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Il dottore Paolo Gulisano ha raccontato la storia di una paziente che ha sfiorato l'eutanasia in un ospedale lombardo,come tanti altri purtroppo:
Giusy è una signora di 79 anni che è stata salvata unicamente dalla determinazione della figlia Alessandra e dal senso di responsabilità di due medici di fiducia (quello di famiglia e un conoscente)
E' un'anziana cardiopatica,dunque quando il 28 marzo ha avuto un dolore al torace e necessità di andare in ospedale la figlia ha avuto paura che l'avrebbero ricoverata insieme ai contagiati di coronavirus.
In pronto soccorso la mettono insieme ai sospetti di coronavirus,pur senza febbre e problemi respiratori,e per fortuna la figlia ha la mascherina.
Fanno RX e risulta una sospetta polmonite interstiziale,secondo il medico in ospedale che parla alla figlia e non richiede un tampone.
La figlia chiede che possa essere curata con antibiotici,ma il medico le risponde che sia troppo tardi e presenta il protocollo "ufficioso" di somministrare la morfina per accompagnare sua madre alla morte
La figlia telefona ai due medici di fiducia,entrambi le suggeriscono di farla dimettere
Durante la telefonata vede passare tre barrelle con tre anziani,gli operatori parlano ad alta voce di morfina senza neanche un tampone e sintomi come sua madre.
La figlia si sente confortata dai due medici concordi e rifiuta l'eutanasia,la riporta a casa e inizia le terapie
Che terapie ?
Plaquenil,un farmaco di appena 6 euro.
Antibiotici comuni e maltodestrine.
Ha aiutato anche la bombola di ossigeno preventivamente acquistata,sempre grazie al suggerimento del medico di famiglia,visto che poi sono diventate quasi introvabili in zona.
Alessandra è indignata:
"Tutte pastiglie che si prendono per bocca facilmente e che costano sei euro l'una.
È questo il valore della vita delle persone? "
Passano i giorni e la signora Giusy migliora sempre più amorevolmente accudita dalla figlia.
Dopo 10 giorni è in piedi e vorrebbe uscire persino all'aria aperta.
Le parole del medico di famiglia che vuole restare anonimo:
"Grave errore quello compiuto al pronto soccorso, soprattutto perché, a livello psicologico, non puoi dare una mazzata così ai familiari senza avere elementi sufficienti".
Il messaggio finale del medico:
"Il compito di un medico, il mio compito, non è combattere un virus: è prendermi cura di una persona.
È fare in modo che possa riacquistare la salute, che possa respirare normalmente, che si rallenti la replicazione virale, che non salga la febbre.
Niente guerre e niente armi.
La trincea, la prima linea, il nemico… Tutta vuota retorica.
Solo farmaci,ossigeno e la tenerezza della figlia
La sentenza di morte non è stata eseguita.
E io tiro un sospiro di sollievo, e penso che la Medicina ha sempre avuto questo compito:
puoi guarire spesso, puoi anche assistere al fallimento, ma puoi e devi curare, sempre."
Agi
Giusy è una signora di 79 anni che è stata salvata unicamente dalla determinazione della figlia Alessandra e dal senso di responsabilità di due medici di fiducia (quello di famiglia e un conoscente)
E' un'anziana cardiopatica,dunque quando il 28 marzo ha avuto un dolore al torace e necessità di andare in ospedale la figlia ha avuto paura che l'avrebbero ricoverata insieme ai contagiati di coronavirus.
In pronto soccorso la mettono insieme ai sospetti di coronavirus,pur senza febbre e problemi respiratori,e per fortuna la figlia ha la mascherina.
Fanno RX e risulta una sospetta polmonite interstiziale,secondo il medico in ospedale che parla alla figlia e non richiede un tampone.
La figlia chiede che possa essere curata con antibiotici,ma il medico le risponde che sia troppo tardi e presenta il protocollo "ufficioso" di somministrare la morfina per accompagnare sua madre alla morte
La figlia telefona ai due medici di fiducia,entrambi le suggeriscono di farla dimettere
Durante la telefonata vede passare tre barrelle con tre anziani,gli operatori parlano ad alta voce di morfina senza neanche un tampone e sintomi come sua madre.
La figlia si sente confortata dai due medici concordi e rifiuta l'eutanasia,la riporta a casa e inizia le terapie
Che terapie ?
Plaquenil,un farmaco di appena 6 euro.
Antibiotici comuni e maltodestrine.
Ha aiutato anche la bombola di ossigeno preventivamente acquistata,sempre grazie al suggerimento del medico di famiglia,visto che poi sono diventate quasi introvabili in zona.
Alessandra è indignata:
"Tutte pastiglie che si prendono per bocca facilmente e che costano sei euro l'una.
È questo il valore della vita delle persone? "
Passano i giorni e la signora Giusy migliora sempre più amorevolmente accudita dalla figlia.
Dopo 10 giorni è in piedi e vorrebbe uscire persino all'aria aperta.
Le parole del medico di famiglia che vuole restare anonimo:
"Grave errore quello compiuto al pronto soccorso, soprattutto perché, a livello psicologico, non puoi dare una mazzata così ai familiari senza avere elementi sufficienti".
Il messaggio finale del medico:
"Il compito di un medico, il mio compito, non è combattere un virus: è prendermi cura di una persona.
È fare in modo che possa riacquistare la salute, che possa respirare normalmente, che si rallenti la replicazione virale, che non salga la febbre.
Niente guerre e niente armi.
La trincea, la prima linea, il nemico… Tutta vuota retorica.
Solo farmaci,ossigeno e la tenerezza della figlia
La sentenza di morte non è stata eseguita.
E io tiro un sospiro di sollievo, e penso che la Medicina ha sempre avuto questo compito:
puoi guarire spesso, puoi anche assistere al fallimento, ma puoi e devi curare, sempre."
Agi