Djerry
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Calhanoglu intervistato dalla GDS in edicola oggi, 27 luglio:"Io affronto il lavoro sempre per migliorare. Non mi accontento mai. Se c'è da lavorare duro sono in prima fila. C'è nuovo entusiasmo con un allenatore nuovo e un sistem nuovo. Gattuso diceva che sono timido e sensibile? La svolta me l'ha data la mia famiglia. Ora mi sento più maturo e ciò influisce anche sul lavoro. Ossessione per la Champions, come Piatek? A me piace la filosofia dei meno proclami e più fatti. Abbiamo poco meno di un mese per lavorare al meglio, poi non so cosa accadrà. Però una cosa la so bene: questo è un gruppo composto bene, forte, e c'è qualità. Io vorrei fare di più ma vorrei spiegare anche un paio di cose: Venendo in Italia il mio calcio è cambiato quasi completamente. Qui c'è molta più attenzione alla fase difensiva. Non è semplice rimodularsi ma mi sto abituando. E ora mi piace anche dare una mano in copertura. Non ho mai mollato. So di avere ancora margini di miglioramento. Io gioco per il gruppo e per la maglia. Questo può essere il mio anno. Sono un giocatore del Milan sono felice qui e non ho mai avuto dubbi di restare. L'ho detto al mio procuratore. Con GIampaolo la situazione, tatticamente, è diversa rispetto a prima. Giampaolo porta avanti bei concetti. Ha un gioco aggressivo e quando si perde palla va riconquistata subito. Col 4-3-1-2 ci sono più soluzione per arrivare al gol. Ci sono più giocatori vicini alla porta. Io trequartista? Giocherò dove vorrà Giampaolo. L'ipotesi mi affascina. MI sento un numero 10, ne abbiamo già parlato con l'allenatore. Ma può essere interessante anche giocare in regia davanti alla difesa".
Pensare che a me sembra invece, insieme a Castillejo, quello più completamente fuori dal progetto tecnico.
Come trequartista non voglio vederlo neanche in figurina, è troppo lento anche di pensiero oltre che nella rapidità tecnica per occupare quegli spazi che richiedono istantaneità.
Come mezzala per Giampaolo non ha assolutamente gamba per fare quel lavoro di scalata e rotazione verso l'esterno, rappresenterebbe un terribile buco nero in fase di non possesso e non ha poi quella personalità nei tempi di gioco per verticalizzare (cose per esempio insegnate in un anno a Praet dal mister).
Come regista sì, è l'unico processo vagamente tollerabile che comunque richiederebbe tempo ed ancora una volta non porterebbe all'interpretazione ideale di Giampaolo, che non a caso coi Bennacer ed i Torreira cerca dinamismo che qui proprio non c'è.
Per me più ancora di Suso è in una logica tecnica il primo a doversene andare.