Gattuso ha nel suo merito più grande aver fatto l'esatto contrario di quello che faceva Montella: smettere di sperimentare.
Dopo Benevento ha detto: mai più difesa a 3 (grazie!), 433 fisso, giocano sempre gli stessi 11/12 e se manca qualcuno entrano i veterani storici (Abate, Montolivo), restiamo corti, corriamo e scopiamo di più.
Ha fatto la rivoluzione meno rivoluzionaria possibile a livello tattico: dare uno scopo a tutti.
Ed è così che si crea un gruppo, al di là delle individualità, perché ora i ragazzi (almeno quelli che giocano) hanno sposato un progetto.
Io non mi faccio prendere dall'entusiasmo, perché so che purtroppo con questo modello di calcio arriveranno delusioni e non sempre troveremo contro squadre come Lazio (che comunque ci ha messo sotto pur nel momento peggiore) e Sampdoria (che esalta l'ampiezza di gioco degli avversari, partita preparata benissimo da Ringhio ed il suo staff).
E già le prestazioni balbettanti sono arrivate comunque in questo ultimo mese.
Ma il successo di Gattuso, nella sua semplicità, per me nasce ed evidenzia ancora di più il fallimento di Montella. Un fallimento di ingresso nelle teste dei giocatori che si è riverberato su quello tattico.
L'alibi ci sarebbe, ovvero il fatto che fosse tutto nuovo e che, come dice anche Bonucci ieri, lui stesso pensava più a quello che succedeva intorno rispetto al giocare a calcio. E non possiamo sapere se a parti invertite, ovvero Gattuso i primi mesi, sarebbe andata diversamente; temo di no.
Ma il fallimento di Montella resta, ed è gestionale prima ancora che tutto il resto.