Lasciando perdere Conte, questo è un discorso che lascia il tempo che trova. La sofferenza è una cosa a cui tutti possono essere soggetti. Tutti, nessuno escluso. La può provare il mendicante come il sultano arabo. Per un allenatore di calcio può essere difficile non poter fare il proprio lavoro per mesi o anni, così come per un calciatore non poter giocare. Non cadiamo nella banale associazione: povero=triste, ricco=felice.
Con la differenza sostanziale che Conte la paura del futuro, proprio e dei propri figli, non l'avrà mai.
Con la differenza sostanziale che Conte i crampi della fame non li proverà mai.
E' indubbio che tutti possano soffrire, a tutti i livelli. Diciamo che con la pancia piena e i piedi al caldo è molto più facile non essere infelici.
Chi guadagna milioni l'anno poi, ha un mondo aperto di possibilità quando invece c'è gente che sputa sangue per arrivare a fine mese.
C'è una differenza sostanziale fra banali associazioni e dati di fatto.
Parliamo di un mestiere che tutti vorrebbero fare, già questo la dice lunga circa la "penosità" cui può essere soggetto Conte.
Se poi lui sta male, io il cambio lo faccio volentieri.