una variante fino allora sconosciuta del virus H1N1 e provocò centinaia di morti ma anche migliaia di contagi nel mondo.
In Italia(da ottobre a novembre 2009) i casi stimati di suina sono stati di 1 500 000 con una percentuale di decesso dello 0,029 per mille , contro il 2 per mille della normale influenza stagionale.
Subito dopo questa pandemia (nel 2009)l’oms radunò i migliori scienziati di tutto il mondo per fare il punto su quanto accaduto.
Da questo incontro e dallo scambio di informazioni tra paesi venne fuori che la grande maggioranza delle persone manifestava sindromi simil-influenzali senza complicazioni , con un recupero pieno e completo entro una settimana anche in assenza di particolari cure mediche.
A colpire l’attenzione però fu il decorso clinico di alcuni pazienti, la cui gestione divenne impegnativa in quanto svilupparono rapidamente una polmonite progressiva grave.
Per tali individui si richiedeva necessaria la terapia intensiva ma spesso non si riusciva a salvare loro la vita se c’erano anche altre patologie che ne complicavano il quadro clinico.
Le infezioni batteriche secondarie si sono poi manifestate nel 30% dei casi dei casi mortali. Insufficienza respiratoria e shock refrattario erano le cause più comuni di morte.
Un dato interessante era che le forme più aggressive non si manifestavano solo in soggetti a rischio, come poteva essere una donna incinta, ma anche in giovani adulti precedentemente sani.
Non fu esattamente chiara la ratio di questo evento ma furono fatte ipotesi e ancora oggi sono in corso delle ricerche. Una spiegazione potrebbe esser quella che il sistema immunitario più forte scatena una reazione infiammatoria più potente.
Positivo fu il fatto che un uso tempestivo di farmaci antivirali come oseltamivir e zanamivir riduceva la gravità della malattia e migliorarono le possibilità di sopravvivenza.
La gestione fu notevolmente complicata da polmoniti causate da co-infezione con i batteri.

Oggi siamo alle prese con un altro tipo di viru ma se guardiamo la diffusione, la mortalità , il contagio e tanti altri aspetti le analogie ci sono eccome.

I numeri della spagnola va precisato invece che furono devastanti : tra il 1918 e il 1919 uccise 50 milioni di persone contagiandone 500 milioni , la più grande pandemia della storia dell’umanità , capace di uccidere più della peste nera.
La spagnola colpiva prevalentemente i giovani , a differenza delle classiche epidemie stagionali che uccidevano e uccide pazienti anziani o malati.
La logica stava nel fatto che il virus responsabile della spagnola scatenava una rapida insufficienza respiratoria e la morte attraverso una tempesta di citochine(reazione spropositata del sistema immunitario).
I giovani ovviamente avevano un sistema immunitario più forte degli anziani e quindi erano più soggetti a questa ‘tempesta’.
Altri cofattori naturalmente intervennero come la malnutrizione, campi medici sovraffollati, scarsa igiene, assenza di antibiotici .Tutte condizioni che favorirono lo sviluppo di una superinfezione batterica secondaria.
Non scordiamo che parliamo degli anni in cui si combatteva la prima guerra mondiale.
La spagnola uccideva essenzialmente i giovani tra i 20 e i 40 anni e risparmiava gli ‘anziani’.
Secondo alcuni studi pare che gli ‘anziani’ del tempo fossero in qualche modo immuni avendo superato la pandemia influenzale di fine 1800, anche conosciuta come influenza russa.

La spagnola però, è bene ricordarlo, ebbe due ondate : la prima era sembrata una classica influenza stagionale e colpì anziani e malati. La seconda ondata , causata da una mutazione del virus, fu devastante e colpì, come scritto sopra, giovani tra i 20 e i 40 anni.
Questa mutazione del virus fu dovuta a come si stava (non) fronteggiando l’epidemia: mentre infatti in condizioni normali chi contrae un’infezione severa sta a casa e chi invece ha sintomi leggeri continua una vita normale in tempo di guerra la gestione era praticamente invertita.
E cosi i soldati che avevano contratto una forma leggera rimanevano sul fronte,i malati gravi venivano trasportati alla meno peggio(spesso ammassati su treni) e trasportati presto ospedali da campo altrettanto affollati e in condizioni igieniche non idonee.
Tutto ciò contribuì alla diffusione della forma virale più letale.
Il conto presentato dalla spagnola fu tremendo e una generazione intera fu falcidiata.
Di colpo però la pandemia si arrestò : secondo alcune teorie migliorarono le condizioni igieniche , la prevenzione e la terapia delle polmoniti, secondo altre ipotesi invece il virus subì una mutazione verso una forma meno letale.

Le analogie come possiamo vedere ci sono e sono tante.
Sarebbe interessante capire se il virus possa essersi modificato anche in questo caso ma pare questo almeno sia stato escluso, per fortuna.
La gestione dei pazienti in ospedale credo sia stato in certi casi indispensabile ma anche deleterio.
In quanto all'utilizzo degli antibiotici invece le condizioni sono esattamente opposte rispetto alla spagnola : nel 1918 gli antibiotici non c'erano ma se ci fossero stati avremmo salvato molte vite umane, oggi molti antibiotici sono inefficaci causa la nascita di batteri super resistenti. In italia purtroppo questo problema è molto grave, molto peggio che in altri paesi, e questo può aver contribuito al manifestarsi di infezioni batteriche secondarie di difficile trattamento.
Per la spagnola abbiamo visto che la tempesta di citochine colpiva essenzialmente i giovani e abbiamo visto che due furono le teorie per spiegare il perchè di questo dato, oggi con il coronavirus accede il contrario e adulti e malati sono i soggetti più a rischio.
Questo però va in netto contrasto con la teoria della tempesta di citochine.
Ci saranno certamente altri fattori che consentono al virus di penetrare nelle cellule umane, basta un banale stato infiammatorio delle vie aeree causato magari da uno stato allergico.
Alcuni collegamenti sono stati trovati con l’utilizzo di alcuni famaci.
Le condizioni di salute generali poi ne condizionano il decorso.
A parità di trattamento ovviamente i giovani rispondono meglio alle cure in terapia intensiva e hanno una guarigione nettamente migliore.

Due anni fa fu pubblicato uno studio che raccontava cosa causò la spagnola e che oggi, se dovesse diffondersi qualcosa di simile, i morti potrebbero essere tre volte di più .
Sempre in questo articolo veniva descritto come fondamentale la prima valutazione circa la potenziale pandemia perché i tempi fanno la differenza.
Serve un sistema di sorveglianza adeguato e attivo in tutto il mondo, a maggior ragione visto che i cambiamenti climatici cambiano il comportamento degli animali che da sempre fungono da riserva del virus.
Malnutrizione, obesità, perdita dei raccolti e antibiotico-resistenza sono altri fattori che giocano in favore di queste pandemie cosi gravi.
La prevenzione , per farla breve, è sempre la prima e più importante misura .
Anche la suina ci aveva lanciato comunque un bel segnale di allarme soprattutto per ciò che concerne la situazione in assoluto più difficile da gestire : i pazienti che manifestano polmonite progressiva grave.
I numeri di oggi ci dicono che fermarsi esula dal buon senso ma sfocia nella necessità. Abbiamo scherzato col fuoco.

Perfetto, come sempre.
 
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Da quel che ho letto su wikipedia la vera differenza con la spagnola è che quest'ultima ha fatto molte più vittime in soggetti "giovani adulti" sani in quanto scatenava una reazione del sistema immunitario che causava la morte...questo avveniva in chi aveva un sistema immunitario forte

EDIT: si scusate, l'avete già detto in 15
 
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Giusto ieri ci stavo pensando, ci sono molte analogie.

Se parliamo di natura del virus no, perchè la spagnola è semmai riconducibile al virus dell'influenza , sottotipo H1N1.
Questo virus(H1N1) causò due gravi pandemie : la spagnola del 1918 e l'influenza suina del 2009.

La Suina fu causata da una variante fino allora sconosciuta del virus H1N1 e provocò centinaia di morti ma anche migliaia di contagi nel mondo.
In Italia(da ottobre a novembre 2009) i casi stimati di suina sono stati di 1 500 000 con una percentuale di decesso dello 0,029 per mille , contro il 2 per mille della normale influenza stagionale.
Subito dopo questa pandemia (nel 2009)l’oms radunò i migliori scienziati di tutto il mondo per fare il punto su quanto accaduto.
Da questo incontro e dallo scambio di informazioni tra paesi venne fuori che la grande maggioranza delle persone manifestava sindromi simil-influenzali senza complicazioni , con un recupero pieno e completo entro una settimana anche in assenza di particolari cure mediche.
A colpire l’attenzione però fu il decorso clinico di alcuni pazienti, la cui gestione divenne impegnativa in quanto svilupparono rapidamente una polmonite progressiva grave.
Per tali individui si richiedeva necessaria la terapia intensiva ma spesso non si riusciva a salvare loro la vita se c’erano anche altre patologie che ne complicavano il quadro clinico.
Le infezioni batteriche secondarie si sono poi manifestate nel 30% dei casi dei casi mortali. Insufficienza respiratoria e shock refrattario erano le cause più comuni di morte.
Un dato interessante era che le forme più aggressive non si manifestavano solo in soggetti a rischio, come poteva essere una donna incinta, ma anche in giovani adulti precedentemente sani.
Non fu esattamente chiara la ratio di questo evento ma furono fatte ipotesi e ancora oggi sono in corso delle ricerche. Una spiegazione potrebbe esser quella che il sistema immunitario più forte scatena una reazione infiammatoria più potente.
Positivo fu il fatto che un uso tempestivo di farmaci antivirali come oseltamivir e zanamivir riduceva la gravità della malattia e migliorarono le possibilità di sopravvivenza.
La gestione fu notevolmente complicata da polmoniti causate da co-infezione con i batteri.

Oggi siamo alle prese con un altro tipo di viru ma se guardiamo la diffusione, la mortalità , il contagio e tanti altri aspetti le analogie ci sono eccome.

I numeri della spagnola va precisato invece che furono devastanti : tra il 1918 e il 1919 uccise 50 milioni di persone contagiandone 500 milioni , la più grande pandemia della storia dell’umanità , capace di uccidere più della peste nera.
La spagnola colpiva prevalentemente i giovani , a differenza delle classiche epidemie stagionali che uccidevano e uccide pazienti anziani o malati.
La logica stava nel fatto che il virus responsabile della spagnola scatenava una rapida insufficienza respiratoria e la morte attraverso una tempesta di citochine(reazione spropositata del sistema immunitario).
I giovani ovviamente avevano un sistema immunitario più forte degli anziani e quindi erano più soggetti a questa ‘tempesta’.
Altri cofattori naturalmente intervennero come la malnutrizione, campi medici sovraffollati, scarsa igiene, assenza di antibiotici .Tutte condizioni che favorirono lo sviluppo di una superinfezione batterica secondaria.
Non scordiamo che parliamo degli anni in cui si combatteva la prima guerra mondiale.
La spagnola uccideva essenzialmente i giovani tra i 20 e i 40 anni e risparmiava gli ‘anziani’.
Secondo alcuni studi pare che gli ‘anziani’ del tempo fossero in qualche modo immuni avendo superato la pandemia influenzale di fine 1800, anche conosciuta come influenza russa.

La spagnola però, è bene ricordarlo, ebbe due ondate : la prima era sembrata una classica influenza stagionale e colpì anziani e malati. La seconda ondata , causata da una mutazione del virus, fu devastante e colpì, come scritto sopra, giovani tra i 20 e i 40 anni.
Questa mutazione del virus fu dovuta a come si stava (non) fronteggiando l’epidemia: mentre infatti in condizioni normali chi contrae un’infezione severa sta a casa e chi invece ha sintomi leggeri continua una vita normale in tempo di guerra la gestione era praticamente invertita.
E cosi i soldati che avevano contratto una forma leggera rimanevano sul fronte,i malati gravi venivano trasportati alla meno peggio(spesso ammassati su treni) e trasportati presto ospedali da campo altrettanto affollati e in condizioni igieniche non idonee.
Tutto ciò contribuì alla diffusione della forma virale più letale.
Il conto presentato dalla spagnola fu tremendo e una generazione intera fu falcidiata.
Di colpo però la pandemia si arrestò : secondo alcune teorie migliorarono le condizioni igieniche , la prevenzione e la terapia delle polmoniti, secondo altre ipotesi invece il virus subì una mutazione verso una forma meno letale.

Le analogie come possiamo vedere ci sono e sono tante.
Sarebbe interessante capire se il virus possa essersi modificato anche in questo caso ma pare questo almeno sia stato escluso, per fortuna.
La gestione dei pazienti in ospedale credo sia stato in certi casi indispensabile ma anche deleterio.
In quanto all'utilizzo degli antibiotici invece le condizioni sono esattamente opposte rispetto alla spagnola : nel 1918 gli antibiotici non c'erano ma se ci fossero stati avremmo salvato molte vite umane, oggi molti antibiotici sono inefficaci causa la nascita di batteri super resistenti. In italia purtroppo questo problema è molto grave, molto peggio che in altri paesi, e questo può aver contribuito al manifestarsi di infezioni batteriche secondarie di difficile trattamento.
Per la spagnola abbiamo visto che la tempesta di citochine colpiva essenzialmente i giovani e abbiamo visto che due furono le teorie per spiegare il perchè di questo dato, oggi con il coronavirus accede il contrario e adulti e malati sono i soggetti più a rischio.
Questo però va in netto contrasto con la teoria della tempesta di citochine.
Ci saranno certamente altri fattori che consentono al virus di penetrare nelle cellule umane, basta un banale stato infiammatorio delle vie aeree causato magari da uno stato allergico.
Alcuni collegamenti sono stati trovati con l’utilizzo di alcuni famaci.
Le condizioni di salute generali poi ne condizionano il decorso.
A parità di trattamento ovviamente i giovani rispondono meglio alle cure in terapia intensiva e hanno una guarigione nettamente migliore.

Due anni fa fu pubblicato uno studio che raccontava cosa causò la spagnola e che oggi, se dovesse diffondersi qualcosa di simile, i morti potrebbero essere tre volte di più .
Sempre in questo articolo veniva descritto come fondamentale la prima valutazione circa la potenziale pandemia perché i tempi fanno la differenza.
Serve un sistema di sorveglianza adeguato e attivo in tutto il mondo, a maggior ragione visto che i cambiamenti climatici cambiano il comportamento degli animali che da sempre fungono da riserva del virus.
Malnutrizione, obesità, perdita dei raccolti e antibiotico-resistenza sono altri fattori che giocano in favore di queste pandemie cosi gravi.
La prevenzione , per farla breve, è sempre la prima e più importante misura .
Anche la suina ci aveva lanciato comunque un bel segnale di allarme soprattutto per ciò che concerne la situazione in assoluto più difficile da gestire : i pazienti che manifestano polmonite progressiva grave.
I numeri di oggi ci dicono che fermarsi esula dal buon senso ma sfocia nella necessità. Abbiamo scherzato col fuoco.

Complimenti per il prezioso contributo. ��
 
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