Ha avuto il buon gusto in passato di segnalare, lei perfettamente digiuna di cose calcistiche, persone competenti in grado di realizzare i suoi progetti: Maldini, Albertini, Uva, dirigente esperto nel settore stadi, Fenucci, Sogliano... Ha avuto l'intuizione che lo stadio di proprietà viene logicamente PRIMA del collocamento in borsa del titolo per valorizzarlo al massimo, e non dopo, come si proporrebbe ora di fare.
Scalzato uno dei simboli del vecchio Milan, Braida, non è riuscita a completare l'opera con l'altro, l'eterno Galliani, perché, illusa sul ruolo effettivo del padre nelle decisioni sul club, non ha capito che dietro l'Adriano c'è Fininvest di Marina Berlusconi, vera signora del Milan e sua nemica in mille contese familiari, e che sarebbe stato ben difficile sollevarlo dagli incarichi senza il consenso dell'azionista, a quello legato da chissà quali vincoli societari e patrimoniali. La restaurazione che ne è seguita è stata peggiore del principio di rivoluzione da lei introdotto: Galliani da solo sul mercato, ovvero la pratica mercantile senza la competenza tecnica riconosciuta ad Ariedo. E la frittata, non uova strapazzate come quelle dell'ottimo Seedorf, è servita.