Bosman:"Superlega? Dovrebbero farmi una statua invece fatico a pagare le bollette"

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Jean-Marc Bosman, ex Calciatore, famosa anche per la "Sentenza Bosman" che ha rivoluzionato il calcio mercato negli ultimi 30 anni. Ha parlato alla Gazzetta Dello Sport riguardante il il fatto della Superlega. Ecco una parte dell'invervista.

"Superlega? Guardi, le parlo dalla mia modesta casa, dove vivo con mio figlio e a malapena riesco ad avere un introito mensile per pagare tutte le bollette. Penso che questa sentenza della Corte europea serva solo a ricordare a Fifa e Uefa che non sono al di sopra delle leggi e che non possono pretendere di avere il monopolio sul calcio e sui giocatori. Il calcio è in debito con me? Certo, perché liberalizzandone la circolazione, i giocatori comunitari hanno potuto muoversi ed esportare i loro talenti, facendo le fortune del grandi club e delle grandi competizioni. Ma a me non ne è venuto mai in tasca neanche un centesimo. Anzi, non sono neanche mai stato invitato da Fifa o Uefa a un qualche evento. Nessun grande club mi ha mai teso la mano, quando invece dovrebbero dedicarmi una statua. Oggi riesco a vivere grazie a una pensione di disabilità dovuta alle mie cervicali. A parte la Fifpro, il sindacato internazionale dei giocatori, solamente Rabiot un giocatore delle nuove generazioni mi ha davvero aiutato in questi anni»
 
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Jean-Marc Bosman, ex Calciatore, famosa anche per la "Sentenza Bosman" che ha rivoluzionato il calcio mercato negli ultimi 30 anni. Ha parlato alla Gazzetta Dello Sport riguardante il il fatto della Superlega. Ecco una parte dell'invervista.



"Superlega? Guardi, le parlo dalla mia modesta casa, dove vivo con mio figlio e a malapena riesco ad avere un introito mensile per pagare tutte le bollette. Penso che questa sentenza della Corte europea serva solo a ricordare a Fifa e Uefa che non sono al di sopra delle leggi e che non possono pretendere di avere il monopolio sul calcio e sui giocatori. Il calcio è in debito con me? Certo, perché liberalizzandone la circolazione, i giocatori comunitari hanno potuto muoversi ed esportare i loro talenti, facendo le fortune del grandi club e delle grandi competizioni. Ma a me non ne è venuto mai in tasca neanche un centesimo. Anzi, non sono neanche mai stato invitato da Fifa o Uefa a un qualche evento. Nessun grande club mi ha mai teso la mano, quando invece dovrebbero dedicarmi una statua. Oggi riesco a vivere grazie a una pensione di disabilità dovuta alle mie cervicali. A parte la Fifpro, il sindacato internazionale dei giocatori, solamente Rabiot un giocatore delle nuove generazioni mi ha davvero aiutato in questi anni»

E pensare che nel 95 disse: "Quello che spero con maggior forza, è che i calciatori di tutta Europa ricordino sempre quello che ho fatto per loro".

E ancora non sapeva che nemmeno i procuratori (che grazie a lui hanno mangiato tanto) non l'avrebbero considerato minimamente.
 
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