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Efferosso
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Un po' d'ordine:
1) Come mostra il grafico, al principio della crisi (2009), l'esposizione degli Stati europei verso la Grecia era nulla. Vi era invece una forte esposizione delle banche francesi e tedesche verso la Grecia. E' un fenomeno comunemente osservato e studiato in pressoché tutte le esperienze di aggancio valutario o unione monetaria tra Paesi con sensibili differenziali nei parametri macroeconomici: si ha un massiccio afflusso di capitali dal Paese a valuta forte verso quello a valuta debole, favorito dalla rigidità del cambio. Il cambio fisso infatti da un lato maschera l'effettivo grado di solvibilità del Paese meno sviluppato, conferendogli una credibilità che in realtà non ha, perché la valuta è sovradimensionata rispetto alla sua economia e non ne rispecchia i fondamentali macroeconomici, dall'altro lato incentiva il Paese forte a prestare, poiché questo non corre il rischio di vedersi restituita moneta svalutata. Ed è ciò che è accaduto in Grecia: vi è stato un consistente accumulo di DEBITO ESTERO PRIVATO, per effetto dei prestiti con i quali le banche del Nord finanziavano gli acquisti dei beni dei Paesi del Nord (perché di questo si tratta. Io DB presto soldi a te greco così ti compri la Mercedes). Questo cosa ci dice? Semplice: che LA CRISI, PERLOMENO NEL SUO MOMENTO GENETICO, NON E' UNA CRISI DI FINANZA PUBBLICA. E difatti alla vigilia dello scoppio della crisi il Debito pubblico greco era elevato, ma costante, quello italiano, sotto Berlusconi, che ci crediate o no, era sceso di 10 punti percentuali, quello spagnolo nel 2007 era addirittura al 37%. Quanto sopra è stato esplicitamente confermato da Vitor Costancio, nella sua qualità di PRESIDENTE DELLA BCE (quindi non stiamo parlando di Salvini, Grillo o Borghi), in un discorso del 23 maggio del 2013 ad Atene, in cui si affermava: "Il debito pubblico non c'entra. Ha sempre prevalso una narrazione sbagliata della crisi." Il testo integrale del discorso si trova sulla rete.
2) Appena dopo l'entrata nell'Eurozona, per effetto del meccanismo descritto al punto 1), La Grecia vive un periodo di moderata crescita a causa dell'economia drogata dalla bolla finanziaria, fino a che nel 2008 si ha il crollo Lehman e la crisi dei mutui subprime. Le banche francesi e tedesche, che erano pesantemente esposte sul mercato finanziario USA (venendo perciò ribattezzati "Gli idioti di Dusseldorf") entrano in crisi. A questo punto si ha il sudden stop: i Paesi del Nord tagliano i flussi dei capitali che finanziavano disavanzi di parte corrente della bilancia dei pagamenti greca, in sostanza chiudono i rubinetti e chiedono il rientro dei prestiti fino a quel momento accordati. Dovendo fare la voce grossa, molto più facile farla con la Grecia, piuttosto che con gli USA...
3) A questo punto il sistema bancario greco crolla e lo Stato è costretto a compensare facendo deficit. Anche in Germania il deficit aumenta. I soldi fuggono dalle banche per rifugiarsi nei titoli di stato, che in questa fase godono ancora di bassi tassi di interesse. Come sempre avviene in questi casi, gli Stati si accollano le sofferenze bancarie secondo il consolidato principio "privatizzare i profitti, socializzare le perdite". E' solo a questo punto, a valle e non a monte, che la crisi diviene un problema di finanza pubblica.
4) Qualcuno inizia a vendere titoli di debito a manetta, nasce la speculazione sui debiti sovrani dei Paesi del Sud Europa e il famigerato spread. Piccola nota a margine: se avesse voluto, la BCE avrebbe potuto garantire i titoli greci (e italiani) in ogni momento e azzerare lo spread. Questo in un sistema normale e razionale con una Banca Centrale che fa la Banca Centrale. Ma siccome è appurato che l'UE è tutto tranne che un sistema normale, si decide di non farlo. Si ha quindi una massiccia fuga di denaro dai titoli a rischio, che viene riversato in titoli francesi e tedeschi. Per la Grecia si opta per un piano alternativo: concessione di prestiti da parte del FMI e del MES, che viene all'uopo creato. L'Italia, guidata da Monti, succeduto a Berlusconi dopo il golpe finanziario del 2011, vi contribuisce per 60 miliardi (un paio di finanziarie praticamente, cifre da capogiro). Si tratta in sostanza di un'enorme partita di giro per mettere al sicuro le banche del Nord: dal Mes alla Grecia, dalla Grecia alle banche franco-tedesche e di altri paesi. Proprio così: la vostra IMU ha contribuito a salvare la finanza nordica, dai prevedibili effetti del loro comportamento scriteriato.
5) I mercati si placano momentaneamente, ma gli squilibri strutturali restano: terminato l'afflusso di capitali esteri, ed in assenza del cuscinetto rappresentato dal cambio fluttuante, il gap di competitività nei confronti della Germania e dei Paesi più forti può essere colmato solamente applicando la c.d svalutazione interna: incremento della produttività e taglio dei salari reali e della spesa pubblica, in una parola l'AUSTERITY. Il problema è che queste politiche deflattive hanno un effetto collaterale: determinando una forte compressione della domanda interna (obiettivo dichiarato di tali misure, volto a pareggiare il saldo delle partite correnti), causano un crollo dei redditi e dell'occupazione, che avvita il Paese in una spirale recessiva, con peggioramento dei saldi di finanza pubblica (basta vedere che in Italia il debito è aumentato invece di diminuire) e insostenibilità a lungo termine del debito. Ragion per cui, volente o nolente, ciclicamente il problema del debito si ripropone, con la Grecia che sarà costretta ad uscire prima o poi.
Ovviamente, per mascherare il reale svolgimento dei fatti si sono dovuti inventare un sacco di scemenze sulla Grecia, ma basta prendere i dati Eurostat per constatare che la spesa corrente ante crisi della Grecia era in linea con la media europea, così come per i dati relativi al numero di occupati del settore pubblico rispetto agli occupati totali. I Governi greci hanno falsificato i conti, questo è vero. Ma come? Con l'aiuto delle grande banche d'investimento internazionali, tra cui la Goldman Sachs dei Monti e dei Draghi! La verità è che la Grecia nell'euro faceva comodo alla Germania, perché forniva un mercato di sbocco e favoriva le esportazioni, ritrovandosi quest'ultima con una moneta sottodimensionata rispetto alla propria economia. E' un fatto palese a tutti ormai. E del resto la Germania sapeva benissimo che noi, come la Grecia, avevamo un debito superiore al 60% fissato dai Trattati. Se ci hanno permesso di entrare è stato per interesse, non certo per magnanimità o spirito di solidarietà.
Conclusivamente, due considerazioni sotto il profilo morale:
1) Una volta ho assistito ad un pignoramento per un cliente, una società di ingrosso alimentare, che vantava un credito di 70.000 euro nei confronti di un dettagliante. Giunto sul posto trovo una baracca scapestrata con NULLA di pignorabile. L'Ufficiale Giudiziario non si capacitava di come fosse stato possibile elargire tanto credito a dei soggetti del genere con tanta leggerezza. Questo per dire che il capitalismo è dominato dal concetto di RISCHIO. L'investimento è rischioso per definizione: c'è la possibilità che ti vada male. Nel caso di specie è o non è un fatto che le banche tedesche e francesi abbiano prestato soldi allegramente ad un Paese di cui si conosceva benissimo l'arretratezza? Voi direte, la colpa è anche di chi si indebita oltre le proprie possibilità. Ma in un ambiente di crescita sostenuta, come era quello della Grecia, per una famiglia o per una impresa era o non era razionale, o comunque giustificato, anticipare certe spese ricorrendo al mercato finanziario,nell'aspettativa di riuscire a ripagare i propri debiti? La capacità tecnica (nonché il DOVERE) di valutare la sostenibilità dei finanziamenti erogati ai privati, è delle banche e dei loro uffici o del privato quivis de populo risparmiatore?
2) Il fatto che i Governi greci abbiano falsificato i conti o si siano fatti corrompere (per comprare armi tedesche...Vedi scandalo Siemens/Thyssen) giustifica il fatto che gli ospedali greci siano senza medicinali, siringhe e garze? Siamo veramente a sti livelli di bassezza morale?
Non posso essere d'accordo su una linea di pensiero come questa.
Qui si sta facendo passare la Grecia per quello che non è. Una vittima del sistema.
Hai i grafici delle esposizioni delle banche private verso tutti gli altri paesi europei, pre crisi, e adesso?
Erano d'accordo le banche d'affari? Nessun problema a dirlo. Il problema semmai è un altro:
Non venitemi a dire che le condizioni della grecia pre crisi erano buone, perché non è vero.
Un rapporto deficit/pil che dal 3% dichiarato sale al 12% reale non è sano. Non è equilibrato.
E se chi ha prestato i soldi lo sapesse, potrebbe essere vero (e magari si sono presi un rischione, può essere, come giustamente tu dici) ma può essere anche no. Se il privato cittadino con il suo Home Banking investe 50.000 nella grecia nel 2008 (conosco ahimé gente che lo ha fatto) vedendo i fondamentali su Bloomberg? Delinquente?
Non sono d'accordo sulla frase sottolineata. Dipende dalla velocità con cui fai le riforme e dalla qualità delle stesse. Se la Grecia passa ad un sistema pensionistico sostenibile nel lungo periodo, Austerity o meno, il debito scende. E' una questione di qualità del debito. Se fai investimenti a perdere, che tu sia in austerity o no, il debito aumenta, e viceversa.
La frase in grassetto sarebbe perfetta, se tutti avessero adottato il modello economico con le regole che si erano dati (in teoria doveva essere così, al momento dell'ingresso, salvo che si truccano i conti e non si rispettano i patti).
Doveva essere questo: un mercato unico con una moneta unica.
Il problema è che il mercato unico non è, se uno ha un deficit che si muove in un certo modo e un altro in un altro. La BCE può azzerare anche tutto, ma la mattina dopo un analista qualsiasi che vede come si muovono gli investimenti in grecia sconsiglia l'investimento, e giù a catena. Non è che la BCE può fermare il mercato libero.
Il concorso di colpa, come dici tu, c'è. Ed è innegabile. Ma non si può davvero mettere sullo stesso piano uno che ruba dei soldi e uno che non vigila bene il locale sapendo che il quartiere è malfamato.