Molto bene, Djerry, le osservazioni, le conclusioni, i dubbi. Abbiamo a che fare con un soggetto di alta professionalità del business corporate, un attivista, non uno speculatore, che combina strategie diverse per la univocità dell'affare, sul lato operativo, su quello industriale, sulla governance. Non ha una strategia di copertura della posizione sul capitale, ma impone una propria strategia industriale, di valorizzazione del patrimonio, di equilibrio finanziario, a volte sfidando apertamente, da posizioni di minoranza, boards inefficienti o incompetenti. Soprattutto ha impostato una filosofia, quella di fare tutto il possibile per tutelare gli interessi degli azionisti. E tutto vuol dire davvero tutto: in un caso, contro la Arconic, una grande azienda aerospaziale con cui si era aperta una battaglia, ha speso 3 milioni di dollari per inviare a decine di migliaia di piccoli azionisti un piccolo video di 4 minuti insieme alle carte per il voto in assemblea. Il video raccontava le inefficienze dell’azienda sotto al guida del suo amministratore delegato Klaus Kleinfeld «il peggiore in base ai dati di tutte le aziende dell’S&P 500». E’ noto che Elliott usa agenzie di investigazione private e lancia i suoi attacchi solo dopo mesi di lavoro e di ricerca accurata, intervistando come nel caso dell’attacco alla Emc (poi assorbita da Dell) addirittura 700 persone. Kleinfeld ha provato a contrattaccare in modo goffo inviando velati ricatti a Singer, ed ha così segnato la sua condanna: il suo stesso consiglio lo ha licenziato e ha invitato Elliott a collaborare per la ricerca del nuovo ad. Per alcuni, la vicenda prova quanto sia difficile usare le maniere forti contro un attivista come Elliott. Il suo approccio ha fatto scuola, ha formato giovani che perseguono per conto dell’azienda decine di operazioni, solo l’anno scorso ne ha aperte 19. Morale? In uno scontro con attivisti che spesso raccolgono le simpatie di associazioni di azionisti come la Institutional Shareholders Services, o Glass Lewis, è sconsigliabile scegliere la strada del confronto pubblico. Singer attaccherà sempre quel tipo di establishment imprenditoriale colpevole di sfruttare a proprio vantaggio ed a danno degli azionisti di minoranza una posizione di controllo del consiglio. Secondo Elliott, ad esempio è il caso di Bolloré di Vivendi in Tim. Detto questo, detto della straordinaria, quasi leggendaria capacità di analisi a 360 gradi del target dell'investimento, sul piano societario, economico, legale, finanziario, contrattuale, fiscale, personale, psicologico e strategico, che non potrà non essere stato fatto anche per l'acquisizione del Milan, è chiaro che il fondo dovrà cimentarsi con un business ad alta alea come quello sportivo e calcistico, in una dimensione di sistema, quello del calcio italiano e del mercato ad esso collegato, che è fondamentalmente inefficiente. Ma l'approccio è quello della introduzione di un modello di sviluppo sostenibile che crei valore al target, permanente allorchè generato in situazione di autofinanziamento. E questo, preme dire, è un aspetto assoluto, giacchè il valore generato è sì patrimonialmente commerciabile, ma rimane al soggetto, non può essere sconnesso da esso perchè è unico ed univoco ad esso; se poi, come auspicabile, sarà autofinanziato, è la premessa per la sua ultrattività alle proprietà, ai boards, al management, al volere dei tifosi, o alle congiunture del sistema. Assicurare questo al club varrà più di ogni vittoria futura. Lo pretendiamo, da subito, ai signori Paul e Gordon Singer.