Fosse vero, è la conferma definitiva del passaggio alla difesa a tre, annunciata da Montella lo scorso anno, ed asseverata dalle caratteristiche peculiari dei nostri nuovi esterni difensivi, Conti e Rodriguez, di eccezionali capacità di attacco. Bonucci è attualmente il migliore centrale difensivo al mondo per quel tipo di modulo, giocatore in grado di reggere da solo un attacco avversario a due punte, e di impostare con regolarità il gioco di squadra nelle fasi iniziali di palleggio. Di veemente presenza agonistica e continuità di rendimento, con tratti di personalità di cattiveria quasi diabolica, duro e determinato, un contrasto tra i toni eccessivi ed efferati di alcune prestazioni con maglia juventina negli ultimi anni, e lo stoicismo patriottico esibito nelle splendide partite da lui giocate con la maglia azzurra agli ultimi Europei, in cui molti italiani si sono identificati. È un outsider rusticano e politicamente scorretto nell'universo mediatico juventino, l'uomo scomodo contro la retorica trionfalistica che accompagnava il Titanic bianconero allo scontro con l'iceberg di Cardiff, mentre le muse di regime magnificavano il falso idolo Dybala che il rude Leo riduceva a poltiglia denudandolo nella sua nullità da cagasotto. Non lo odieremmo mai, come non odiammo mai il Maradona che ci batteva ed irrideva, perché faceva il suo mestiere, e nel farlo dimostrava rispetto per l'avversario. Non lo ameremmo mai, come non potremmo mai amare una macchina costruita per uccidere. Lo osserviamo, e saperlo di poter eventualmente ossevarlo, un domani, mentre fa qualcosa per noi, ci offre una franca sensazione di sicurezza. Con lui, il Milan ascende ad una nuova dimensione, ed il gioco di Li comincia a farsi a poste pesanti. O è un baro, o meglio non giocarci contro.