Le statistiche fotografano una realtà molto lontana da una situazione emergenziale. L’Italia ha tra i tassi di omicidio più bassi in Europa, sia per gli omicidi in genere sia per quelli che adesso si definiscono “femminicidi”. Siamo abbondantemente all’interno della “devianza fisiologica”, nel senso che, ahinoi, avere zero omicidi è impossibile.
Capisco che quelli che vengono definiti “femminicidi” abbiano un fortissimo impatto emotivo perché spesso si tratta di omicidi estremamente brutali e, chiaramente, ognuno sceglie le proprie battaglie e se riuscissero ad avere zero omicidi saremmo tutti più che felici.
Tuttavia, anche se è brutto parlare di fredde statistiche, queste servono per capire le dinamiche della questione, per poi poterla affrontare con cognizione di causa. Questo perché se, come spesso ho sentito dire, ci si pone l’obiettivo di “educare gli uomini” è necessario che ci sia qualcuno da “educare”. Se, come è in Italia, la stragrande maggioranza degli uomini non si sognerebbe mai di fare del male alla partner, cosa si otterrebbe con questa fantomatica “educazione” a tappeto? Assolutamente nulla. Anche perché il precetto “non uccidere”, fortunatamente, è ben radicato nella coscienza della stragrande maggioranza della popolazione, sia maschile che femminile.
Purtroppo questa questione non può essere affrontata in modo costruttivo perché i media la affrontano quasi esclusivamente in un’ottica di ascolti tv/vendita copie. A riprova, cito il caso di una ragazza che un annetto fa a Como è stata accoltellata dal fidanzato: titoloni quando la ragazza era in fin di vita, poi fortunatamente la ragazza si è salvata e nel giro di pochi giorni la vicenda non se l’è filata più nessuno(il fidanzato è stato condannato in primo grado a 13 anni qualche giorno fa). Niente morto, niente attenzione mediatica.
Un altro esempio riguarda i casi nei quali viene sfregiato permanentemente il volto. Parliamo di un centinaio di episodi all’anno e nell’80% dei casi la vittima è un uomo. Quando si è parlato di questo tipo di delitto? Un paio di volte, quando la vittima era una donna. Anche qui, niente morto, niente attenzione mediatica. Eppure si tratta di un crimine molto grave e particolarmente odioso perché, di fatto, distrugge la vita della vittima per sempre.
Per concludere, va bene fare la battaglia conto i cosiddetti “femminicidi” perché, come ho detto, ognuno è liberissimo di scegliersi le battaglia che vuole. Ma continuare a blaterare di “uomo bianco, patriarcato ecc” non coglie il nocciolo della questione e, di conseguenza, rende quella battaglia persa in partenza. Come se per migliorare la fase difensiva del Milan dicessimo “bisogna cambiare il tessuto di cui sono fatte le reti delle porte”.