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Come riportao da TS in edicola, stasera in Milan Juve si affrontano la proprietà più giovane (39 giorni) e quella più vecchia della Serie A. Se la famiglia Agnelli per la Juventus e il calcio italiano rappresentano la tradizione che va avanti nel tempo a livello di proprietà il Milan, negli ultimi quattro anni, è stato il pezzo più pregiato degli investimenti americani in Serie A. Prima la ristrutturazione con Elliott, che ha portato conti in ordine e uno scudetto figlio del lavoro di programmazione e scouting che non ha mai potuto evadere da paletti economico-finanziari ben precisi e invalicabili. La cessione-record da 1.2 miliardi avvenuta a settembre, con il controllo del club passato nelle mani di RedBird Capital, è stata la naturale conseguenza di un percorso che porterà il Milan, secondo una stima, ad arrivare a 500 milioni di ricavi entro le prossime tre stagioni sportive. Il tutto è ovviamente legato a risultati sportivi soddisfacenti come vincere scudetti e andare più avanti possibile in Champions League, ma anche a quelle nuove e importanti partnership che la nuova proprietà capitanata da Gerry Cardinale dovrà portare in dote al Milan per renderlo competitivo sul mercato dei giocatori, laddove non entrino in scena le squadre inglesi o il Paris Saint-Germain. In un sistema calcio che rimane ancora troppo ancorato ai soldi dei diritti tv e che
non costruisce stadi di proprietà (più avanti parleremo anche di questo), il metodo-Milan ha rotto gli schemi ormai consolidati di un certo modo di gestire una società di club, dentro e fuori dal campo. Non c’è nessuna presunzione in quel di via Aldo Rossi nel rimarcare quanto ottenuto, solo la convinzione di aver intrapreso l’unica strada possibile per poter riemergere dalle ceneri, sia nel rettangolo verde sia guardando i numeri economici. Il passivo di bilancio al 30 giugno 2022 fa segnare un -66,5, che certifica un taglio di altri 30 milioni rispetto alla rilevazione del 2021. Da gennaio, poi, entrerà in vigore il nuovo contratto con Puma che porterà 30 milioni all’anno e si sta trattando il rinnovo con Emirates per il main sponsor, anche se non è da escludere che possano arrivare nuovi marchi interessati a essere apposti sulle maglie da gioco della prima squadra maschile. Che il Milan guardi al mercato americano è evidente, perché ha capito di poter intercettare lì nuovi partner commerciali come, ad esempio, Off White o l’accordo fatto con la Warner Bros. per il lancio del film “Black Adam” che avrà come protagonista Dwayne “The Rock” Johnson che ieri, su Twitter, ha fatto un saluto ai tifosi milanisti dentro il promo della sua ultima fatica cinematografica. C’è ancora tanta strada da fare, perché per potersi permettere anche stipendi più alti senza fare fatica, il Milan dovrà crescere ulteriormente nelle “revenue”, parola molto in voga nelle ultime settimane nei corridoi della sede e sull’asse Milano-New York. Se la Juventus da undici anni può contare sullo Stadium, che certamente ha aiutato il club a incrementare i ricavi, il Milan dal canto suo è ancora alle prese con tutta la burocrazia riguardante il progetto del nuovo San Siro, in comunità d’intenti con l’Inter. La stima fatta dagli ambienti rossoneri è che con un impianto di proprietà, anche se condiviso, ci potrebbero essere introiti fissi tra gli 80 e i 100 milioni annui extra botteghino. Cifre che, con l’attuale stadio, non sono minimamente raggiungibili e che il Milan vuole incamerare il prima possibile. Ecco perché i rossoneri, se alla fine del dibattito pubblico dovessero esserci delle nuove difficoltà, potrebbero accelerare sul dossier di Sesto San Giovanni. Con o senza l’Inter.
CorSport: Milan Juve in cifre tra monte ingaggi e bilanci. Non sempre vince chi spende. L’ulteriore conferma viene dal confronto tra Milan e Juve: i rossoneri, campioni d’Italia in carica, costano poco più della metà dei bianconeri. Il confronto tra il monte stipendi dei due club evidenzia che la rosa juventina costa 97,3 milioni per la stagione 2022-23 rispetto ad un ammontare di 55,9 milioni di quella milanista. L’ingaggio più alto del Milan è rappresentato dai 4 milioni netti corrisposti a Theo Hernandez, con Giroud, Origi, Dest, Tomori e Rebic a quota 3,5. Alla Juve, lo stipendio top è esattamente il doppio: gli 8 milioni di Pogba, seguito dai 7 milioni garantiti a Paredes, Rabiot e Vlahovic e i 6,5 di Bonucci e Szczesny. ROSSO. Entrambe le società, in ogni caso, stanno portando avanti una politica di contenimento dei costi, quanto mai necessaria per aff rontare l’impatto della pandemia sui conti. I bilanci dei due club sono ancora in rosso. Decisamente più pesante il risultato d’esercizio 2021-22 della Juve: -254,3 milioni, il peggiore della storia, con ricavi per 443,4 milioni (in calo rispetto ai 480,7 del 20-21) e costi operativi in crescita da 449,3 milioni a 483,4; un incremento che riguarda principalmente il personale tesserato (+27,7 milioni). Il Milan, invece, ha chiuso l’esercizio 21- 22 in perdita per 66,5 milioni, in miglioramento comunque rispetto ai -96,4 milioni dell’esercizio precedente. I ricavi sono cresciuti del 14%, a quota 297,7 milioni di euro: sono aumentati gli introiti da biglietti, da broadcasting, grazie alla Champions, e da sponsorizzazioni. In crescita anche i costi, soprattutto a causa di poste straordinarie, come i premi scudetto e Champions.
non costruisce stadi di proprietà (più avanti parleremo anche di questo), il metodo-Milan ha rotto gli schemi ormai consolidati di un certo modo di gestire una società di club, dentro e fuori dal campo. Non c’è nessuna presunzione in quel di via Aldo Rossi nel rimarcare quanto ottenuto, solo la convinzione di aver intrapreso l’unica strada possibile per poter riemergere dalle ceneri, sia nel rettangolo verde sia guardando i numeri economici. Il passivo di bilancio al 30 giugno 2022 fa segnare un -66,5, che certifica un taglio di altri 30 milioni rispetto alla rilevazione del 2021. Da gennaio, poi, entrerà in vigore il nuovo contratto con Puma che porterà 30 milioni all’anno e si sta trattando il rinnovo con Emirates per il main sponsor, anche se non è da escludere che possano arrivare nuovi marchi interessati a essere apposti sulle maglie da gioco della prima squadra maschile. Che il Milan guardi al mercato americano è evidente, perché ha capito di poter intercettare lì nuovi partner commerciali come, ad esempio, Off White o l’accordo fatto con la Warner Bros. per il lancio del film “Black Adam” che avrà come protagonista Dwayne “The Rock” Johnson che ieri, su Twitter, ha fatto un saluto ai tifosi milanisti dentro il promo della sua ultima fatica cinematografica. C’è ancora tanta strada da fare, perché per potersi permettere anche stipendi più alti senza fare fatica, il Milan dovrà crescere ulteriormente nelle “revenue”, parola molto in voga nelle ultime settimane nei corridoi della sede e sull’asse Milano-New York. Se la Juventus da undici anni può contare sullo Stadium, che certamente ha aiutato il club a incrementare i ricavi, il Milan dal canto suo è ancora alle prese con tutta la burocrazia riguardante il progetto del nuovo San Siro, in comunità d’intenti con l’Inter. La stima fatta dagli ambienti rossoneri è che con un impianto di proprietà, anche se condiviso, ci potrebbero essere introiti fissi tra gli 80 e i 100 milioni annui extra botteghino. Cifre che, con l’attuale stadio, non sono minimamente raggiungibili e che il Milan vuole incamerare il prima possibile. Ecco perché i rossoneri, se alla fine del dibattito pubblico dovessero esserci delle nuove difficoltà, potrebbero accelerare sul dossier di Sesto San Giovanni. Con o senza l’Inter.
CorSport: Milan Juve in cifre tra monte ingaggi e bilanci. Non sempre vince chi spende. L’ulteriore conferma viene dal confronto tra Milan e Juve: i rossoneri, campioni d’Italia in carica, costano poco più della metà dei bianconeri. Il confronto tra il monte stipendi dei due club evidenzia che la rosa juventina costa 97,3 milioni per la stagione 2022-23 rispetto ad un ammontare di 55,9 milioni di quella milanista. L’ingaggio più alto del Milan è rappresentato dai 4 milioni netti corrisposti a Theo Hernandez, con Giroud, Origi, Dest, Tomori e Rebic a quota 3,5. Alla Juve, lo stipendio top è esattamente il doppio: gli 8 milioni di Pogba, seguito dai 7 milioni garantiti a Paredes, Rabiot e Vlahovic e i 6,5 di Bonucci e Szczesny. ROSSO. Entrambe le società, in ogni caso, stanno portando avanti una politica di contenimento dei costi, quanto mai necessaria per aff rontare l’impatto della pandemia sui conti. I bilanci dei due club sono ancora in rosso. Decisamente più pesante il risultato d’esercizio 2021-22 della Juve: -254,3 milioni, il peggiore della storia, con ricavi per 443,4 milioni (in calo rispetto ai 480,7 del 20-21) e costi operativi in crescita da 449,3 milioni a 483,4; un incremento che riguarda principalmente il personale tesserato (+27,7 milioni). Il Milan, invece, ha chiuso l’esercizio 21- 22 in perdita per 66,5 milioni, in miglioramento comunque rispetto ai -96,4 milioni dell’esercizio precedente. I ricavi sono cresciuti del 14%, a quota 297,7 milioni di euro: sono aumentati gli introiti da biglietti, da broadcasting, grazie alla Champions, e da sponsorizzazioni. In crescita anche i costi, soprattutto a causa di poste straordinarie, come i premi scudetto e Champions.
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