Questo è il mio personale pensiero, il pensiero di un milanista, di un antirazzista, si un antifascista e di un uomo di sinistra.
Quindi date credito a queste parole.
Premetto che non mi è piaciuto lo spettacolo dell'altra sera, e penso che Ibrahimovic dall'alto della sua esperienza e maturità anagrafica non avrebbe dovuto cedere in quel modo all'insulto. Fatta questa doverosa premessa espongo il mio pensiero. Le frasi che mi è capitato di leggere, proferite dallo stesso Ibrahimovic, non credo siano per contesto e emittente di stampo razzista. Partendo da quest'ultimo aspetto, l'emittente, è chiaro che per storia personale Ibrahimovic non è un razzista, pertanto il senso che ha dato a quelle parole non è lo stesso che molti tifosi e giornalisti stanno affermando, occorre dunque fare attenzione al reale significato delle parole, tenendo in considerazione il relativismo della semantica nelle singole competenze dei parlanti. Dunque, per farla semplice, Ibrahimovic potrebbe avere associato una immagine mentale\significato alla espressione utilizzata che avrebbe richiamato un comune "vai al diavolo", "vai a quel paese", e potrei continuare ma diverrei eccessivamente volgare. Dunque non si potrebbe associare con certezza un significato razzista a quelle parole. In secondo luogo, il contesto. Ed è qui che entriamo in un campo meno sfuggente e più interessante: Ibrahimovic non ha utilizzato degli stereotipi per colpire Lukaku in base alle origini del belga e al colore della pelle. Il richiamo ai rituali vodoo della madre sono un chiaro riferimento a un fatto realmente accaduto e raccontato dallo stesso Lukaku. Quindi, in assenza di figure stereotipiche, l'espressione utilizzata da Ibrahimovic sarebbe un semplice, becero e gretto insulto da bulletto di quartiere, per di più personale, elemento rafforzato dal rapporto che lega i due dai tempi di Manchester, non proprio idilliaco. Dunque non un insulto razziale, ma un insulto a una persona con cui non si è perfettamente, come posso dire, in sintonia. Dunque manca il valore stigmatizzante in quelle parole. Il richiamo alla fede religiosa della madre mi sembra una ipotesi azzardata poiché nessuno ha idea di quale fede religiosa sia praticante la signora Lukaku. Sulla frase "Little donkey", voglio evitare di aggiungere righe inutili; "piccolo asinello", personalmente fatico a trovare un insulto meno grave di questo. Ritengo molto più gravi le espressioni utilizzate da Lukaku, che la critica sembrerebbe avere eletto proprio beniamino contro il cattivone di turno. Eppure vorrei ricordare che minacciare di morte una persona, anzi, minacciare di sparare in testa a una persona, conducendola pertanto alla morte, in questo paese è reato penale.