Elliott: doppia irritazione con arabi (rinunciano?) Altri soggetti interessati.

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Tuttosport in edicola: La frustata di Investcorp di ieri, con la quale il fondo interessato al Milan ha dato un ultimatum a Elliott per l’accettazione della propria offerta d’acquisto del club rossonero, non ha portato reazioni di sorta. Anzi, al massimo ha avuto un effetto boomerang, visto che ai manager di Elliott non piace muoversi per vie mediatiche ma preferiscono farlo nei canali opportuni. Non
c’è stata reazione e non c’è stata risposta davanti all’offerta che prevede, come rivelato dal Sole 24 Ore, 400milioni di term facility, 4-500 milioni di preferred equity e altri 3-400 milioni di common equity. Insomma, la proposta di Investcorp – dentro la quale ci dovrebbe essere anche il fondo Ares– non è proprio in linea con quella che gli stessi arabi avevano prospettato all’inizio della contrattazione,
quando accettarono la valutazone da 1.1 miliardi del Milan fatta da Elliott, poi arrivata a 1.2 secondo lo schema enunciato. Di conseguenza, ad oggi, si vive una situazione di stallo che non turba minimamente né la proprietà del club né, tantomeno, la squadra che è fortemente concentrata sulla partita di domani contro l’Atalanta. Ciò che traspare è che le prossime due settimane ci potranno essere delle nuove schermaglie, ma che si sia lontani dall’accelerata decisiva anche perché, nel mentre, si sono fatti avanti nuovi soggetti come RedBirdCapital, ma anche altri che non sono ancora emersi e che stanno prendendo informazioni per capire se effettuare una manifestazione d’interesseomeno. I Milan, di sicuro, è un club appetibile ed è quello più forte tra quelli scalabili e comprabili. Ne va da sè che qualora le trattative dovessero scollinare il mese di maggio, Elliott si troverebbe a dover gestire il prossimo
mercato estivo e a procedere al rinnovo dei contratti di Paolo Maldini e Ricky Massara, che vedranno scadere i loro legami con il Milan il prossimo 30 giugno. Ivan Gazidis, invece, ha il contratto in scadenza a novembre e per lui ci sarebbe ancora del tempo per decidere cosa fare.

Di certo c’è che Elliott non ha intenzione di cedere il Milan a qualcuno che lo possa dare a garanzia, come accadde conYonghong Li ai tempi proprio con il fondo dei Singer, che ne divennero proprietari attraverso l’escussione del pegno nell’estate del2018. Lo stesso Mr. Li, di recente, è tornato a farsi vivo tramite una diffida nel tentativo di recuperare i soldi ,ovvero la differenza tra il valore del Milan quattro anni fa – 740 milioni – e quello attuale stimato in 1.2 miliardi. Questa azione legale, però, non comporterebbe noie nella cessione del club visto che si tratterebbe di qualcosa tra il cinese e Elliott.

Repubblica: L’asta Investcorp-Red Bird Capital, col fondo arabo contrariato con la proprietà (il fondo americano Elliott) e pronto alla rinuncia se il prezzo di vendita dovesse salire oltre 1-1.2 miliardi di euro, dopo l’ingresso sulla scena della società Usa Red Bird Capital

CorSport: la possibile acquisizione del Milan è ormai una piazza virtuale in cui piomba ogni giorno un retroscena, spesso in contrasto col precedente, o l’indiscrezione clamorosa uscita da chissà dove. In realtà, si lavora all’operazione in stanze chiuse da cui le parti non lasciano trapelare nulla e gli advisor sono vincolati al più rigoroso segreto professionale. Si sa con certezza dell’esistenza di due proposte (Investcorp e RedBird) pervenute alla proprietà nelle ultime settimane. La stampa finanziaria internazionale ne ha riferito, divulgando cifre da non prendere al centesimo (come spiegheremo più avanti), precisando che Investcorp ha go- duto per 15 giorni di un’esclusi- va ormai scaduta. L’esistenza di due acquirenti è stata confermata da Scaroni: pur non essendo un decisore nell’affare, il presidente del Milan è comunque a conoscenza dei fatti. Scaroni ha precisato che «ci vuole del tem- po per completare il perimetro delle offerte, capirle bene e per compararle»? Che significa «perimetro dell’offerta»? In un’acquisizio- ne il prezzo è uno degli elementi dell’offerta, non sempre il più importante. Spesso le proposte contengono dettagli sulla struttura finanziaria: pagamento in cash o attraverso carta (escluso tra due fondi) ma anche l’eventuale presenza di prestiti-ponte concessi da banche o investitori finanziari (da negoziare), finan- che l’accensione di debito in capo alla società acquisita che configura tecnicamente un LBO (leveraged buy out): comprare una società attraverso debito da mettere a carico della stessa società. Elliott ha fatto sapere di non essere disponibile a tale struttura. Altro elemento in gioco è il timing dei pagamenti, non tanto come dilazione ma in rapporto a elementi che configurino compartecipazioni nel rischio tra compratore e venditore. È il caso delle clausole di earn-out che condizionano parte del prezzo al raggiungimento, negli anni, di specifici obiettivi (fatturato, utile ecc.). Perciò sarebbe sbagliato pensare che Elliott abbia esclusivo interesse a incassare il corrispettivo massimo dall’operazione: la gestione futura può danneggiare il venditore che può ritenere di tutelarsi. Ecco perché, in certi casi, si preferiscono offerte di valore inferiore se quella più alta contiene condizioni rischio-
se. Non ha dunque senso ipotizzare confronti di prezzo in base a illazioni piuttosto casuali, senza conoscere i dettagli delle proposte. Sul presunto ultimatum che Investcorp avrebbe lanciato a Elliott, occorre ricordare che l’aut- aut a mezzo stampa è quanto di più lontano dalla dialettica tra due controparti finanziarie di tale profilo. In una trattativa l’ultimatum si dà semmai invian- do una proposta vincolante valida entro un termine di alcuni giorni. Su quella il venditore deve valutare la convenienza ad accettarla o meno. Qualcuno ci ha visto una exit strategy di Investcorp non riuscendo a mettere in piedi una proposta ma siamo nel campo delle illazioni Che Elliott tentenni o invece rilanci, perché sorpreso dal prezzo dell’operazione Chelsea, pare francamente inverosimile. Intanto perché la cessione dei Blues era in pista da due mesi, l’ordine di grandezza noto da tempo nella comunità finanziaria e anticipato dalla stampa. Poi perché le esitazioni di una parte sono in genere interrotte da una proposta vincolante a breve scadenza. In tutto ciò, è nata una nuova categoria di tifosi: quelli di un potenziale azionista rispetto all’altro. Agitati da aspettative irrealistiche sulle capacità di spesa per il mercato, fuorviati da informazioni irrilevanti (gli asset in getione del fondo assunti a metro della potenza di fuoco), suggestionati da luoghi comuni (arabi spendaccioni e americani parsimoniosi). Come già scritto, in realtà, chi prenderà il Milan ne acquisterà anche la gestione virtuosa condotta da Elliott in questi anni. Farà differenza la capacità di incrementarne i ricavi o di competere ottimizzando le risorse, cosa che la dirigenza rossonera ha dimostrato di fare con maestria. Sull’esito della trattativa, in assenza di notizie, sarebbe meglio abbassare i toni e concentrarsi sul finale di stagione
 
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c’è stata reazione e non c’è stata risposta davanti all’offerta che prevede, come rivelato dal Sole 24 Ore, 400milioni di term facility, 4-500 milioni di preferred equity e altri 3-400 milioni di common equity. Insomma, la proposta di Investcorp – dentro la quale ci dovrebbe essere anche il fondo Ares– non è proprio in linea con quella che gli stessi arabi avevano prospettato all’inizio della contrattazione,
quando accettarono la valutazone da 1.1 miliardi del Milan fatta da Elliott, poi arrivata a 1.2 secondo lo schema enunciato. Di conseguenza, ad oggi, si vive una situazione di stallo che non turba minimamente né la proprietà del club né, tantomeno, la squadra che è fortemente concentrata sulla partita di domani contro l’Atalanta. Ciò che traspare è che le prossime due settimane ci potranno essere delle nuove schermaglie, ma che si sia lontani dall’accelerata decisiva anche perché, nel mentre, si sono fatti avanti nuovi soggetti come RedBirdCapital, ma anche altri che non sono ancora emersi e che stanno prendendo informazioni per capire se effettuare una manifestazione d’interesseomeno. I Milan, di sicuro, è un club appetibile ed è quello più forte tra quelli scalabili e comprabili. Ne va da sè che qualora le trattative dovessero scollinare il mese di maggio, Elliott si troverebbe a dover gestire il prossimo
mercato estivo e a procedere al rinnovo dei contratti di Paolo Maldini e Ricky Massara, che vedranno scadere i loro legami con il Milan il prossimo 30 giugno. Ivan Gazidis, invece, ha il contratto in scadenza a novembre e per lui ci sarebbe ancora del tempo per decidere cosa fare.

Di certo c’è che Elliott non ha intenzione di cedere il Milan a qualcuno che lo possa dare a garanzia, come accadde conYonghong Liai
tempi proprio con il fondo dei Singer, che ne divennero proprietari attraverso l’escussione del pegno nell’estate del2018. Lo stesso Mr. Li, di recente, è tornato a farsi vivo tramite una diffida nel tentativo di recuperare i soldi ,ovvero la differenza tra il valore del Milan quattro anni fa – 740 milioni – e quello attuale stimato in 1.2 miliardi. Questa azione legale, però, non comporterebbe noie nella cessione del club visto che si tratterebbe di qualcosa tra il cinese e Elliott.

Repubblica: L’asta Investcorp-Red Bird Capital, col fondo arabo contrariato con la proprietà (il fondo americano Elliott) e pronto alla rinuncia se il prezzo di vendita dovesse salire oltre 1-1.2 miliardi di euro, dopo l’ingresso sulla scena della società Usa Red Bird Capital
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se. Non ha dunque senso ipotizzare confronti di prezzo in base a illazioni piuttosto casuali, senza conoscere i dettagli delle proposte. Sul presunto ultimatum che Investcorp avrebbe lanciato a Elliott, occorre ricordare che l’aut- aut a mezzo stampa è quanto di più lontano dalla dialettica tra due controparti finanziarie di tale profilo. In una trattativa l’ultimatum si dà semmai invian- do una proposta vincolante valida entro un termine di alcuni giorni. Su quella il venditore deve valutare la convenienza ad accettarla o meno. Qualcuno ci ha visto una exit strategy di Investcorp non riuscendo a mettere in piedi una proposta ma siamo nel campo delle illazioni Che Elliott tentenni o invece rilanci, perché sorpreso dal prezzo dell’operazione Chelsea, pare francamente inverosimile. Intanto perché la cessione dei Blues era in pista da due mesi, l’ordine di grandezza noto da tempo nella comunità finanziaria e anticipato dalla stampa. Poi perché le esitazioni di una parte sono in genere interrotte da una proposta vincolante a breve scadenza. In tutto ciò, è nata una nuova categoria di tifosi: quelli di un potenziale azionista rispetto all’altro. Agitati da aspettative irrealistiche sulle capacità di spesa per il mercato, fuorviati da informazioni irrilevanti (gli asset in getione del fondo assunti a metro della potenza di fuoco), suggestionati da luoghi comuni (arabi spendaccioni e americani parsimoniosi). Come già scritto, in realtà, chi prenderà il Milan ne acquisterà anche la gestione virtuosa condotta da Elliott in questi anni. Farà differenza la capacità di incrementarne i ricavi o di competere ottimizzando le risorse, cosa che la dirigenza rossonera ha dimostrato di fare con maestria. Sull’esito della trattativa, in assenza di notizie, sarebbe meglio abbassare i toni e concen
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Milanforever26

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quando accettarono la valutazone da 1.1 miliardi del Milan fatta da Elliott, poi arrivata a 1.2 secondo lo schema enunciato. Di conseguenza, ad oggi, si vive una situazione di stallo che non turba minimamente né la proprietà del club né, tantomeno, la squadra che è fortemente concentrata sulla partita di domani contro l’Atalanta. Ciò che traspare è che le prossime due settimane ci potranno essere delle nuove schermaglie, ma che si sia lontani dall’accelerata decisiva anche perché, nel mentre, si sono fatti avanti nuovi soggetti come RedBirdCapital, ma anche altri che non sono ancora emersi e che stanno prendendo informazioni per capire se effettuare una manifestazione d’interesseomeno. I Milan, di sicuro, è un club appetibile ed è quello più forte tra quelli scalabili e comprabili. Ne va da sè che qualora le trattative dovessero scollinare il mese di maggio, Elliott si troverebbe a dover gestire il prossimo
mercato estivo e a procedere al rinnovo dei contratti di Paolo Maldini e Ricky Massara, che vedranno scadere i loro legami con il Milan il prossimo 30 giugno. Ivan Gazidis, invece, ha il contratto in scadenza a novembre e per lui ci sarebbe ancora del tempo per decidere cosa fare.

Di certo c’è che Elliott non ha intenzione di cedere il Milan a qualcuno che lo possa dare a garanzia, come accadde conYonghong Li ai tempi proprio con il fondo dei Singer, che ne divennero proprietari attraverso l’escussione del pegno nell’estate del2018. Lo stesso Mr. Li, di recente, è tornato a farsi vivo tramite una diffida nel tentativo di recuperare i soldi ,ovvero la differenza tra il valore del Milan quattro anni fa – 740 milioni – e quello attuale stimato in 1.2 miliardi. Questa azione legale, però, non comporterebbe noie nella cessione del club visto che si tratterebbe di qualcosa tra il cinese e Elliott.

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CorSport: la possibile acquisizione del Milan è ormai una piazza virtuale in cui piomba ogni giorno un retroscena, spesso in contrasto col precedente, o l’indiscrezione clamorosa uscita da chissà dove. In realtà, si lavora all’operazione in stanze chiuse da cui le parti non lasciano trapelare nulla e gli advisor sono vincolati al più rigoroso segreto professionale. Si sa con certezza dell’esistenza di due proposte (Investcorp e RedBird) pervenute alla proprietà nelle ultime settimane. La stampa finanziaria internazionale ne ha riferito, divulgando cifre da non prendere al centesimo (come spiegheremo più avanti), precisando che Investcorp ha go- duto per 15 giorni di un’esclusi- va ormai scaduta. L’esistenza di due acquirenti è stata confermata da Scaroni: pur non essendo un decisore nell’affare, il presidente del Milan è comunque a conoscenza dei fatti. Scaroni ha precisato che «ci vuole del tem- po per completare il perimetro delle offerte, capirle bene e per compararle»? Che significa «perimetro dell’offerta»? In un’acquisizio- ne il prezzo è uno degli elementi dell’offerta, non sempre il più importante. Spesso le proposte contengono dettagli sulla struttura finanziaria: pagamento in cash o attraverso carta (escluso tra due fondi) ma anche l’eventuale presenza di prestiti-ponte concessi da banche o investitori finanziari (da negoziare), finan- che l’accensione di debito in capo alla società acquisita che configura tecnicamente un LBO (leveraged buy out): comprare una società attraverso debito da mettere a carico della stessa società. Elliott ha fatto sapere di non essere disponibile a tale struttura. Altro elemento in gioco è il timing dei pagamenti, non tanto come dilazione ma in rapporto a elementi che configurino compartecipazioni nel rischio tra compratore e venditore. È il caso delle clausole di earn-out che condizionano parte del prezzo al raggiungimento, negli anni, di specifici obiettivi (fatturato, utile ecc.). Perciò sarebbe sbagliato pensare che Elliott abbia esclusivo interesse a incassare il corrispettivo massimo dall’operazione: la gestione futura può danneggiare il venditore che può ritenere di tutelarsi. Ecco perché, in certi casi, si preferiscono offerte di valore inferiore se quella più alta contiene condizioni rischio-
se. Non ha dunque senso ipotizzare confronti di prezzo in base a illazioni piuttosto casuali, senza conoscere i dettagli delle proposte. Sul presunto ultimatum che Investcorp avrebbe lanciato a Elliott, occorre ricordare che l’aut- aut a mezzo stampa è quanto di più lontano dalla dialettica tra due controparti finanziarie di tale profilo. In una trattativa l’ultimatum si dà semmai invian- do una proposta vincolante valida entro un termine di alcuni giorni. Su quella il venditore deve valutare la convenienza ad accettarla o meno. Qualcuno ci ha visto una exit strategy di Investcorp non riuscendo a mettere in piedi una proposta ma siamo nel campo delle illazioni Che Elliott tentenni o invece rilanci, perché sorpreso dal prezzo dell’operazione Chelsea, pare francamente inverosimile. Intanto perché la cessione dei Blues era in pista da due mesi, l’ordine di grandezza noto da tempo nella comunità finanziaria e anticipato dalla stampa. Poi perché le esitazioni di una parte sono in genere interrotte da una proposta vincolante a breve scadenza. In tutto ciò, è nata una nuova categoria di tifosi: quelli di un potenziale azionista rispetto all’altro. Agitati da aspettative irrealistiche sulle capacità di spesa per il mercato, fuorviati da informazioni irrilevanti (gli asset in getione del fondo assunti a metro della potenza di fuoco), suggestionati da luoghi comuni (arabi spendaccioni e americani parsimoniosi). Come già scritto, in realtà, chi prenderà il Milan ne acquisterà anche la gestione virtuosa condotta da Elliott in questi anni. Farà differenza la capacità di incrementarne i ricavi o di competere ottimizzando le risorse, cosa che la dirigenza rossonera ha dimostrato di fare con maestria. Sull’esito della trattativa, in assenza di notizie, sarebbe meglio abbassare i toni e concentrarsi sul finale di stagione
E niente, come previsto da qualcuno avevamo beccato gli unici arabi con le pezze al chiulo..qua avevamo la potenza di mubadala che finiva come il ruggito di huarong..

Parere personale: qua arrivano solo soggetti che tentano l'affare della vita.. Ci conviene restare con Elliott finché non si presenta un vero miliardario
 
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Finiremo con i pezzenti di redbird :facepalm:
 

7AlePato7

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se. Non ha dunque senso ipotizzare confronti di prezzo in base a illazioni piuttosto casuali, senza conoscere i dettagli delle proposte. Sul presunto ultimatum che Investcorp avrebbe lanciato a Elliott, occorre ricordare che l’aut- aut a mezzo stampa è quanto di più lontano dalla dialettica tra due controparti finanziarie di tale profilo. In una trattativa l’ultimatum si dà semmai invian- do una proposta vincolante valida entro un termine di alcuni giorni. Su quella il venditore deve valutare la convenienza ad accettarla o meno. Qualcuno ci ha visto una exit strategy di Investcorp non riuscendo a mettere in piedi una proposta ma siamo nel campo delle illazioni Che Elliott tentenni o invece rilanci, perché sorpreso dal prezzo dell’operazione Chelsea, pare francamente inverosimile. Intanto perché la cessione dei Blues era in pista da due mesi, l’ordine di grandezza noto da tempo nella comunità finanziaria e anticipato dalla stampa. Poi perché le esitazioni di una parte sono in genere interrotte da una proposta vincolante a breve scadenza. In tutto ciò, è nata una nuova categoria di tifosi: quelli di un potenziale azionista rispetto all’altro. Agitati da aspettative irrealistiche sulle capacità di spesa per il mercato, fuorviati da informazioni irrilevanti (gli asset in getione del fondo assunti a metro della potenza di fuoco), suggestionati da luoghi comuni (arabi spendaccioni e americani parsimoniosi). Come già scritto, in realtà, chi prenderà il Milan ne acquisterà anche la gestione virtuosa condotta da Elliott in questi anni. Farà differenza la capacità di incrementarne i ricavi o di competere ottimizzando le risorse, cosa che la dirigenza rossonera ha dimostrato di fare con maestria. Sull’esito della trattativa, in assenza di notizie, sarebbe meglio abbassare i toni e concen
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Serve un acquirente serio, basta con questi fondi di cui non si conoscono intenzioni. Il Milan non deve più essere oggetto di speculazione, qui deve venire solo chi ha intenzione di rilanciare la società.
 

Marcex7

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Se non sarà Redbird sarà comunque un'altra proprietà a stelle e striscie
Non conviene a nessuno investire nella serie A ma solo agli americani.
Chissà come mai nessun giornalista ce lo spiega questo
 
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