Condò:"Ibra, classismo e trash talking contro Lukaku".

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Paolo Condò su Repubblica in edicola oggi, 28 gennaio:"Quello che Ibra ha fatto a Lukaku nel derby di coppa Italia ha un nome molto preciso: si chiama trash-talking, ed è un metodo — largamente diffuso nelle competizioni di vertice, e spesso anche nella partite di calcetto fra colleghi — per innervosire l’avversario portandolo a sbagliare, a reagire, a farsi espellere. I professionisti del settore, e Ibra certamente lo è, memorizzano le informazioni che possono tornare utili, quelle che rivelano i punti deboli degli avversari: la storia dei riti voodoo è una cretinata tirata fuori dal proprietario dell’Everton per giustificare agli azionisti il fatto che Lukaku all’epoca se ne fosse andato anziché prolungare il suo contratto. Romelu si adirò molto per la falsità, e di quella rabbia ovviamente è rimasta traccia in rete: chi vuole provocarlo, sa dove colpire. Oltre a questa carineria, Ibra gli ha tirato addosso pure la storia dell’asino (donkey) che a Manchester tormentava il belga in due sensi: uno riguardava i suoi limiti tecnici, l’altro era appunto un doppio senso. Ce n’era d’avanzo per farlo reagire (e infatti Lukaku è partito con insulti e minacce) fidando nel fatto che l’arbitro non conoscesse l’intera storia, e dunque notasse la reazione assai più della provocazione: che poi è l’esatto obiettivo degli “artisti” del trash-talking.A questo punto, due domande e due risposte. 1) C’era del razzismo nella miccia accesa da Ibra? No. Semmai del classismo: sei un seguace del voodoo, quindi un selvaggio. Fra l’altro Zlatan, che ha vissuto un’infanzia paragonabile per complessità a quella di Lukaku, ha precisato ieri che il suo intento non era razzista. Certo, potrebbe averlo fatto per allontanare da sé il rischio di una squalifica; ma lo svedese non è mai stato un ipocrita. 2) Allora quel che è successo può essere considerato normale, una “cosa da campo” e basta? No. Il trash-talking è un espediente sleale e vigliacco per trarre un vantaggio indebito, e se l’arbitro avesse capito meglio quel che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi avrebbe dovuto espellere entrambi i giocatori, calcando poi la mano nel referto più sul provocatore che sul provocato.Chiarito questo, sarà bene ricordare che non viviamo in un mondo di panna montata, e che anche i nostri eroi hanno dei difetti. Ricordate l’ondata di melassa con la quale abbiamo accolto The Last Dance? Beh, nell’epopea di Michael Jordan erano raccontati diversi episodi di trash-talking— lui era un maestro — e ci eravamo sbellicati dalle risate. Con grande commozione abbiamo appena ricordato il primo anniversario della scomparsa di Kobe Bryant, che oltre a essere il campione e la persona meravigliosa che sappiamo, era famoso anche per il modo in cui brutalizzava verbalmente avversari e pure compagni. La differenza è che dei Bulls e dei Lakers non ce ne frega niente — ci teniamo solo l’ammirazione incondizionata per le loro star — mentre se indossi la maglia di un club della nostra quotidianità sei innocente o colpevole a seconda di chi tifiamo. Non va bene".

Le parole di Seba Rossi QUI -) https://www.milanworld.net/seba-rossi-ibra-anche-io-avrei-difeso-il-mio-capitano-vt99379.html
 
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Paolo Condò su Repubblica in edicola oggi, 28 gennaio:"Quello che Ibra ha fatto a Lukaku nel derby di coppa Italia ha un nome molto preciso: si chiama trash-talking, ed è un metodo — largamente diffuso nelle competizioni di vertice, e spesso anche nella partite di calcetto fra colleghi — per innervosire l’avversario portandolo a sbagliare, a reagire, a farsi espellere. I professionisti del settore, e Ibra certamente lo è, memorizzano le informazioni che possono tornare utili, quelle che rivelano i punti deboli degli avversari: la storia dei riti voodoo è una cretinata tirata fuori dal proprietario dell’Everton per giustificare agli azionisti il fatto che Lukaku all’epoca se ne fosse andato anziché prolungare il suo contratto. Romelu si adirò molto per la falsità, e di quella rabbia ovviamente è rimasta traccia in rete: chi vuole provocarlo, sa dove colpire. Oltre a questa carineria, Ibra gli ha tirato addosso pure la storia dell’asino (donkey) che a Manchester tormentava il belga in due sensi: uno riguardava i suoi limiti tecnici, l’altro era appunto un doppio senso. Ce n’era d’avanzo per farlo reagire (e infatti Lukaku è partito con insulti e minacce) fidando nel fatto che l’arbitro non conoscesse l’intera storia, e dunque notasse la reazione assai più della provocazione: che poi è l’esatto obiettivo degli “artisti” del trash-talking.A questo punto, due domande e due risposte. 1) C’era del razzismo nella miccia accesa da Ibra? No. Semmai del classismo: sei un seguace del voodoo, quindi un selvaggio. Fra l’altro Zlatan, che ha vissuto un’infanzia paragonabile per complessità a quella di Lukaku, ha precisato ieri che il suo intento non era razzista. Certo, potrebbe averlo fatto per allontanare da sé il rischio di una squalifica; ma lo svedese non è mai stato un ipocrita. 2) Allora quel che è successo può essere considerato normale, una “cosa da campo” e basta? No. Il trash-talking è un espediente sleale e vigliacco per trarre un vantaggio indebito, e se l’arbitro avesse capito meglio quel che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi avrebbe dovuto espellere entrambi i giocatori, calcando poi la mano nel referto più sul provocatore che sul provocato.Chiarito questo, sarà bene ricordare che non viviamo in un mondo di panna montata, e che anche i nostri eroi hanno dei difetti. Ricordate l’ondata di melassa con la quale abbiamo accolto The Last Dance? Beh, nell’epopea di Michael Jordan erano raccontati diversi episodi di trash-talking— lui era un maestro — e ci eravamo sbellicati dalle risate. Con grande commozione abbiamo appena ricordato il primo anniversario della scomparsa di Kobe Bryant, che oltre a essere il campione e la persona meravigliosa che sappiamo, era famoso anche per il modo in cui brutalizzava verbalmente avversari e pure compagni. La differenza è che dei Bulls e dei Lakers non ce ne frega niente — ci teniamo solo l’ammirazione incondizionata per le loro star — mentre se indossi la maglia di un club della nostra quotidianità sei innocente o colpevole a seconda di chi tifiamo. Non va bene".

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Condivido abbastanza le sue parole, esclusa quella sul classismo.
 
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Sta gente riempie le proprie giornate di queste seghe mentali che stanno diventando davvero faticose da sopportare, vedono fantasmi ovunque, dietrologie possibili anche nella più banale delle frasi, credo invero che sia una ciurma sterminata di pseudo-intellettuali che è annoiato a morte dalle proprie vite e ha bisogno di trovare un piedistallo sul quale ergersi a giudice morale...

Una trombatina in più ogni tanto farebbe bene a mio avviso..
 

danjr

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Difficile contraddire Condò che per stile e preparazione non ha rivali. Ora però cade nell’errore (non so se voluto) di capovolgere i fatti e di considerare la reazione di lukaku come diretta conseguenza delle frasi di Ibra, quando invece Lukaku era inviperito già dalla spallata di romagnoli
 
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Difficile contraddire Condò che per stile e preparazione non ha rivali. Ora però cade nell’errore (non so se voluto) di capovolgere i fatti e di considerare la reazione di lukaku come diretta conseguenza delle frasi di Ibra, quando invece Lukaku era inviperito già dalla spallata di romagnoli

Ovviamente non bisogna far passare Lukaku per una vittima e l’Inter è sembrata un po’ goffa nel difenderlo.
 
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Finalmente un ricostruzione intelligente.

E' una guerra di nervi e vorrei far notare che ibra non assale mai lukaku ma lo provoca a distanza.
E' il belga a perdere il controllo e cercare di avvicinare zlatan per avere il contatto fisico, è il belga che lo minaccia pesantemente .

Per completare la disamina vorrei aggiungere lo scambio di sfottò social tra i due nel lasso di due derby : l'inter vince contro di noi in rimonta e lukaku si proclama re di milano.
Zlatan purga l'inter nel derby successivo e scrive che milano non ha mai avuto un re, ma ha un dio.

I due si pungono da tempo ma era tutto limitato al campo e all'evento sportivo.

Quello che ha perso l'autocontrollo è lukaku, non ibra.


Ma ovviamente l'occasione era troppo ghiotta affinchè tutte le iene che tramavano nell'ombra contro il milan e contro ibra non la cogliessero al volo.

Quello che mi fa male, ma male veramente, è che perfino i milanisti che erano, e non lo hanno mai nascosto , contro ibra non si sono fatti sfuggire l'occasione per massacrare prima e scaricare zlatan dopo.
Comportamento che reputo disgustoso.

Non ce lo meritiamo ibra.

Io, oggi più che mai, sono con ibra. Se affonda ibra affondo pure io.
Non abbandono la nave del nostro leader tecnico e carismatico.

Potevamo uscirne più uniti di prima.
Mi auguro nel gruppo squadra ci siano più uomini che tra i tifosi e addetti ai lavori.
 
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Trash-talking mi va bene, ad alcuni non può piacere, ma molti atleti fanno del trash-talking un arte, anche grandissimi campioni dello sport. L'importante è non fare passare Lukaku come la vittima. Il primo ad essere in torto è proprio il belga che comincia a reagire per un normale fallo di gioco. Il classimo invece è una ppippa mentale di Condò, classismo de che, di miliardardi che giocano a pallone? andate a rivedere il significato di classismo
 
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La prima considerazione intelligente dopo giorni di fango. Ha detto le cose come stanno e secondo me non c'è altro da aggiungere, è stato impeccabile.
 
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