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Apro questa discussione perché praticamente quotidianamente ci ritroviamo a confrontarci circa valutazioni dei calciatori e il livello degli stessi.
Quella della 'bottega carissima' è una definizione molto vecchia nel mondo del calcio.
Io che seguo questo sport praticamente dagli anni 80 mi ricordo ad esempio dell'Udinese che , tra anni 90 e 2000, era la bottega carissima per antonomasia.
Ma come si diventa bottega carissima?
7 credo siano i fattori imprescindibili :
1) Livello della lega di competenza. Un campionato di livello e 'allenante' è sempre la palestra ideale che cerca chi va a comprare.
2) Stipendio relativamente basso del calciatore. Uno stipendio basso alletta l'acquirente di turno che si troverebbe impegnato solo su una spesa di cartellino alta.
3)Gioco espresso dalla squadra di appartenenza. Una squadra che gioca un calcio propositivo mette in mostra sempre le qualità dei propri calciatori, indipendentemente dal ruolo.
Il posizionamento finale in classifica non è tanto importante quanto la capacità di saper giocare bene.
4)Partecipazione alle coppe europee e vetrina continentale.
Anni addietro questa non era una peculiarità ma con le regole attuali e la massiccia partecipazioni ai tornei europei per clubs anche giocare in Europa è fondamentale.
5)Conti apposto e regolari del club che detiene i cartellini.
Chi vende non ha bisogno di vendere ma lo fa solo al cospetto di offerte irrinunciabili.
6)Potere contrattuale forte.
Il club detiene i diritti sulle prestazioni degli atleti per più anni, condizione questa che ne aumenta la forza in sede di trattativa per una cessione .
7)Rete di osservatori e scouting eccezionale.
Un club deve essere in grado di individuare per tempo il sostituto e deve farlo crescere addirittura in casa all'ombra del titolare.
Tutti importanti ma nessuno indispensabile.
Alla luce di queste condizioni io trovo ,ad esempio, inspiegabile che il Sassuolo possa oggi ergersi a 'Udinese dei giorni nostri'.
Attenzione però al nostro Milan, e qua lancio un allarme, che oggi inizia ad avere tutto e proprio tutto per diventare bottega carissima.
Spero il fine della proprietà non sia questo.
Esiste un mercato inaccessibile a molte realtà e poi ci sono realtà minori che fungono da 'palestra' delle big europee.
L'italia oggi chiaramente è in condizione per essere saccheggiata.
Mi auguro gli investitori stranieri non stiano arrivando per questo motivo ma solo perché credono in una rinascita del movimento in toto.
Ma è pur vero che senza stadi nuovi e di proprietà siamo condannati ad essere per anni la periferia del calcio.
Quella della 'bottega carissima' è una definizione molto vecchia nel mondo del calcio.
Io che seguo questo sport praticamente dagli anni 80 mi ricordo ad esempio dell'Udinese che , tra anni 90 e 2000, era la bottega carissima per antonomasia.
Ma come si diventa bottega carissima?
7 credo siano i fattori imprescindibili :
1) Livello della lega di competenza. Un campionato di livello e 'allenante' è sempre la palestra ideale che cerca chi va a comprare.
2) Stipendio relativamente basso del calciatore. Uno stipendio basso alletta l'acquirente di turno che si troverebbe impegnato solo su una spesa di cartellino alta.
3)Gioco espresso dalla squadra di appartenenza. Una squadra che gioca un calcio propositivo mette in mostra sempre le qualità dei propri calciatori, indipendentemente dal ruolo.
Il posizionamento finale in classifica non è tanto importante quanto la capacità di saper giocare bene.
4)Partecipazione alle coppe europee e vetrina continentale.
Anni addietro questa non era una peculiarità ma con le regole attuali e la massiccia partecipazioni ai tornei europei per clubs anche giocare in Europa è fondamentale.
5)Conti apposto e regolari del club che detiene i cartellini.
Chi vende non ha bisogno di vendere ma lo fa solo al cospetto di offerte irrinunciabili.
6)Potere contrattuale forte.
Il club detiene i diritti sulle prestazioni degli atleti per più anni, condizione questa che ne aumenta la forza in sede di trattativa per una cessione .
7)Rete di osservatori e scouting eccezionale.
Un club deve essere in grado di individuare per tempo il sostituto e deve farlo crescere addirittura in casa all'ombra del titolare.
Tutti importanti ma nessuno indispensabile.
Alla luce di queste condizioni io trovo ,ad esempio, inspiegabile che il Sassuolo possa oggi ergersi a 'Udinese dei giorni nostri'.
Attenzione però al nostro Milan, e qua lancio un allarme, che oggi inizia ad avere tutto e proprio tutto per diventare bottega carissima.
Spero il fine della proprietà non sia questo.
Esiste un mercato inaccessibile a molte realtà e poi ci sono realtà minori che fungono da 'palestra' delle big europee.
L'italia oggi chiaramente è in condizione per essere saccheggiata.
Mi auguro gli investitori stranieri non stiano arrivando per questo motivo ma solo perché credono in una rinascita del movimento in toto.
Ma è pur vero che senza stadi nuovi e di proprietà siamo condannati ad essere per anni la periferia del calcio.