Condò:"Milan male fuori. Krunic titolare? A Londra..."

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Paolo Condò su Repubblica: Il Milan dell’anno scorso centrò lo scudetto anche perché fu capace di vincere 14 partite in trasferta, pareggiandone 4 e perdendo- ne una soltanto, a Firenze. Un rendimento da squadra in missione, subito annacquatosi nella stagione in corso con i pareggi in casa di Atalanta e Sassuolo, e dissolto nel 2023 con i ko contro Lazio, Inter e Fiorentina (e il pareggio di Lecce).
Nella classifica dei punti esterni, dominata un anno fa, il Milan oggi è sesto (e l’Inter settima). Un dato da valutare preparando il ritorno col Tottenham, che definirà il giudizio su questa stagione: detto che chiudere nei primi quattro è imprescindibile, l’accoppiata con i quarti di Champions (o anche meglio) consoliderebbe l’annata-boom del titolo. Il capolinea agli ottavi volgerebbe il bilancio al mediocre, l’esclusione dal quartetto della Champions equivarrebbe alla fusione del nocciolo. La sfortuna ci ha messo il carico riservando al Milan e a Pioli, prima della decisiva Londra, l’avversario perfetto per deprimersi: Italiano è alla terza vittoria in tre anni nel confronto diretto, la seconda con la Viola dopo aver già fatto strike con lo Spezia. Corsi e ricorsi. L’ingenuità di Tomori su Ikoné, che ha portato il rigore dell’1-0, è la fotocopia dell’intervento sempre di Tomori e sempre su Ikoné della gara d’andata: allora il piede sul pallone valse all’inglese l’assoluzione, stavolta gli è proprio franato addosso. Al di là dell’errore individuale, il Milan ha perso aggressività a centrocampo, e quando Tonali e Bennacer si trovano davanti un reparto molto tecnico e fluido, come quello viola, stentano a turare tutte le falle (anche perché il trequartista aiuta poco). Per questo motivo il terzo difensore immesso da Pioli, prezioso per fermare l’emorragia di gennaio, potrebbe evolversi in terzo centrocampista, col semplice spostamento di Kalulu a terzino destro e inserimento fisso di Krunic (squalificato a Firenze come Leao). Un modo per restituire al Milan l’anima da cacciatore, dopo questa parentesi — non breve ormai — da cacciato.
 
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Paolo Condò su Repubblica: Il Milan dell’anno scorso centrò lo scudetto anche perché fu capace di vincere 14 partite in trasferta, pareggiandone 4 e perdendo- ne una soltanto, a Firenze. Un rendimento da squadra in missione, subito annacquatosi nella stagione in corso con i pareggi in casa di Atalanta e Sassuolo, e dissolto nel 2023 con i ko contro Lazio, Inter e Fiorentina (e il pareggio di Lecce).
Nella classifica dei punti esterni, dominata un anno fa, il Milan oggi è sesto (e l’Inter settima). Un dato da valutare preparando il ritorno col Tottenham, che definirà il giudizio su questa stagione: detto che chiudere nei primi quattro è imprescindibile, l’accoppiata con i quarti di Champions (o anche meglio) consoliderebbe l’annata-boom del titolo. Il capolinea agli ottavi volgerebbe il bilancio al mediocre, l’esclusione dal quartetto della Champions equivarrebbe alla fusione del nocciolo. La sfortuna ci ha messo il carico riservando al Milan e a Pioli, prima della decisiva Londra, l’avversario perfetto per deprimersi: Italiano è alla terza vittoria in tre anni nel confronto diretto, la seconda con la Viola dopo aver già fatto strike con lo Spezia. Corsi e ricorsi. L’ingenuità di Tomori su Ikoné, che ha portato il rigore dell’1-0, è la fotocopia dell’intervento sempre di Tomori e sempre su Ikoné della gara d’andata: allora il piede sul pallone valse all’inglese l’assoluzione, stavolta gli è proprio franato addosso. Al di là dell’errore individuale, il Milan ha perso aggressività a centrocampo, e quando Tonali e Bennacer si trovano davanti un reparto molto tecnico e fluido, come quello viola, stentano a turare tutte le falle (anche perché il trequartista aiuta poco). Per questo motivo il terzo difensore immesso da Pioli, prezioso per fermare l’emorragia di gennaio, potrebbe evolversi in terzo centrocampista, col semplice spostamento di Kalulu a terzino destro e inserimento fisso di Krunic (squalificato a Firenze come Leao). Un modo per restituire al Milan l’anima da cacciatore, dopo questa parentesi — non breve ormai — da cacciato.
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Paolo Condò su Repubblica: Il Milan dell’anno scorso centrò lo scudetto anche perché fu capace di vincere 14 partite in trasferta, pareggiandone 4 e perdendo- ne una soltanto, a Firenze. Un rendimento da squadra in missione, subito annacquatosi nella stagione in corso con i pareggi in casa di Atalanta e Sassuolo, e dissolto nel 2023 con i ko contro Lazio, Inter e Fiorentina (e il pareggio di Lecce).
Nella classifica dei punti esterni, dominata un anno fa, il Milan oggi è sesto (e l’Inter settima). Un dato da valutare preparando il ritorno col Tottenham, che definirà il giudizio su questa stagione: detto che chiudere nei primi quattro è imprescindibile, l’accoppiata con i quarti di Champions (o anche meglio) consoliderebbe l’annata-boom del titolo. Il capolinea agli ottavi volgerebbe il bilancio al mediocre, l’esclusione dal quartetto della Champions equivarrebbe alla fusione del nocciolo. La sfortuna ci ha messo il carico riservando al Milan e a Pioli, prima della decisiva Londra, l’avversario perfetto per deprimersi: Italiano è alla terza vittoria in tre anni nel confronto diretto, la seconda con la Viola dopo aver già fatto strike con lo Spezia. Corsi e ricorsi. L’ingenuità di Tomori su Ikoné, che ha portato il rigore dell’1-0, è la fotocopia dell’intervento sempre di Tomori e sempre su Ikoné della gara d’andata: allora il piede sul pallone valse all’inglese l’assoluzione, stavolta gli è proprio franato addosso. Al di là dell’errore individuale, il Milan ha perso aggressività a centrocampo, e quando Tonali e Bennacer si trovano davanti un reparto molto tecnico e fluido, come quello viola, stentano a turare tutte le falle (anche perché il trequartista aiuta poco). Per questo motivo il terzo difensore immesso da Pioli, prezioso per fermare l’emorragia di gennaio, potrebbe evolversi in terzo centrocampista, col semplice spostamento di Kalulu a terzino destro e inserimento fisso di Krunic (squalificato a Firenze come Leao). Un modo per restituire al Milan l’anima da cacciatore, dopo questa parentesi — non breve ormai — da cacciato.
Presentarsi ad un ottavo di CL e potenzialmente ad un quarto di finale con Krunic e Messias titolari.
Siamo un insulto alla sacralità di questa competizione.
 

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Nella classifica dei punti esterni, dominata un anno fa, il Milan oggi è sesto (e l’Inter settima). Un dato da valutare preparando il ritorno col Tottenham, che definirà il giudizio su questa stagione: detto che chiudere nei primi quattro è imprescindibile, l’accoppiata con i quarti di Champions (o anche meglio) consoliderebbe l’annata-boom del titolo. Il capolinea agli ottavi volgerebbe il bilancio al mediocre, l’esclusione dal quartetto della Champions equivarrebbe alla fusione del nocciolo. La sfortuna ci ha messo il carico riservando al Milan e a Pioli, prima della decisiva Londra, l’avversario perfetto per deprimersi: Italiano è alla terza vittoria in tre anni nel confronto diretto, la seconda con la Viola dopo aver già fatto strike con lo Spezia. Corsi e ricorsi. L’ingenuità di Tomori su Ikoné, che ha portato il rigore dell’1-0, è la fotocopia dell’intervento sempre di Tomori e sempre su Ikoné della gara d’andata: allora il piede sul pallone valse all’inglese l’assoluzione, stavolta gli è proprio franato addosso. Al di là dell’errore individuale, il Milan ha perso aggressività a centrocampo, e quando Tonali e Bennacer si trovano davanti un reparto molto tecnico e fluido, come quello viola, stentano a turare tutte le falle (anche perché il trequartista aiuta poco). Per questo motivo il terzo difensore immesso da Pioli, prezioso per fermare l’emorragia di gennaio, potrebbe evolversi in terzo centrocampista, col semplice spostamento di Kalulu a terzino destro e inserimento fisso di Krunic (squalificato a Firenze come Leao). Un modo per restituire al Milan l’anima da cacciatore, dopo questa parentesi — non breve ormai — da cacciato.
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Nella classifica dei punti esterni, dominata un anno fa, il Milan oggi è sesto (e l’Inter settima). Un dato da valutare preparando il ritorno col Tottenham, che definirà il giudizio su questa stagione: detto che chiudere nei primi quattro è imprescindibile, l’accoppiata con i quarti di Champions (o anche meglio) consoliderebbe l’annata-boom del titolo. Il capolinea agli ottavi volgerebbe il bilancio al mediocre, l’esclusione dal quartetto della Champions equivarrebbe alla fusione del nocciolo. La sfortuna ci ha messo il carico riservando al Milan e a Pioli, prima della decisiva Londra, l’avversario perfetto per deprimersi: Italiano è alla terza vittoria in tre anni nel confronto diretto, la seconda con la Viola dopo aver già fatto strike con lo Spezia. Corsi e ricorsi. L’ingenuità di Tomori su Ikoné, che ha portato il rigore dell’1-0, è la fotocopia dell’intervento sempre di Tomori e sempre su Ikoné della gara d’andata: allora il piede sul pallone valse all’inglese l’assoluzione, stavolta gli è proprio franato addosso. Al di là dell’errore individuale, il Milan ha perso aggressività a centrocampo, e quando Tonali e Bennacer si trovano davanti un reparto molto tecnico e fluido, come quello viola, stentano a turare tutte le falle (anche perché il trequartista aiuta poco). Per questo motivo il terzo difensore immesso da Pioli, prezioso per fermare l’emorragia di gennaio, potrebbe evolversi in terzo centrocampista, col semplice spostamento di Kalulu a terzino destro e inserimento fisso di Krunic (squalificato a Firenze come Leao). Un modo per restituire al Milan l’anima da cacciatore, dopo questa parentesi — non breve ormai — da cacciato.
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