Ma io sono d'accordissimo con te su questa parte, una volta che si è in uno scenario di guerra sarebbe inevitabile cambiare il proprio approccio morale o pacifista. Si combatterebbe per i propri cari. Credo che anche Fratoianni imbraccerebbe il fucile per difendere qualcuno che gli sta a cuore.
Mi sembra però un po' una banalità, ecco.
Dove siamo in disaccordo, lo sai, è che io vorrei evitare innanzitutto la guerra. Non con le sfilate di bandiere o gli scioperi, no ncon le sanzioni propagandistiche, ma ai tavoli di trattative sedendo con i nemici, raggiungendo risultati in ogni modo possibile, anche il più controverso. Quindi anche giungendo a compromessi dolorosi e sacrifici.
Dopo quattro anni di guerre incarognite ed impantanate, io vedo solo una moneta a due facce: o la guerra la espandi coinvolgendo tutti, o entrambi devono tornare a casa con qualcosa per dire "abbiamo vinto".
Lo stesso per la pena di morte. Io sono favorevole alle sedie elettriche o agli Alligator per pedofili o killer accertati. Ma se possibile, vorrei evitare di arrivarci, dimunendood azzerando la criminalità con una battaglia capillare. Sarei disposto a pagare anche più tasse per un esercito nelle strade, od una leggerissima dimunizione della mia libertà con gente che mi osserva o mi chiede controlli in più, se ciò servisse ad offrirmi città veramente pulite e sicure da qualunque forma di degrado.
Ma è chiaro che se la situazione la si lascia degenerare, come sta avvenendo ora, l'unica legge valida per risolvere la situazione diventa quella del taglione e della repressione.
Entrambi abbiamo lo stesso obiettivo, ci mancherebbe!
Chi sano di mente vorrebbe una guerra?
Io però personalmente credo che il modo migliore per evitare il rischio di guerra con la Russia sia proprio di modificare la nostra postura strategica in senso più minaccioso.
Mi spiego: ho avuto la fortuna, in passato, di confrontarmi con alcuni dei vecchi "sovietologi", quelli che facevano gli aruspici di quello che usciva dal cremlino negli anni 70-80, interpretandone la nebbiosa comunicazione.
I russi, da secoli, hanno due caratteristiche che guidano la loro condotta in politica estera.
Era così ai tempi degli Zar, era così ai tempi dell'URSS, è così oggi con Putin e accoliti.
1) Culturalmente, sono un popolo che venera la forza (spesso fine a se stessa) e la pratica in ogni aspetto della vita quotidiana.
Di conseguenza, non c'è nulla che rispettino più di essa, e nulla di cui abbiano maggior disprezzo della debolezza.
2) I russi sono squali, si comportano come consumati giocatori di poker: se sentono l'odore del sangue del nemico, rilanciano, ancora e ancora. Ma il loro olfatto è molto sensibile anche al proprio, di sangue.
La Russia ha rispetto di pochi attori internazionali, e non li rispetta per bontà d'animo o amicizia: li rispetta perchè sa di essere debole rispetto ad essi, per vari motivi, e sa che essi possono facilmente metterla in difficoltà.
Questi attori sono USA e Cina da un lato, che sono superpotenze rispetto alle quali la Russia si percepisce pubblicamente pari, ma in realtà considera parecchio superiore a se, militarmente e politicamente.
Pertanto, fa ciò che i russi fanno quando avvertono la propria inferiorità: cercano di blandirle senza dissanguarsi troppo.
Con gli USA ci stanno riuscendo, giocando con l'ego malato di Trump.
Con la Cina loro malgrado no, perchè di fatto gli stanno svendendo mezza siberia e pacchi di risorse naturali regalate per avere accesso alle loro risorse per produrre i tanto necessari droni FPV.
Il terzo è la Turchia.
La Russia ha avuto una storia tesa con il vicino turco, fin dai tempi degli Ottomani.
Sai quando la Russia ha iniziato a rispettare i turchi?
Quando gli hanno abbattuto un aereo 10 anni fa, una cosa che oggi considereremmo in europa una escalation inaccettabile (in realtà, piu che accettabile...)
Sai da quando li rispettano ancora di più? Da quando li hanno cacciati a calci nel sedere dalla Siria.
In questo caso, i Russi sono consapevoli della belligeranza del vicino, del fatto che esso abbia un leader comunque forte e determinato, e soprattutto del fatto che la loro postura geostrategica nel caucaso al momento si basi su un fragilissimo patto con i musulmani della regione (soprattutto ceceni) che fondamentalmente si basa sul regalargli il petrolio e sul boiardo fedele Kadyrov (che ha la cirrosi epatica), sul governo georgiano che traballa da un anno e sulla tacita neutralità dei turchi sul mondo turcomanno nel caucaso.
I russi ci disprezzano perchè ci sentono deboli.
Cercano l'escalation perchè ci ritengono deboli.
Piu si convincono che siamo deboli, più è probabile che si convincano che siamo più deboli di quanto siamo in realtà.
Ad un certo punto, proveranno un'escalation che loro riterranno accettabile per noi, e che noi riterremo invece inaccettabile.
Io temo saranno i Paesi Baltici.
Si tratta dello stesso meccanismo che ha portato la germania nazista in una guerra per la quale non era ancora pronta.
Perchè Hitler invase Danzica e la Polonia, portando il continente al disastro, proprio perchè fermamente convinto che anche davanti a quella ennesima escalation, dopo la rimilitarizzazione della Renania, l'Anschluss, l'annessione dei sudeti prima e lo smebramento della Cecoslovacchia poi, e l'annessione di Memel infine, le democrazie deboli avrebbero accettato il fatto compiuto.
Non fu così.
Il cortocircuito è proprio qui secondo me: noi, per nostra cultura, siamo convinti che non partecipare all'escalation ci allontani dalla guerra.
In realtà, ci avvicina.
Perchè culturalmente siamo talmente diversi dai russi da non capire questa sfumatura.