Gravina:"Se mi dimetto riparte il calcio secondo voi?".

Franco

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Quelli sono stati pessimi dirigenti ma quando il calcio in italia era ancora calcio.
Quindi magari facevano schifo ma il movimento funzionava.

Ora servono uomini, dirigenti , professionisti in grado di affrontare e superare una crisi profoda.

Serve un team di professionisti e gente saggia e del mestiere.
I problemi sono profondi e gravi.

Il movimento funzionava peggio di oggi. C'erano solo più soldi ed erano tutti in Italia. Ma quel calcio era ancora più corrotto di quello odierno. Arbitri venduti, passaporti falsi, pieno zeppo di partite combinate, il laboratorio antidoping che distrugge le provette prima di esaminare, la Fiorentina che viene promossa di due categorie perché ha tanti tifosi, il Bari del fratello di Mattarrese con spinte arbitrali che lasciamo perdere... Interi campionati truccati. Molto più di adesso. Con i presidenti federali girati dall'altra parte. Per quanto il calcio italiano sia oggi uno schifo non rimpiango assolutamente i tempi di Moggi, di Tonino Mattarrese, Nizzola e Carraro. E occhio, perché potrebbero tornare.
 

Ringhio8

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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Ora vorrebbe pure passare da vittima
 

Franco

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Vanno ridotti gli extracomunitari, aumentato il numero di giocatori obbligatori provenienti dal vivaio e scritte norme di trasparenza sulle proprietà dei club (da dove arrivano i soldi di Milan e Inter e chi sono i proprietari? Serve chiarezza). Queste sono proposte concrete e realizzabili. Manca la volontà.
 
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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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intanto vattene!
80 anni e ancora la stai.
 
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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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"Meno tattica e più tecnica" significa per esempio cominciare ad ammonire e poi espellere i giocatori del tuo amico Polifemo che fanno fallo tattico ad ogni ripartenza avversaria. Ma immagino che da questo orecchio tu non ci senta.
 
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Il movimento funzionava peggio di oggi. C'erano solo più soldi ed erano tutti in Italia. Ma quel calcio era ancora più corrotto di quello odierno. Arbitri venduti, passaporti falsi, pieno zeppo di partite combinate, il laboratorio antidoping che distrugge le provette prima di esaminare, la Fiorentina che viene promossa di due categorie perché ha tanti tifosi, il Bari del fratello di Mattarrese con spinte arbitrali che lasciamo perdere... Interi campionati truccati. Molto più di adesso. Con i presidenti federali girati dall'altra parte. Per quanto il calcio italiano sia oggi uno schifo non rimpiango assolutamente i tempi di Moggi, di Tonino Mattarrese, Nizzola e Carraro. E occhio, perché potrebbero tornare.
Non ho detto vanno rimpianti quei tempi ma quelli erano tempi nei quali il nostro campionato era il migliore, da noi giocavano i migliori, i nostri club vincevano tutto o quasi ,la nostra nazionale era forte , avevamo un sacco di ragazzi italiani bravi.

Oggi non è più così.

Oggi bisogna aprire un tavolo di lavoro perché non andiamo ai mondiali da 12 anni, potrebbero diventare sedici, e la nostra serie A vale come diritti TV meno di Premier, bundes e liga.
Facciamo meglio solo della Francia.

Matarrese faceva schifo ma nonostante matarrese si vinceva il mondiale.

Oggi gravina è a capo di un calcio allo scatafascio.
 
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Vanno ridotti gli extracomunitari, aumentato il numero di giocatori obbligatori provenienti dal vivaio e scritte norme di trasparenza sulle proprietà dei club (da dove arrivano i soldi di Milan e Inter e chi sono i proprietari? Serve chiarezza). Queste sono proposte concrete e realizzabili. Manca la volontà.
Gli extracomunitari ormai non puoi ridurli.
Il calcio è equiparato a ogni altro settore lavorativo.
 

7AlePato7

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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Sempre più giovane che competente.
 
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