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Bucci:"Isolamento come carcerati. No ad app e mascherine permanenti"
Enrico Bucci, biologo e docente a Philadelphia, sulla pandemia da coronavirus:"
"Alcuni colleghi sostengono che dovremo restare chiusi in casa? Se si guardasse solo all’aspetto sanitario, dovremmo stare rinchiusi in casette di cristallo con cibo e acqua. Ma il patimento che ci procureremmo con l’autoisolamento prolungato sarebbe eccessivo, come quello dei carcerati».
Per riaprire serve per forza l'R0? No, perché non ci hanno messo in grado di avere un campionamento statistico decente. Possiamo pensare a riaprire quando avremo almeno il 50% dei posti liberi in terapia intensiva. E poi bisogna migliorare la sorveglianza, fare screening alle categorie esposte, individuare i focolai con sistemi tracciamento».
"In alcune regione i tamponi arrivano dopo 10-15 giorni? Parliamo tanto della Corea, ma loro hanno 500 laboratori. Noi un centinaio. Serve un piano. Non lo devo fare io ma il governo, superando la frammentazione regionale. E poi serve una comunicazione istituzionale. Basta con questi dati inutili, servono numeri spiegati, che abbiano un senso, come le previsioni del tempo. E bisogna convincere la gente dell’utilità delle misure, non solo costringerli".
"Come riarpire? Solo se si mette in piedi la sorveglianza e si proibisce la circolazione tra le Regioni Il rischio non dipende dall’età, ma dall’esposizione al contagio. Se un manager di 85 anni lavora da casa ha un rischio di contagio, e quindi di contagiare, molto inferiore di un giovane iperattivo
"Riapertura per gli immuni? Se avessimo un test certificato nazionale. Quelli che ho visto non sono validati. C’è un’attesa messianica su questo, ma non possiamo usarlo come corno portafortuna. Se l’Iss si attivasse, l’avremmo in poche settimane. FAbbriche e uffici? Usando barriere in plexigas. E tracciando chi entra e i suoi spostamenti".
Con un'applicazione? Il cellulare è invasivo, è come un braccialetto elettronico. Siamo pronti a dare i nostri dati se fedifraghi? Si può anche solo autodichiarare».
"Riapertura dei parchi? Con il tracciamento sarebbero perfetti da riaprire».
"I trasporti? Immaginando un distanziamento vero, magari con i contapersone, che oltre un certo limite chiudono i tornelli».
"Il virus continuerà a circolare, non sparisce da solo. Si tratta di controllarlo. Più investiamo nella prevenzione, meno impatterà sul nostro stile di vita».
"Ci aspetta un anno con la mascherina? Usiamola solo se non possiamo rispettare le distanze. Se sei solo nel bosco è inutile. E poi c’è un riflesso sociale, spesso comunichiamo con il volto. E rifiutiamo il burka perché è uno strumento di costrizione. Non voglio immaginare una società con una mascherina permanente".
Enrico Bucci, biologo e docente a Philadelphia, sulla pandemia da coronavirus:"
"Alcuni colleghi sostengono che dovremo restare chiusi in casa? Se si guardasse solo all’aspetto sanitario, dovremmo stare rinchiusi in casette di cristallo con cibo e acqua. Ma il patimento che ci procureremmo con l’autoisolamento prolungato sarebbe eccessivo, come quello dei carcerati».
Per riaprire serve per forza l'R0? No, perché non ci hanno messo in grado di avere un campionamento statistico decente. Possiamo pensare a riaprire quando avremo almeno il 50% dei posti liberi in terapia intensiva. E poi bisogna migliorare la sorveglianza, fare screening alle categorie esposte, individuare i focolai con sistemi tracciamento».
"In alcune regione i tamponi arrivano dopo 10-15 giorni? Parliamo tanto della Corea, ma loro hanno 500 laboratori. Noi un centinaio. Serve un piano. Non lo devo fare io ma il governo, superando la frammentazione regionale. E poi serve una comunicazione istituzionale. Basta con questi dati inutili, servono numeri spiegati, che abbiano un senso, come le previsioni del tempo. E bisogna convincere la gente dell’utilità delle misure, non solo costringerli".
"Come riarpire? Solo se si mette in piedi la sorveglianza e si proibisce la circolazione tra le Regioni Il rischio non dipende dall’età, ma dall’esposizione al contagio. Se un manager di 85 anni lavora da casa ha un rischio di contagio, e quindi di contagiare, molto inferiore di un giovane iperattivo
"Riapertura per gli immuni? Se avessimo un test certificato nazionale. Quelli che ho visto non sono validati. C’è un’attesa messianica su questo, ma non possiamo usarlo come corno portafortuna. Se l’Iss si attivasse, l’avremmo in poche settimane. FAbbriche e uffici? Usando barriere in plexigas. E tracciando chi entra e i suoi spostamenti".
Con un'applicazione? Il cellulare è invasivo, è come un braccialetto elettronico. Siamo pronti a dare i nostri dati se fedifraghi? Si può anche solo autodichiarare».
"Riapertura dei parchi? Con il tracciamento sarebbero perfetti da riaprire».
"I trasporti? Immaginando un distanziamento vero, magari con i contapersone, che oltre un certo limite chiudono i tornelli».
"Il virus continuerà a circolare, non sparisce da solo. Si tratta di controllarlo. Più investiamo nella prevenzione, meno impatterà sul nostro stile di vita».
"Ci aspetta un anno con la mascherina? Usiamola solo se non possiamo rispettare le distanze. Se sei solo nel bosco è inutile. E poi c’è un riflesso sociale, spesso comunichiamo con il volto. E rifiutiamo il burka perché è uno strumento di costrizione. Non voglio immaginare una società con una mascherina permanente".