Cerruti:"Milan, può arrivare Sartori senza Champions".

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Alberto Cerruti su calciomercato.com:" Una bella partita, vinta con merito, non basta per qualificarsi ai quarti di Champions, né tanto meno per garantirsi il quarto posto finale in campionato. Ripensando, però, al valore del Tottenham e al difficile periodo del Milan il successo dei rossoneri, che avrebbero meritato di segnare almeno un altro gol, alla legittima soddisfazione aggiunge paradossalmente anche una spruzzata di rimpianto. A prescindere da ciò che accadrà nella gara di ritorno è infatti legittimo chiedersi dove potrebbe arrivare questo Milan se fosse stato adeguatamente rinforzato l’estate scorsa, o almeno ritoccato nel mercato di gennaio. Perché se sono bastati gli stessi uomini dello scudetto, con il piacevole inserimento in difesa dell’emergente Thiaw, per battere il Tottenham considerato da tutti superiore, dove potrebbe arrivare il Milan in questa Champions con un sostituto di Kessie e un altro attaccante in perfette condizioni e non reduce da un infortunio come Origi?

In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.
 
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In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.
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In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.
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In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.
Sartori dovrebbe affiancare Maldini a prescindere dalla CL.
 
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In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.
Qui sopra viene spesso menzionato quasi fosse un guru.
In realtà è un buon ds, ma oggi ha lavorato in piccole realtà.
È stato elogiato per il buon lavoro fatto al Chievo e all'Atalanta, ma gran parte dei giocatori scoperti a Bergamo, quando venivano accostati a noi o quando si facevano chiacchiere da bar venivano schifati (Gómez, Hatebour, Freuler, De roon). Altri poi si sono rilevati pacchi o giocatori normali come Mancini.
Certo ha scoperto anche buoni giocatori come Gosens, Kessie e Kulusevski, ma niente di trascendentale. La bontà del suo lavoro poi è stata valorizzata ancora di più da Gasperini.
Dubito che con un allenatore differente l'atalanta avrebbe raggiunto la qualificazione e quei picchi in Champions, quindi il grande colpo fatto all'Atalanta è stato scegliere proprio il Gasp.
Insomma, come ogni buon ds, ha fatto colpi buoni, altri mediocri e tutto questo in piccole realtà. Non credo proprio che al Milan sarebbe un valore aggiunto.
 
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Sartori dovrebbe affiancare Maldini a prescindere dalla CL.
Pensare ad uno scenario simile vuol dire non conoscere il garante,e mi sorprende sìa tu a scriverlo,non accetterebbe mai di vedersi affiancare qualcuno più esperto.Io direi ben venga Sartori e destinare Maldini ad inaugurare i Milan club in giro per l'Italia insieme a Massaro.
 

Zenos

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Pensare ad uno scenario simile vuol dire non conoscere il garante,e mi sorprende sìa tu a scriverlo,non accetterebbe mai di vedersi affiancare qualcuno più esperto.Io direi ben venga Sartori e destinare Maldini ad inaugurare i Milan club in giro per l'Italia insieme a Massaro.
Magari cade,sbatte la testa contro un comodino e mette da parte il proprio ego per una volta. La mia è sempre una speranza.
 

DaveD

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Eccolo l'articolo del giorno, qui ci siamo anche impegnati :LOL:

Facilissimo confrontare gli acquisti azzeccati degli altri con quelli non azzeccati del Milan...il piffero ringrazia :)

Ma Atalanta, Napoli, Bologna, Salernitana, Chelsea ecc... hanno fatto solo grandi affari?

No perchè ho il sospetto che se metto a confronto Theo Hernandez, Maignan, Bennacer, Tonali, Kalulu, Tomori, Giroud, Leao con qualcuno degli acquisti di Atalanta e Napoli degli ultimi anni ottengo l'articolo esattamente al contrario, con un Maldini geniale che ha portato il Milan in Champions dopo 10 anni, lo scudetto dopo 11 e gli ottavi dopo nonsoquando

Sartori è così bravo che ora è al Bologna

Dai su
 

Lineker10

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Alberto Cerruti su calciomercato.com:" Una bella partita, vinta con merito, non basta per qualificarsi ai quarti di Champions, né tanto meno per garantirsi il quarto posto finale in campionato. Ripensando, però, al valore del Tottenham e al difficile periodo del Milan il successo dei rossoneri, che avrebbero meritato di segnare almeno un altro gol, alla legittima soddisfazione aggiunge paradossalmente anche una spruzzata di rimpianto. A prescindere da ciò che accadrà nella gara di ritorno è infatti legittimo chiedersi dove potrebbe arrivare questo Milan se fosse stato adeguatamente rinforzato l’estate scorsa, o almeno ritoccato nel mercato di gennaio. Perché se sono bastati gli stessi uomini dello scudetto, con il piacevole inserimento in difesa dell’emergente Thiaw, per battere il Tottenham considerato da tutti superiore, dove potrebbe arrivare il Milan in questa Champions con un sostituto di Kessie e un altro attaccante in perfette condizioni e non reduce da un infortunio come Origi?

In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.
Eccoci che arriva il classico articolo a trollare :D

Massimo rispetto per Sartori che è uno dei piu bravi in Italia, pure se un po' datato e pure se è da un pezzo ormai che non acquista un nome di rilievo.

Da parte nostra, intanto, mi pare che con Thiaw i giudizi abbiamo già cambiato tono e di parecchio (giocatore costato 6 milioni bene ricordarlo, ovvero un quinto di quanto speso dall'Atalanta per Demiral, tanto per ribattere il ragionamento ridicolo di questo articolo).

La nostra è stata una campagna acquisti di giocatori giovanissimi, non finiro mai di dirlo.
Capisco chi si lamenta perché avrebbe voluto giocatori piu pronti, ci sta, ma avendo agito con una logica diversa vedremo a tempo debito quali saranno davvero da considerare "errori" della nostra dirigenza.
 

vicky3464

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Alcune cose che ha scritto pero' sono vere: tralascio De Ketelaere che ha incontrato problemi di ambientamento non prevedibili e che avrebbero potuto capitare anche ad altri, l'acquisto di Origi, e la mancanza di un sostituto di Kessie erano state abbondantemente segnalata da quasi tutti i tifosi in queste stesse pagine. Credo siano stati questi mancati acquisti il grosso errore, sperando che Thiaw si confermi in futuro. Poi ci sarebbe la questione Adli e Vranckx, oggetti sconosciuti: la domanda viene da se': perche' da noi impiegano cosi' tanto ad inserirsi? Anche per Tomori e Kalulu abbiamo dovuto attendere un bel po', prima di vederli regolarmente in campo. Facciamo un gioco cosi' complesso che prima di impararlo ci vuole un corso lunghissimo?
 
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