- Registrato
- 6 Agosto 2012
- Messaggi
- 244,214
- Reaction score
- 46,104
Dopo la sconfitta agli US Open, Novak Djokovic ha scelto di trasferirsi ad Atene con la sua famiglia, allontanandosi dalla Serbia. La decisione non è di natura fiscale o climatica, ma è dovuta a una crescente ostilità politica e mediatica nei suoi confronti.
La campagna mediatica contro Djokovic è iniziata dopo che il tennista ha sostenuto pubblicamente le proteste studentesche contro il governo del presidente Aleksandar Vucic. Il suo sostegno, espresso sui social media e attraverso gesti simbolici, ha portato i media filogovernativi a etichettarlo come "traditore" e "falso patriota", una svolta radicale rispetto alla precedente venerazione.
La tensione ha raggiunto il culmine con la manipolazione di un messaggio di omaggio a lui dedicato durante un evento pubblico e lo spostamento del torneo di Belgrado, organizzato dalla famiglia Djokovic, ad Atene. Questi eventi, uniti alla profonda frattura sociale del Paese, hanno reso il clima in Serbia sempre più ostile. La sua decisione di trasferirsi ad Atene appare come una conseguenza inevitabile, costringendo il campione, un tempo simbolo dell'orgoglio nazionale, a cercare tranquillità lontano dalla sua patria.
La campagna mediatica contro Djokovic è iniziata dopo che il tennista ha sostenuto pubblicamente le proteste studentesche contro il governo del presidente Aleksandar Vucic. Il suo sostegno, espresso sui social media e attraverso gesti simbolici, ha portato i media filogovernativi a etichettarlo come "traditore" e "falso patriota", una svolta radicale rispetto alla precedente venerazione.
La tensione ha raggiunto il culmine con la manipolazione di un messaggio di omaggio a lui dedicato durante un evento pubblico e lo spostamento del torneo di Belgrado, organizzato dalla famiglia Djokovic, ad Atene. Questi eventi, uniti alla profonda frattura sociale del Paese, hanno reso il clima in Serbia sempre più ostile. La sua decisione di trasferirsi ad Atene appare come una conseguenza inevitabile, costringendo il campione, un tempo simbolo dell'orgoglio nazionale, a cercare tranquillità lontano dalla sua patria.