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Inquietante intervista di Repubblica al portavoce ufficiale del gruppo terroistico Al Shabaab, che ha sequestrato Silvia Romano:
"I soldi del riscatto pagati per Silvia Romano in parte serviranno ad acquistare armi, di cui abbiamo sempre più bisogno per portare avanti la Jihad, la nostra guerra santa. Il resto servirà a gestire il Paese: a pagare le scuole, a comprare il cibo e le medicine che distribuiamo al nostro popolo, a formare i poliziotti che mantengono l'ordine e fanno rispettare le leggi del Corano.
Silvia Romano ha scelto l'Islam perché ha capito il valore della nostra religione dopo aver letto il Corano. Ha aperto gli occhi e ha visto un mondo migliore.
Al rapimento hanno partecipato decine di persone, ma non è stato organizzato dai vertici del gruppo.
C'è una struttura in seno ad Al Shabaab che si occupa di trovare soldi per far funzionare l'organizzazione, la quale poi li ridistribuisce al popolo somalo. È questa struttura che gestisce le diverse fonti d'introiti.
Silvia Romano rappresentava per noi una preziosa merce di scambio. Non l'abbiamo maltrattata, non era prigioniera di guerra, rispettiamo le donne.
I prigionieri di guerra li passiamo per le armi, esattamente come fa l'esercito somalo quando cattura un soldato di Al Shabaab. Prima di giustiziare i prigionieri, le truppe di Mogadiscio li torturano per farli parlare, per estorcere tutte le informazioni possibili sulle nostre postazioni strategiche o sulla struttura di comando del nostro gruppo. Ma i nostri soldati sono addestrati anche a soffrire, perciò molti muoiono sotto tortura senza rivelare nulla. Noi invece non dobbiamo torturare nessuno, perché sappiamo tutto. A Mogadiscio abbiamo infiltrato i nostri uomini in ogni istituzione, ministero, partito politico e perfino nell'esercito somalo."
"I soldi del riscatto pagati per Silvia Romano in parte serviranno ad acquistare armi, di cui abbiamo sempre più bisogno per portare avanti la Jihad, la nostra guerra santa. Il resto servirà a gestire il Paese: a pagare le scuole, a comprare il cibo e le medicine che distribuiamo al nostro popolo, a formare i poliziotti che mantengono l'ordine e fanno rispettare le leggi del Corano.
Silvia Romano ha scelto l'Islam perché ha capito il valore della nostra religione dopo aver letto il Corano. Ha aperto gli occhi e ha visto un mondo migliore.
Al rapimento hanno partecipato decine di persone, ma non è stato organizzato dai vertici del gruppo.
C'è una struttura in seno ad Al Shabaab che si occupa di trovare soldi per far funzionare l'organizzazione, la quale poi li ridistribuisce al popolo somalo. È questa struttura che gestisce le diverse fonti d'introiti.
Silvia Romano rappresentava per noi una preziosa merce di scambio. Non l'abbiamo maltrattata, non era prigioniera di guerra, rispettiamo le donne.
I prigionieri di guerra li passiamo per le armi, esattamente come fa l'esercito somalo quando cattura un soldato di Al Shabaab. Prima di giustiziare i prigionieri, le truppe di Mogadiscio li torturano per farli parlare, per estorcere tutte le informazioni possibili sulle nostre postazioni strategiche o sulla struttura di comando del nostro gruppo. Ma i nostri soldati sono addestrati anche a soffrire, perciò molti muoiono sotto tortura senza rivelare nulla. Noi invece non dobbiamo torturare nessuno, perché sappiamo tutto. A Mogadiscio abbiamo infiltrato i nostri uomini in ogni istituzione, ministero, partito politico e perfino nell'esercito somalo."