Gazidis:"Il Milan, Elliott, Maldini, Moncada...".

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Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
 

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Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo .pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
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Daniele87

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Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
Intervista di incidere sulla pietra così che tutti capiscono da quale fogna siamo stati presi. L'ultimo decennio Berlusconi è quanto di peggio ci sia stato a livello societario per un club calcistico, forse solo Suning e l'Inter potrebbero toccare orizzonti più profondi, ma almeno loro sul campo i trofei li hanno vinti arrivando a conquistare anche due finali europee. Dedicato a chi in tutti questi anni non ha fatto altro che denigrare il lavoro di Maldini, Massara, Gazidis e tutta la dirigenza. Se oggi abbiamo un po' di credibilità lo si deve solo a loro. Amen.
 
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Intervista di incidere sulla pietra così che tutti capiscono da quale fogna siamo stati presi. L'ultimo decennio Berlusconi è quanto di peggio ci sia stato a livello societario per un club calcistico, forse solo Suning e l'Inter potrebbero toccare orizzonti più profondi, ma almeno loro sul campo i trofei li hanno vinti arrivando a conquistare anche due finali europee. Dedicato a chi in tutti questi anni non ha fatto altro che denigrare il lavoro di Maldini, Massara, Gazidis e tutta la dirigenza. Se oggi abbiamo un po' di credibilità lo si deve solo a loro. Amen.
Quoto ogni sil-la-ba.
Sono davvero uno dei pochissimi che ha sempre e dico SEMPRE sostenuto il lavoro di Ivan. Ciò che mi sorprende è che in davvero pochissimi riuscivano a vedere quanto di buono stesse facendo.
Ha abbassato completamente i costi alzando al contempo il livello della squadra portandoci prima in Champions e poi a vincere lo scudetto. Ha alzato il rendimento, alzato il fatturato. Cos’altro gli si poteva chiedere?
 

Daniele87

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Quoto ogni sil-la-ba.
Sono davvero uno dei pochissimi che ha sempre e dico SEMPRE sostenuto il lavoro di Ivan. Ciò che mi sorprende è che in davvero pochissimi riuscivano a vedere quanto di buono stesse facendo.
Ha abbassato completamente i costi alzando al contempo il livello della squadra portandoci prima in Champions e poi a vincere lo scudetto. Ha alzato il rendimento, alzato il fatturato. Cos’altro gli si poteva chiedere?
Si ragiona spesso con gli occhi del tifoso senza vedere quello che invece significa ereditare una società che produce solo perdite in un contesto che non è certo la Premier. Ci si concentra sulle scelte di mercato che a volte possono essere sbagliate senza guardare tutti gli altri aspetti fondamentali e propedeutici al mercato stesso. Si è buttato una montagna di mer.da su Maldini per i giocatori persi a zero senza capire che oggi se avessi sperperato risorse facendo contratti faraonici a giocatori che sul campo non valevano quelle cifre e a posteriori quei giocatori era meglio perderli a zero che tenerti sul groppone costi che appesantivano enormemente il bilancio del club. Non si vuole vedere come i ricavi dal 2018 a oggi sono triplicati grazie al lavoro fatto sugli sponsor, sul marketing incrementando i ricavi da stadio ecc. E questi risultati non sono frutto del caso ma invece delle capacità di ogni singolo elemento che lavorando in sinergia per un obiettivo comune ha riportato in carreggiata un morto che camminava sulle proprie macerie. Io, per questo e altro, da tifoso sarò sempre riconoscente a chi ha contribuito a ridare al Milan la il prestigio che merita.
 
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Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

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Tutto giusto , però si racconta solo la parte bella..quando boban ha sbattuto la porta e lui voleva prendere marcellino pane e vino o tutu ragnick modello redbull..neanche una parola..
Tanto è vero che lo spogliatoio prese una netta presa di posizione con ibra e maldini (con pioli consulente)a guidare le squadra ed allora non ci furono più dissapori perché ha capito di farsi da parte ed occuparsi solo dei conti e non del campo..poi per carità rispetto per ciò che ha passato e tutto, ma non si può dire che all'inizio non vi furono discussioni forti sennò boban non lo trascinava in tribunale..
 

Swaitak

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Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
bravo bravo, poi la nuova dirigenza ci spiega perchè dopo tutto sto lavoro dobbiamo subire perdite sanguinose
 
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Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

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Obbiettivamente, hanno fatto un mezzo miracolo.

Chiaramente, come sempre nel calcio, la componente **** è ultra fondamentale.

Molti obbiettivi sono stati raggiunti per 1 singolo, fottuto, punto.

Comunque bravi, penso le altre 19 società di Serie A ci invidiano e rosicano parecchio.
 
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Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
io lo ho sempre insultato e rimango ancora convinto che non abbia fatto chissà quale lavoro impossibile.
ha fatto un percorso logico e rigoroso e nulla più perchè per tirare su il MILAN non ci vuole chissà che, diverso tirare su altre squadre che non sono mai state top.

certo che appena ha mollato bisogna riconoscere che siamo ripiombati nel caos nel giro di pochi mesi, quindi il suo alla fine lo faceva eccome.
 

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